Non chiudere gli occhi – A sostegno delle famiglie bisognose.

Carissimi, vi scrivo con il cuore in mano. In questi giorni di fatica per tutti, qualcuno fatica più degli altri. Tante famiglie e/o persone che improvvisamente si trovano senza prospettive per il futuro. Mancanza di soldi per il venir meno del lavoro, sofferenza per solitudine, isolamento… o possibilità di muoversi per la spesa … In molte situazioni, anche grazie alla generosità di molti di voi, soprattutto avvicinandoci a Pasqua, siamo riusciti insieme a venire incontro a tutti con almeno un pacco di viveri. Però stanno sempre più emergendo notizie di persone che non hanno coraggio di chiedere, pur vivendo in questa situazione.

E’ il momento, per chi può, di essere solidali e di aiutarci a vicenda, questo farà del bene a chi lo riceve ma anche, se non di più, a chi lo offre.

Se desiderate sostenere le famiglie in difficoltà …

 potete consegnare in parrocchia alimenti non deperibili o libere offerte dalle
ore 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00 da lunedì a venerdì;

 potete fare un bonifico bancario in favore della Caritas parrocchiale:
a) conto corrente bancario intestato a Parrocchia Ss. Pietro e Paolo Apostoli
IBAN IT92A0306909606100000115570
causale: Caritas parrocchiale, aiuto persone in difficoltà
b) conto corrente bancario intestato a Parrocchia Sacro Cuore di Maria
IBAN IT85E0311101007000000012589
causale: Caritas parrocchiale, aiuto persone in difficoltà

 potete dare la vostra disponibilità per consegna a domicilio della spesa,
comunicandolo in parrocchia (011 6505176) oppure via whatsapp o via e-mail a
don Claudio cell.3384908977, claudio.durando@31gennaio.net

Ma soprattutto mi sembra importante da parte di tutti non chiudere gli occhi, non lasciare nessuno solo, sapersi fare vicino e, se possiamo fare noi personalmente qualcosa, farlo. La generosità verso gli altri è sempre ricompensata dal Signore. Almeno 100 volte di più è la sua promessa (Mt 19, 27-29).
Grazie per quanto insieme potremo realizzare per rendere più bella la nostra vita insieme, anche in questo periodo.

 

don Claudio

Notizie dalle Parrocchie: “Quarantena: occasione per la famiglia?!”

 

In questo periodo di isolamento forzato, più volte abbiamo sentito la mancanza delle relazioni con gli altri ma, al tempo stesso, abbiamo dovuto ammettere che la vita prima della pandemia, giorno dopo giorno, ci stava togliendo
l’essenziale, il valore delle vere relazioni, l’amore autentico, l’aria stessa, visto che non avevamo tempo neanche per respirare. Oggi tutti a casa, o quasi, a pensare e ripensare a tutto quello che stavamo perdendo e buttando al
vento. Ma essere tutti a casa per una famiglia mette a nudo la vera capacità che ogni componente ha
di relazionarsi con gli altri, e spesso ne vengono fuori delle belle!!! “Chi ha preso i miei giochi?”, “Domattina voglio il PC alle 9.00”,“Io ho video lezione alle 11.00”,“Chi ha finito la Nutella?”, “Perché non c’è acqua calda in doccia?”, “Mamma e papà stanno sclerando, sparite tutti!”.

Così ci accorgiamo che l’attenzione all’altro, ad iniziare dalle persone più vicine, non sempre è così scontato. Ci accorgiamo come spesso abbiamo bisogno di risanare anche le nostre relazioni, e questo ad iniziare dai piccoli gesti.
Allora questo tempo “bonus” che la pandemia ha regalato allo stare in famiglia può stravolgere le nostre vite, cambiando il rapporto che abbiamo con i nostri cari, e questo ci rovinerà o ci renderà più forti, sia come individui che come famiglie. Sta a noi decidere la strada da prendere.
Ecco perché questo periodo può diventare una grande opportunità. Liberati improvvisamente da programmi troppo fitti di impegni, ci si può ritrovare a parlare e a giocare insieme, approfittando al massimo del tempo a disposizione.
Essere costretti a stare più insieme può essere davvero bello. Il tempo in famiglia non dev’essere necessariamente stressante, e sicuramente non dovrebbe distruggerci. È tutta una questione di atteggiamento; e allora godiamo
di quello che abbiamo a disposizione, finché i bambini non vanno a scuola, finché non riprende il tran tran quotidiano. Senza la fretta di dover arrivare qua e là al mattino, iniziamo la giornata con una buona colazione
insieme, chiacchierando mentre mangiamo. Aiutiamoci nelle occupazioni domestiche, cuciniamo insieme, giochiamo
insieme. E prendiamoci del tempo per pregare in famiglia, così anche la famiglia torna ad essere ciò per cui il buon Dio l’ha creata, e riacquista la sua vera vocazione di essere “Chiesa in miniatura” come l’aveva definita
Giovanni Paolo II nella sua enciclica Familiaris Consortio. Essere cioè Chiesa domestica, origine e base della comunità cristiana, quindi della Chiesa. Ma non solo, anche origine e base di ogni comunità umana, come
sancisce la nostra Costituzione all’art. 29 quando afferma che la famiglia, definita dal Costituente «società naturale fondata sul matrimonio», è la prima e più importante cellula della società che rappresenta il luogo dove l’essere
umano si forma e sviluppa i suoi diritti inviolabili. In famiglia tutti i membri sono corresponsabili gli uni degli altri, vivono in intima comunione fraterna e, come cristiani, si nutrono della Parola e della preghiera e cercano di imitare
la Santa Famiglia di Nazareth seguendone i passi. Riscopriremo che amare così è tutt’altro che normale, per farlo “bisogna essere Santi”. E’ la santità del quotidiano. Allora impegniamoci a essere rivoluzionari di questo amore
piatto ed egoista che spesso caratterizza le nostre vite, e cogliamo questo momento di sofferenza per imparare ad amare meglio tutte le cose, ad iniziare dalla nostra famiglia.

 

 

 

don Claudio

 

 

Vivere la settimana Santa con …un pensiero al giorno: DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA DI PASQUA

I vangeli di Pasqua ci raccontano di donne che corrono al sepolcro. Donne che avevano conosciuto il Signore, lo avevano accompagnato lungo le strade della Galilea, si erano entusiasmati davanti alle sue parole, ai suoi miracoli, che avevano fatto esperienza del suo amore, un amore che li aveva accolti, perdonati e coinvolti. Ma anche di persone ancora incerte, dubbiose, con le loro fatiche, sofferenze, i loro tradimenti e rinnegamenti. Persone piene di domande, soprattutto quella domanda: “perché quella morte in croce?”. Gesù resterà un bel ricordo?

Tutto è chiuso in quella tomba, chiusa da quella grossa pietra! Tutto era diventato ricordo! E allora il loro andare al sepolcro era per visitare un morto, per mantenere vivo il ricordo, ma i loro dubbi, incertezze, sofferenze, rimanevano, anzi erano accresciuti: “noi speravamo”, diranno i due discepoli di Emmaus, “che fosse il Signore la nostra salvezza, ma tutto è crollato su quella croce, racchiuso in quella tomba”.

Ma a quella tomba, a quell’appuntamento avviene l’incredibile, il non-atteso: la pietra è stata tolta dal sepolcro, la tomba è vuota. È il primo miracolo a cui assistiamo, ancor prima di ricevere l’annuncio della resurrezione: la pasqua rotola via le pietre pesanti che pesano sulla nostra vita e su quella degli altri, le pietre più dure contro cui vanno a schiantarsi speranze e aspettative: la pietra della sfiducia, che ci rende dei “rassegnati”, con l’idea che al peggio non c’è mai fine, diventando dei perenni pessimisti; la pietra del peccato, dell’egoismo, che fa vedere solo noi stessi e ci impedisce di vedere il volto degli altri e la luce di Dio; le pietre dei pregiudizi, delle condanne, delle mormorazioni, di rancori e inimicizie mai risolte; le pietre della paura, della mondanità; anche le pietre che in questo periodo il coronavirus ha creato in noi e attorno a noi. Il risorto ha rotolato via anche la pietra della morte, che lo teneva imprigionato nella terra.

La prima grande notizia di Pasqua: nessun macigno, nessuna pietra è inamovibile, perché secondo una felice immagine di Tonino Bello la Pasqua è la “festa delle pietre rotolate”.

Ma non è sufficiente saperlo! Occorre andare a quel sepolcro, bisogna cercare Gesù, occorre ripartire da Lui. E’ l’esperienza di Pietro e soprattutto dell’altro discepolo, di cui racconta Giovanni nel suo Vangelo: “Entrò, vide e credette!” Gesù è risorto, è veramente risorto! (non c’è il nome quasi a dire che potremmo essere ciascuno di noi, anzi è un invito ad essere noi quell’altro discepolo!)

Entriamo anche noi allora in quel sepolcro, facciamo anche noi esperienza del Risorto, allora tutto cambia.

Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte. Significa che il suo amore può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. Significa che l’odio, l’egoismo non hanno l’ultima parola.

Se Gesù è risorto significa che c’è speranza per te, per me, per noi, per il mondo, non siamo più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Ha vinto la vita!

Il Signore è risorto. Egli vive in mezzo a noi, quando guardiamo a Lui, quando ascoltiamo le sue parole, quando preghiamo. E’ vicino a chi soffre, è accanto alle ferite di chi ha bisogno.

Facciamo esperienza del risorto: del suo amore, lasciamoci coinvolgere dalle sue parole, dai suoi inviti, lasciamoci avvolgere dalla sua misericordia, dal suo perdono. Fermiamoci in silenzio, in ascolto, in preghiera con Lui.

E da quel sepolcro, da quest’incontro anche noi riprendiamo il cammino per divenire come i discepoli profeti della resurrezione, che rivelano al mondo l’amore di Dio che non si rassegna alla morte e al male.

Il mondo, il nostro vivere insieme, soprattutto in quest’ora, oggi, ha bisogno di noi, ha bisogno di donne e uomini della resurrezione, ha bisogno della nostra voce di speranza. Portiamo questa notizia con la nostra vita, con i nostri atteggiamenti, con i nostri gesti di servizio, di accoglienza, con il nostro sorriso.

Così renderemo più bella, più luminosa non solo la nostra vita, ma anche quella di chi incontreremo. Renderemo più bello il nostro vivere insieme.

Cristo è risorto dai morti! Veramente è risorto! Amen

https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200412

Don Claudio

Vivere la settimana Santa con …un pensiero al giorno: SABATO SANTO

SABATO SANTO

Sabato Santo, oggi predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Domenica di Pasqua con l’annuncio della Risurrezione. Vogliamo in questa giornata ancora contemplare il crocifisso, ma vogliamo contemplarlo insieme a Maria.

La madre era lì, vicino alla croce, come madre e discepola, per seguire in tutto la sorte del Figlio.

Davanti alla Croce risentire ancora una volta la parola di Gesù rivolta a Giovanni, il discepolo amato, e con lui sentirla rivolta a ciascuno di noi: “Ecco tua Madre”.

La parola di Gesù estende la maternità di Maria ad ogni uomo. Maria diviene madre dei discepoli, dei fratelli di suo figlio. E’ l’estremo testamento di Gesù. L’ultima consegna. La sicurezza di una presenza materna nella vita nostra e di tutti. E Maria è fedele alla parola: “Ecco tuo Figlio!”.

Risentiamo allora quelle parole: Ecco tua madre! Guarda tua madre. Guarda a lei, al suo modo di amare, a come crede e a come prega, a come sa piangere e gioire. Guarda e da Lei impara l’arte del vivere.
È il testamento di Gesù: guarda a lei. Lì trovi l’alfabeto della vita!

Guardiamo allora a Maria, impariamo da Lei.
Guardare a Maria è andare a scuola di cristianesimo, è imparare la lingua dell’umano contro il disumano; significa crescere a più piena libertà, a più amore, a più consapevolezza che lo Spirito eternamente compie in noi la stessa opera che ha compiuto in Maria: far nascere in noi Cristo e in lui l’uomo nuovo.
Ci aiuti Maria con la sua fede, la sua umanità e il suo amore ad abitare la terra come ha fatto lei benedicendo le creature e facendo grande Dio.
Ci aiuti a stare come lei accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, per portarvi conforto e condivisione.
Con Maria diventiamo capaci di correre incontro all’altro, mano aperta al dono della pace.
Ci insegni Maria ad accogliere, lettera per lettera, la più bella Parola di Dio, che è la vita di ciascuno. La più bella Parola di Dio sei tu, pronunciata una volta e che non ripeterà mai più.

 

https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200411

 

Don Claudio

Auguri di buona Pasqua dalla Comunità di San Salvario

Buona Pasqua dalla comunità salesiana di San Salvario

E' Pasqua. La vita rinasce! Buona Pasqua da tutta la comunità di San Salvario!

Publiée par Santi Pietro e Paolo – Torino sur Vendredi 10 avril 2020

Non ci siamo dimenticati di voi. Anzi!
Soprattutto in questi giorni di isolamento forzato!
In questi giorni in cui è importante “restare a casa”:
In questi giorni in cui più lontano stiamo, meglio stiamo.
Proprio in questi giorni noi pensiamo a voi.
Proprio in questi giorni noi pensiamo per voi!
Proprio in questi giorni progettiamo per voi!
Ma soprattutto vi sentiamo vicini, vicini, vicini.
Perchè?
Perchè è Pasqua!
E Pasqua è la festa della vita che non muore.
Pasqua è la vita che risorge.
Pasqua è sapere che l’ultima parola non ce l’ha nemmeno il coronavirus.
Allora auguri di Buona Pasqua.
Buona Pasqua a voi famiglie, la luce del Risorto doni serenità e fiducia per il futuro.
Buona Pasqua a voi giovani, la vita che vince la morte grazie a Gesù, vi faccia sognare cose grandi per il vostro futuro.
Buona Pasqua a voi ragazzi, la vostra gioia e voglia di vivere sia contagiosa per tutti noi.
Buona Pasqua anche a chi sta soffrendo per malattia, solitudine, per la perdita di una persona cara. Perchè l’ultima parola non è della morte, della tristezza ma è della vita, è della gioia.
Buona Pasqua a tutti voi,
o meglio a tutti noi!
Il Risorto aiuti anche il nostro stare insieme a San Salvario, a risorgere a vita nuova,
più forti, più gioiosi, più entusiasti.
E’ Pasqua. La vita rinasce!
Buona Pasqua.

Vivere la settimana Santa con …un pensiero al giorno: VENERDI’ SANTO

VENERDI’ SANTO

Oggi Venerdì Santo vi invito a ritagliarvi un momento di silenzio da soli o come famiglia e di mettervi davanti alla Croce. Sarà il vostro momento di incontro con Dio. Lasciate che sia a parlare quella Croce, che sia lei ad abbracciarvi con il suo amore, per scoprire come nella  Croce rinasce la speranza.

In silenzio. Solo il silenzio può aiutarci a ospitare quella parola che dice la morte di Gesù alla nostra vita. Il silenzio di chi ascolta, di chi accoglie, di chi si lascia raggiungere da un mistero di amore così grande. Il silenzio di chi contempla il suo Signore crocifisso capace di spalancare il cuore di ciascuno a gustare la tenerezza e l’infinito amore di Dio Padre per ciascuno di noi e per tutta l’umanità, un amore “fino alla fine”. A questo proposito scriveva un grande teologo Karl Rhaner che “per sapere chi è Dio devo inginocchiarmi ai piedi della croce”.

Sarà di conforto e di luce nel guardare la croce invocare l’immensità del suo amore perché nelle prove di questi giorni possa essere la nostra forza e la nostra speranza.

Guardare alla croce per imparare ad amare come ha amato Gesù, soprattutto gli ultimi, gli anziani, le persone fragili, i deboli, i poveri, i malati. È, infatti, nel saper guardare la croce che il cristiano diventa adulto nella fede e pieno di umanità nella carità, nella solidarietà, nella condivisione e nell’accoglienza.

Impariamo dal silenzio della Croce, in un tempo segnato dal troppo parlare a proposito o a sproposito, a tacere, a non pretendere di avere sempre l’ultima parola, a non giudicare, a non puntare il dito nei confronti di chi sbaglia, a saper perdonare.  E’ l’esempio del Signore che più si inoltra nella passione, più non condanna, più perdona, più tace ed entra nel silenzio più profondo.

Un silenzio che è espressione del mistero d’amore di Dio; un silenzio che ascolta il grido di dolore di una umanità immersa nella disperazione e nell’angoscia; un silenzio che permette di ascoltare i palpiti del cuore di Dio che soffre con noi e per noi in questo difficile tempo di coronavirus; un silenzio che richiama con forza ogni uomo, che sta portando con Cristo in questi giorni il peso della croce e della sofferenza, alla speranza della vita nuova e alla risurrezione.

Ecco perchè è anche un silenzio colmo di attesa, che dice speranza, perché Cristo non muore per sempre e la morte non ha l’ultima parola. E’ che l’attesa troverà la risposta definitiva nella luce del Risorto, infatti la croce svela già l’annuncio di una vita nuova, trasfigurata, piena. E’ la promessa fatta al buon ladrone: «Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso».

Guardando alla Croce avvertiremo nel silenzio della nostra casa e nel silenzio del nostro cuore che l’Amore ha vinto sul male, che la speranza non delude, che Dio non ci lascia soli, che non deve essere una Pasqua triste perché Gesù è risorto e la luce ha vinto sulle tenebre e che siamo certi che ritornerà la bellezza del tempo della gioia.

https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200410

Don Claudio

Vivere la settimana Santa con …un pensiero al giorno: GIOVEDI’ SANTO

GIOVEDI’ SANTO

Ci fermiamo su questa scena del Vangelo, in cui una donna, Maria, cosparge di olio prezioso e profumato i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli. Questa donna con questo gesto fa qualcosa per Gesù. Ed è qualcosa di nuovo, di bello. Se voi notate, sempre nel Vangelo c’è Gesù che fa qualcosa per qualcuno. Qui Gesù non fa niente: è questa donna che fa qualcosa per Gesù. Qui sta il mistero di questo brano. Questa donna rappresenta ciò che avverrà alla fine del Vangelo: la reciprocità d’amore con il Signore. E’ il senso del Vangelo: Dio è amore e l’amore è presente dove? Dove è riamato, altrimenti è ucciso. Quindi questa donna rappresenta il frutto maturo del Vangelo, il Vangelo ci vuol portare a diventare come questa donna, che è la sposa che ama lo sposo con lo stesso amore.
Gesto che Gesù riconosce e apprezza, “Lasciala fare”, ma diventa anche invito, “ I poveri li avete sempre con voi”, come a dirci che quell’amore che dobbiamo al Signore deve passare attraverso l’amore verso i fratelli, in primo luogo i più poveri, i più bisognosi. Ma se ci pensiamo bene siamo tutti bisognosi, bisognosi di amore. Perché allora non provare a tradurre queste parole in atteggiamento cOggi ci viene affidato il mistero più grande della nostra fede. Per amore Dio è annientato fino ad
assumere le umili specie del pane e del vino, per rimanere con noi per sempre come nostro “viatico”, compagno di strada nella vita. Celebriamo il dono d’amore di Dio per noi. Ma oggi ci viene anche ricordato che non si tratta solo di ricevere quel pane, il suo corpo offerto per noi, quel vino, il suo sangue versato per noi, ma si tratta di diventare noi “pane spezzato” e “vino versato” per gli altri, cioè non si soltanto di lasciarci amare dal Signore ma anche di imitarlo nell’amore ai fratelli.

Come?
“Vi ho dato un esempio”, “lavò loro i piedi”, “perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Si tratta anche per noi di “alzarci da tavola” per andare incontro al fratello, di fare il primo passo, di prendere l’iniziativa. Si tratta anche per noi di “deporre le vesti” del nostro io, del nostro egoismo, dei nostri interessi, e “prendere un asciugamano e cingerlo attorno alla vita”, cioè indossare un nuovo vestito, il vestito del servizio, del dono, dell’amore, quello indossato dal
Signore. Ricordiamocelo il pretendere di essere serviti è la negazione dell’amore. Si tratta anche per noi di “versare dell’acqua”, l’acqua della pazienza, della disponibilità, del tempo per l’altro, della disponibilità, dell’accoglienza, l’acqua del perdono, per “lavare i piedi ai fratelli”. Con questo mandato il Signore dice a tutti i credenti di renderlo presente nel servizio fatto per amore ad iniziare dalla nostra famiglia, nei gesti di amore verso i poveri, i piccoli, gli ammalati, gli anziani, gli emarginati e gli handicappati.
Per questo ogni gesto di servizio fatto con amore diventa Eucarestia, l’Eucarestia che non finisce mai.
Oggi non potremmo celebrare insieme l’Eucarestia in Chiesa, e questo ci mancherà, ma oggi siamo comunque invitati a celebrare in casa la nostra Eucarestia, la nostra offerta d’amore.
Allora buon Giovedì Santo a tutti.
https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200409

Don Claudio

Vivere la settimana Santa con …un pensiero al giorno

LUNEDI’ SANTO

Ci fermiamo su questa scena del Vangelo, in cui una donna, Maria, cosparge di olio prezioso e
profumato i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli. Questa donna con questo gesto fa qualcosa per Gesù. Ed è qualcosa di nuovo, di bello. Se voi notate, sempre nel Vangelo c’è Gesù che fa qualcosa per qualcuno. Qui Gesù non fa niente: è questa donna che fa qualcosa per Gesù. Qui sta il mistero di questo brano. Questa donna rappresenta ciò che avverrà alla fine del Vangelo: la reciprocità d’amore con il Signore. E’ il senso del Vangelo: Dio è amore e l’amore è presente dove? Dove è riamato, altrimenti è ucciso. Quindi questa donna rappresenta il frutto maturo del Vangelo, il Vangelo ci vuol portare a diventare come questa donna, che è la sposa che ama lo sposo con lo stesso amore.
Gesto che Gesù riconosce e apprezza, “Lasciala fare”, ma diventa anche invito, “ I poveri li avete sempre con voi”, come a dirci che quell’amore che dobbiamo al Signore deve passare attraverso l’amore verso i fratelli, in primo luogo i più poveri, i più bisognosi. Ma se ci pensiamo bene siamo tutti bisognosi, bisognosi di amore. Perché allora non provare a tradurre queste parole in atteggiamento concreto. In questi giorni “costretti” a casa proviamo a versare del profumo sui piedi del Signore, versando attenzioni, servizio, disponibilità, aiuto vicendevole, pazienza… in casa, verso i nostri familiari.
Anche tutta la nostre casa si riempirà dell’aroma di quel profumo.

https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200406

 

MARTEDI’ SANTO

E’ un momento di festa. Gesù festeggia la Pasqua con i suoi amici. I suoi discepoli, con coloro che avevano condiviso con Lui gli ultimi tre anni della loro vita. Avevano lasciato la loro casa, la famiglia, gli amici, il lavoro, spinti dall’amore che è nato nel loro cuore per Gesù. Avevano
compreso che in Lui c’era la loro salvezza, con Lui potevano dare un senso alla loro vita.
Ma succede qualcosa di strano. Avviene un tradimento, è annunciato un rinnegamento!
Ma cosa succede ai discepoli? Perché Giuda lo tradisce e Pietro lo rinnega? Perché, se amavano così tanto quest’uomo, da abbandonare tutto per condividere con Lui la vita, lo hanno tradito e rinnegato? Ma pensandoci bene non succede così anche a tutti noi? Anche noi mettiamo in atto il tradimento! Vogliamo bene a delle persone, però succede che le giudichiamo, le critichiamo, ne parliamo male. Quando noi parliamo male di qualcuno a qualcun altro, in quel momento noi mettiamo in atto il tradimento, come ha fatto Giuda.
Sappiamo che la cattiva parola, uccide quasi più della spada! La cattiva parola toglie la dignità alla persona che subisce il giudizio, ne scredita l’integrità fino ad arrivare a rinnegarla. Accade che si rinnega un affetto e il sentimento che si prova, per interessi personali o per paura.
Eppure, quando leggiamo questo passaggio del Vangelo, ci meravigliamo e pensiamo: ma come ha fatto Giuda a tradire Gesù e, come ha fatto Pietro a rinnegarlo? Fossi stato io al loro posto, non l’avrei fatto! Ma succede così ogni giorno: quando non riconosciamo Gesù in ogni fratello o sorella e ci comportiamo male con loro, quante volte Lo rinneghiamo e mettiamo in atto il tradimento!
Alcuni per raggiungere degli obiettivi, come Giuda, sono pronti a tradire l’amicizia e l’amore, altri per paura, come Pietro, arrivano al punto di rinnegare gli affetti.
Ma Pietro ci insegna che il Signore è sempre pronto a perdonarci, anche dei nostri tradimenti, se noi ci affidiamo a Lui.  In questa settimana Santa, il Vangelo ci invita a guardarci in profondità, ci invita al pentimento e ci
ricorda che noi siamo perdonati da Gesù già dal principio, perché Dio è un Dio misericordioso.
Allora, non dobbiamo rattristarci se vediamo in noi qualcosa che non va, al contrario dovrebbe essere occasione di gioia l’essere riusciti a riconoscere il nostro errore e avere l’opportunità di allontanarlo dal nostro cuore.

https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200407

 

MERCOLEDI’ SANTO
Ancora Giuda protagonista. Ci ha accompagnato in questi giorni. Sembra l’unico colpevole di tutto quello che celebriamo in questi giorni. E’ lui che tradisce! E’ lui che vende Gesù! Ma è realmente l’unico colpevole? A leggere il Vangelo qualche dubbio dovrebbe sorgere. Davanti alla sua domanda «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà», tutti si sentono chiamati in causa.
Ciascuno cominciò a domandargli: «Sono forse io, Signore?». A quella tavola nessuno si sente esente dalla possibilità di essere il traditore. Anche se è Giuda che ha compiuto il passo recandosi dai capi dei sacerdoti, l’annuncio di Gesù lascia tutti con il dubbio di essere i responsabili di un tradimento.
A parte l’orgoglio umano che spesso ci spinge a metterci sempre al primo posto, anche nei confronti di Dio, l’atteggiamento dei discepoli è facilmente condivisibile. Chi può dire, nella propria
vita, di non aver mai tradito Gesù, di non averlo messo da parte, venduto, allontanato per qualcosa di futile, di poco valore. E chi, di fronte al tradimento cerca poi di arrampicarsi sugli specchi trovando valide scuse e cercando giustificazioni per non sentirne il peso? Allora chiediamoci «Signore sono forse io? ». Io che non so perdonare ai miei fratelli? lo che non spezzo il pane della misericordia, dell’amicizia, della solidarietà? Sono io Signore? lo che non mi fermo ad ascoltare, a confortare, ad abbracciare? Sono forse io Signore? lo che non so pregare per i miei fratelli, io che davanti ad una sofferenza preferisco guardare da un’altra parte? Dimmi, Signore, sono forse io? Sono io che chiudo a chiave la porta del cuore standomene al sicuro e tutti gli altri fuori? lo che tradisco il mio amico con le mie parole che feriscono, pur di prevalere? lo che chiudo porte invece di accogliere? lo che tradisco l’amore? Signore, dimmi, sono forse io? «E Gesù gli rispose: “Tu l’hai detto”». Ma nonostante tutto, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, la fuga di tutti i discepoli Gesù è ora li con loro a mangiare la Pasqua. Si offre a loro per offrirsi ad ogni uomo, in ogni condizione e situazione si trovi. È li con loro per amarli fino alla fine insegnando loro come amare, come servire il prossimo. Che grande amore quello di Dio, sempre presente, fedele, in attesa di un
nostro gesto, di una risposta d’amore.
https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200408

 

Don Claudio

Notizie dalle Parrocchie: la “strana” Settimana Santa

 

Cari parrocchiani, mai avrei immaginato di dovervi incontrare a distanza, in questa Pasqua di fatica e dolore, chiusi in casa senza la possibilità di uscire.
Non avrei mai pensato che restare “confinati” potesse essere un atto d’amore, per salvare vite umane. Mai avrei creduto che la lontananza sarebbe stata la condizione per sentirsi vicini.
La situazione è tale che non solo la Pasqua, ormai prossima, ma tutta la nostra organizzazione di vita, anche come credenti, è stata stravolta.
Situazione strana, come strana sarà la prossima Settimana Santa. Potremmo anche chiamarla la “strana Settimana Santa del 2020”. Strana perché per la prima volta non parteciperemo ai Sacri Riti della Domenica della Palme, della lavanda dei piedi, della Via Crucis e della Santa Pasqua.
Anche la festa quest’anno sarà celebrata in forma scarna, essenziale, quasi povera. Però questa situazione può essere
l’occasione di vivere con più convinzione la nostra relazione con Gesù nel suo amore per noi fino alla fine. Possiamo
riascoltare più nitido quel grido di vittoria sulla morte, che ci è stato consegnato nel Battesimo, come la verità più nuova e feconda della storia: tratti fuori dalla morte e immersi nella sua vita! Ci mancheranno tanti segni (ulivo benedetto, lavanda dei piedi, processioni, visita al Sepolcro, il fuoco acceso sul sagrato…); sarà difficile potersi confessare e fare la comunione.

Rimane però l’essenziale. Resta la celebrazione dell’Ultima Cena, memoriale di quel pane dato e sangue versato per noi! Resta l’Adorazione della Croce, misura di un amore infinito! Resta l’accensione del Cero nella notte di Pasqua, segno di vittoria su ogni tenebra! Resta tutto l’essenziale! Per voi e per tutti! Ve lo assicuro!
Il non vedere nessuno in chiesa durante queste celebrazioni sarà anche per me sensazione strana, ma spingerà il mio cuore ad essere lì ancor più a nome vostro, a celebrare davvero ancor più uniti a voi, per voi!
E per tutti un invito: prendiamo tempo per noi. Apriamo il cuore a quello che sta avvenendo, non facendoci prendere dall’angoscia per i problemi, gravi, reali e crescenti (salute, economia, lavoro, ordine pubblico…), ma guardiamoli uno ad uno mentre li deponiamo, con la fede che abbiamo, nelle mani ferite di Gesù o accanto al costato del Crocifisso-Risorto!
Papa Francesco, all’inizio della Quaresima, prima che cominciasse da noi il dramma della pandemia, ci invitava a guardare le braccia aperte del Cristo sulla croce, non solo perché lì ci ritroviamo i nostri pesi, ma anche perché dentro a quelle piaghe c’è il suo amore appassionato per ognuno di noi, fino a dar la vita. Scriveva il Papa: Lasciatevi salvare nuovamente da Cristo!
Lasciamoci abbracciare, Lui può anche ora, senza rischi!
Concludo con questo ultimo pensiero: da tante settimane si vede appeso ai terrazzi lo slogan “Tutto andrà bene”. È vero perché con Gesù Risorto più nessuno di noi è abbandonato al proprio destino ma accompagnato ad una vita senza fine.
Allora faccio mie le parole di don Franco Del Piano, morto a 42 anni di leucemia, che a pochi giorni dalla sua morte scriveva ai suoi ragazzi:
Se, nonostante tutto siamo ottimisti è perché Cristo è risorto! Se spero in un mondo migliore è perché Cristo è risorto! Se non mi spavento di me stesso è perché Cristo è risorto! Immersi nella sua morte e risurrezione, risorgiamo ogni giorno. Un augurio a voi: sentite che Cristo è risorto anche per ognuno di voi e per tutti i vostri cari.

Qui potete trovare il foglietto completo con le indicazioni per la Settimana Santa: 2020-04-5 [Palme -A]

 

CATECHISMO
Visto il protrarsi della situazione, che non sembra abbia un rapido termine, e per venire incontro alle famiglie alle prese anche con aspetti organizzativi e non lasciare nell’incertezza, si è deciso di spostare le celebrazioni dei sacramenti (Prima Confessione, Prima Comunione, Cresime) in autunno.
Vi chiedo di continuare il cammino catechistico in casa insieme in famiglia. Noi insieme ai catechisti ci impegniamo
ad accompagnarvi in questa bella missione e compito.
NB. Per quanto riguarda Battesimi e Matrimoni valuteremo e concorderemo insieme con le famiglie le varie situazioni.

 

don Claudio

 

 

 

L’Oratorio ti è vicino: scopri come

L’Oratorio vuole essere vicino alle famiglie, anche oggi.

Per questo si stanno sperimentando nuove forme di accompagnamento nei diversi ambiti di intervento.

Hai bisogno di un aiuto o conosci famiglie di San Salvario che sono attualmente in difficoltà? Di seguito riportiamo le possibilità di sostegno attivate.

Contattaci e cercheremo di fare diventare sempre più viva la frase di don Bosco:”Vicino o lontano in penso sempre a voi!”