Notizie dalle Parrocchie: se volete ottenere grazie dalla S. Vergine fate una novena

 

Nell’estate del 1854 a Torino scoppia il colera. Don Bosco l’aveva preannunziato, e già dal mese di maggio aveva detto ai suoi giovani: «Quest’anno ci sarà il colera a Torino, e vi farà grande strage; ma se voi farete ciò che vi dico, sarete salvi».

«E che cosa dobbiamo fare?».

«Prima di tutto, vivere in grazia di Dio; poi, portare al collo una medaglia che io benedirò e darò a tutti, e recitare un Pater, Ave e Gloria in onore di S. Luigi».

I casi di colera salirono ben presto a cinquanta al giorno. In tre giorni superarono i 1400. La regione più colpita fu quella di Valdocco, dove si trovava appunto l’Oratorio; e mentre molte famiglie furono interamente distrutte, nesuno dei giovani e del personale dell’Oratorio fu toccato, nonostante molti si fossero offerti di andare ad assistere i colerosi nelle case e nei lazzaretti.

Don Bosco, che loro andava ripetendo: «Se non farete peccati, io vi assicuro che nessuno sarà toccato», fu veramente profeta”.

Prendendo spunto da questo episodio della vita di don Bosco il Rettor Maggiore (il superiore generale dei salesiani, appena rieletto) invita tutta la famiglia salesiana a non restare seduta, ma ad alzare le nostre mani e la nostra preghiera al Padre per intercessione di Maria Ausiliatrice. Per questo propone di vivere insieme una Novena Straordinaria a Maria Ausiliatrice dal 15 al 23 marzo e insieme concluderla il 24 (giorno dedicato all’Ausiliatrice) con una Consacrazione a Maria, nostra Madre e Maestra.

Accolgo l’invito e lo inoltro a tutti voi cari parrocchiani. Don Bosco, che fu di casa in questi luoghi e strade, quando era richiesto di qualche grazia soleva rispondere: “Se volete ottenere grazie dalla S. Vergine fate una novena”. Seguiamo il suo esempio. In questi giorni in cui viviamo l’emergenza della situazione creatasi con la diffusione del Coronavirus in gran parte del mondo, anche noi vogliamo unirci a questa preghiera corale, affinché dove non possono le nostre forze umane agisca la potenza di Dio.

Il testo della novena è disponibile all’interno della chiesa.

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: al centro la preghiera

 

Sono giorni particolari questi in cui il “Coronavirus” non solo è motivo di preoccupazione ma ci ha fatti scoprire non onnipotenti, bensì vulnerabili, fragili, deboli. Giorni in cui le disposizioni del governo per il contrasto alla diffusione del virus, a cui la Chiesa si è allineata pienamente, ci limitano molto nel nostro agire e fare e soprattutto ci obbligano a rimanere molto di più in casa e in famiglia.
Ci sentiamo impotenti, ma in realtà come cristiani non lo siamo, abbiamo un’arma potente, si chiama preghiera. “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Luca, 11.9-10), dice il Signore, ed è dunque un atto di fede che ci chiede, al quale noi come suoi discepoli ci appelliamo particolarmente in questo momento di grave sofferenza e difficoltà.
Da qui l’invito. In questi giorni non nutriamoci solo di notizie, di paure, ma nutriamoci di preghiera, e questa che fa rinascere speranza, alimenta la carità.
In questi giorni in cui sarà necessario rimanere di più in famiglia, anche per la presenza in casa dei figli per la chiusura delle scuole, per il non potersi muovere liberamente degli anziani, perché i più deboli di fronte al contagio, si dia più spazio alla lettura della Parola di Dio e alla preghiera, e fatelo insieme, come famiglia, non solo personalmente. Preghiamo con il Vangelo, come parola certa che può infondere speranza e forza. Preghiamo con la corona del Rosario, affidandoci all’intercessione e all’aiuto di Maria, madre di Dio e madre nostra. Riscopriamo anche quelle invocazioni semplici, che una volta chiamavamo giaculatorie.

 

don Claudio

 

 

 

Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019.

Lunedì 24 ore 17,30

SONO SOSPESE
TUTTE LE CELEBRAZIONI RELIGIOSE
COMPRESA LA S. MESSA CON CONCORSO DI POPOLO, FINO A SABATO 29 FEBBRAIO COMPRESO

(anche i FUNERALI)

La celebrazione della Messa con imposizione delle Ceneri è spostata a domenica 1° marzo, salvo nuove indicazioni che potranno essere date.

Di seguito la Comunicazione ufficiale della Diocesi

«In attenta sintonia con quanto disposto dalle Autorità regionali e come misura sanitaria precauzionale nei confronti del diffondersi del coronavirus anche nella nostra Regione, sentiti i pareri degli organismi competenti della Curia, l’Arcivescovo di Torino e Amministratore Apostolico di Susa
DISPONE NELLE DIOCESI DI SUA COMPETENZA QUANTO SEGUE:
1.    nella settimana dal 24 al 29 febbraio sono sospese in tutte le parrocchie le attività pastorali che prevedano la presenza di gruppi di persone, in particolare sono sospese le attività del catechismo e quelle di ogni oratorio;
2.    sono anche sospese tutte le attività pubbliche a livello di Uffici di Curia (conferenze, convegni e corsi) e a livello di Diocesi.
3.    In seguito alla precisazione della Regione pervenuta circa le “manifestazioni religiose”, sono sospese tutte le celebrazioni religiose compresa la S. Messa con concorso di popolo, fino a sabato 29 febbraio compreso.
4.    Circa i funerali si potrà prevedere una benedizione data alla salma presso il cimitero alla presenza dei parenti. La Santa Messa in suffragio si celebrerà in data da stabilire in accordo con gli stessi parenti.
5.    Per quanto riguarda il mercoledì delle Ceneri si sospenda la celebrazione. Invito le famiglie e ogni cristiano a vivere questa giornata secondo lo spirito quaresimale di preghiera, digiuno e opere di carità.
6.    La celebrazione della Messa con imposizione delle Ceneri potrà essere spostata a domenica 1° marzo, salvo nuove indicazioni che potranno essere date.
Torino, 24 febbraio 2020
Mons. Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino, vescovo di Susa»

 

Lunedì 24 ore 9,00

In ottemperanza alla ordinanza del Ministro della Salute di Intesa con il Presidente della Regione Piemonte, del 23 febbraio 2020, ed a seguito della comunicazione dell’Arcivescovo di Torino e Amministratore Apostolico di Susa, Mons. Cesare Nosiglia, si comunica che le scuole, gli oratori, i centri di formazione professionale e le altre attività educative, ludiche, sportive e culturali delle opere salesiane del Piemonte e Valle d’Aosta rimarranno sospese da oggi fino al 29 febbraio compreso.

Ordinanza contingibile e urgente n. 1

Il Ministro della Salute

di Intesa con il Presidente della Regione Piemonte

 

Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019.

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;

Considerato che si sono verificati finora n. 6 casi in tre comuni del territorio della Regione Piemonte e che precisamente, come dettagliatamente illustrato nella relazione inviata dall’Unità di crisi della Regione Piemonte in data odierna al Ministero della Salute:

– per 1 caso è stato accertato il contatto con un soggetto positivo del milanese;

– per 3 casi si tratta di soggetti di nazionalità cinese rientrate da area interessata dal virus (Cina);

– per 2 casi sono tuttora in corso gli accertamenti da parte del Servizio di igiene e sanità pubblica competente al fine di individuare la possibile fonte di trasmissione;

situazione che potrebbe allargare i focolai epidemici anche ad altri territori del Piemonte in quanto, non conoscendo con certezza la fonte e le modalità di diffusione, i casi di infezione possono essere ad oggi imprevedibili nei tempi, nei modi e nei numeri, considerando l’estensione del confine del Piemonte con la Lombardia da cui è riscontrabile una situazione di rischio che potrebbe essere l’origine di un caso di contagio e di altre situazioni di rischio attualmente sotto analisi;

Rilevata pertanto la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per contenere e contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 si devono adottare misure di contrasto e di contenimento alla diffusione del predetto virus;

Tenuto conto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;

Preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica globale, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi e dei decessi notificati all’Organizzazione Mondiale della Sanità;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 22 febbraio 2020, e ai sensi dell’articolo 32 Legge 833/78, articolo 117 D.L. 112/98 e articolo 50 D.L. 267/2000;

 

Art. 1

(Misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19)

 

1 Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19 nel territorio regionale, il Presidente della Regione Piemonte adotta straordinarie misure per il contenimento adeguato per contrastare l’evolversi della situazione epidemiologica.

2 Le misure di cui al comma 1 sono le seguenti:

a) Sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi, in luogo pubblico o privato, sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico, anche di natura culturale, ludico, sportiva e religiosa;

b) Chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali (ivi compresi i tirocini), master, corsi universitari di ogni grado e università per anziani, con esclusione degli specializzandi nelle discipline mediche e chirurgiche e delle attività formative svolte a distanza;

c) Sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’articolo 101 dei Codici dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.L. 42/2004, nonché dell’efficacia delle disposizioni regolamentari sull’accesso libero o gratuito a tali istituti o luoghi;

d) Sospensione di ogni viaggio di istruzione sia sul territorio nazionale che estero;

e) Previsione dell’obbligo da parte di individui che hanno fatto ingresso nel Piemonte da zone a rischio epidemiologico come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di comunicare tale circostanza al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria competente per territorio per l’adozione della misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.

3 Costituiscono misure igieniche per le malattie a diffusione respiratoria sottoriportate:

a) Lavarsi spesso le mani: a tal proposito si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani;

b) Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;

c) Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;

d) Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce;

e) Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;

f) Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;

g) Usare la mascherina solo si sospetta di essere malato o si assiste persone malate;

h) Considerare che i prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi;

i) Considerare che gli animali da compagnia non diffondono il Coronavirus  COVID 19;

j) Evitare tutti i contatti ravvicinati;

k) Ricordare che i cittadini che presentino evidenti condizioni sintomatiche ascrivibili a patologie respiratorie, fra cui rientra il Coronavirus COVID 19, possono contattare il numero 1500, il proprio medico di base e le ASL di riferimento ovvero, solo in caso di reale urgenza, il numero 112 e che si devono evitare accessi impropri al pronto soccorso.

4 Le Direzioni sanitarie ospedaliere pubbliche, private, convenzionate ed equiparate devono predisporre la massima limitazione dell’accesso dei semplici visitatori alle aree di degenza. Le strutture residenziali e semiresidenziali territoriali di post-acuzie, fra cui, ad esempio, RSA, RAF, CAVS, Centri Diurni, Comunità Alloggio, devono limitare l’accesso dei visitatori agli ospiti.

5 Si raccomanda fortemente che il personale tecnico (OSS) e sanitario si attenga alle misure di prevenzione per la diffusione delle infezioni per via respiratoria, nonché alla rigorosa applicazione delle indicazioni per la sanificazione e disinfezione degli ambienti previste dalla circolare ministeriale;

6 Deve essere predisposta dagli organismi competenti la disinfezione giornaliera dei treni regionali e di tutto il trasporto pubblico locale via terra, via aerea e via acqua;

7 Sono sospese le procedure concorsuali ad esclusione dei concorsi per personale sanitario;

8 Sono sospesi congedi ordinari del personale sanitario e tecnico nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dall’Unità di Crisi.

 

Art. 2

(Durata e altre misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19)

I provvedimenti del presente decreto hanno efficacia dalla data della firma del presente documento fino a sabato prossimo 29 febbraio 2020.
La presente ordinanza è soggetta a modifiche al seguito del variare dello scenario epidemiologico.
Ai sensi della vigente normativa, salvo il fatto che non costituisca più grave reato, il mancato rispetto delle misure di contenimento di cui al presente decreto è punito secondo le previsioni contenute del Codice penale.

Copia del Decreto è trasmessa ai Prefetti e ai Nuclei Antisofisticazione (NAS).

Torino, 23 febbraio 2020

Alberto Cirio – Roberto Speranza

COMUNICAZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO E SUSA

In attenta sintonia con quanto disposto dalle autorità regionali e come misura sanitaria
precauzionale nei confronti del diffondersi del corona virus anche nella nostra Regione, sentiti i
pareri degli organismi competenti della Curia, l’Arcivescovo di Torino e Amministratore
Apostolico di Susa

DISPONE NELLE DIOCESI DI SUA COMPETENZA QUANTO SEGUE:

1. per la settimana dal 24 febbraio al 1° marzo sono sospese in tutte le parrocchie le
attività pastorali che prevedano la presenza di gruppi di persone (eccetto le sante
messe), in particolare sono sospese le attività del catechismo e quelle di ogni oratorio;

2. sono anche sospese tutte le attività pubbliche a livello di uffici d curia e a livello di
diocesi;

3. per quanto riguarda le celebrazioni delle SS. Messe feriali e festive si chiede a tutti i
fedeli di ricevere la comunione eucaristica in mano (e non direttamente in bocca), di
astenersi dal segno della pace e di non usare l’acquasantiera (che andrà svuotata);

4. in riferimento al rito delle Ceneri previsto per mercoledì 26 febbraio, si impongano le
ceneri direttamente sul capo dei fedeli senza alcun contatto fisico e non si facciano
celebrazioni per i bambini al fine di tutelarne la salute.

Torino, 23 febbraio 2020

+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
e Amministratore Apostolico di Susa

Notizie dalle Parrocchie: Nuovo testo per il Padre Nostro

 

La preghiera del Padre Nostro è per eccellenza la preghiera universale per tutti i cristiani. Quella che ci è stata consegnata nel giorno del nostro Battesimo; il modo in cui ci rivolgiamo a Dio in qualità di Padre. Rappresenta l’unica invocazione dettata da Gesù agli uomini, con la quale Lui stesso si rivolge a Dio. Per questo sicuramente si può affermare che il Padre Nostro rappresenta il compendio di tutto il Vangelo, come affermava Tertulliano, grande padre della Chiesa.

Questa, che è la prima preghiera che tutti abbiamo imparato, cambia! L’invocazione a Dio “non indurci in tentazione” è stata modificata con una traduzione ritenuta più appropriata: “non abbandonarci alla tentazione”.

Anche se l’uso liturgico obbligatorio sarà introdotto a partire dalle Messe del 29 novembre di quest’anno, prima domenica d’Avvento, già dalla quaresima (ad iniziare dal Mercoledì delle Ceneri) vogliamo incominciare ad usare la nuova versione.

Il motivo per cui i vescovi italiani hanno deciso la modifica di una delle più antiche  e conosciute preghiere cristiane è per una maggiore fedeltà alle intenzioni espresse dalla preghiera di Gesù e all’originale greco. Infatti l’originale greco usa un verbo che significa letteralmente “portarci, condurci”. La traduzione latina “inducere” poteva richiamare l’omologo greco. Però, in italiano “indurre” vuol dire “spingere a..” in sostanza, far sì che ciò avvenga. E risulta strano che si possa dire a Dio “non spingerci a cadere in tentazione”. Insomma, la traduzione con “non indurci in …” non risultava fedele.

Il nuovo “Padre nostro” risponde anche a una precisa indicazione di papa Francesco che più volte è intervenuto sull’argomento, sottolineando come l’invocazione “Non ci indurre in tentazione” non è una buona traduzione, «Anche i francesi – ha detto – hanno cambiato il testo con una formulazione che dice “non lasciarmi cadere nella tentazione”’. Sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto, un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito».«Quello che ti induce in tentazione  è Satana, quello è l’ufficio di Satana».

Lo stesso Giacomo lo ricorda. «Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno» (Giac 1, 13). Il nostro è un Dio che ci soccorre, che ci aiuta a non cadere in tentazione. Non un Dio che in qualunque modo ci tende una trappola. Questa è un’idea assolutamente inaccettabile.

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: La regola delle 12 “P”

Ricordo che a scuola mi avevano insegnato la “regola delle 12 P”, una regola considerata d’oro, che ancora oggi potrebbe essere utile: Prima pensa poi parla perché parola poco pensata potrebbe procurare poco piacere.

E’ una filastrocca che richiama a fare attenzione alle parole che usiamo, lo stesso invito che riceviamo dal Signore nel Vangelo di questa domenica: Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Gesù proclama con forza che non si tratta “semplicemente” di non uccidere l’altro, ma è necessario astenersi dall’ira o dalle parole ingiuriose attraverso le quali uccidiamo allo stesso modo i fratelli (“Chiunque odia il proprio fratello è omicida”, 1Gv 3,15).

Quante parole diciamo in un giorno? Sono alla base del nostro stare insieme. Ma come le usiamo?  “Occorre fare attenzione all’uso delle parole, scrive Vittorino Andreoli, ponderarle, rispettarle come la cosa più preziosa che possediamo. Rappresentano il significato stesso dell’essere umano. Noi siamo parola. Ci manifestiamo con la parola, generiamo parole; la parola è l’unico dono che possiamo elargire…. E nel momento in cui la si pronuncia ed esce dalla bocca, la parola sta ad indicare che è avvenuto qualche cosa da cui non è più possibile tornare indietro… la parola fa… Ci sono parole che uccidono e parole che salvano…”. Con la stessa semplicità, esse feriscono o curano, distruggono o costruiscono, offendono o incoraggiano, umiliano o sostengono, fanno, danno o fanno danno, quando tolgono. Per questo, a volte, le parole migliori sono quelle taciute, quelle che si rinuncia a dire. In un’epoca in cui si ergono muri, si chiudono confini e non si risponde più ai bisogni dell’altro; in cui le parole si sono sciolte, prima di tutto nei giornali, alla televisione, sui social, diventando spesso di offesa, di umiliazione, di distruzione dell’altro, riaprirsi al dialogo è fondamentale. Ma dialogo autentico, sincero, che nasce da un uso corretto delle parole. Ecco perché credo sia arrivato il momento di auto-educarci all’uso della parola, al numero di parole che usiamo, alle frequenza con cui le esponiamo. La verità, invece, è che spesso parliamo senza pensare, in un tempo senza ascolto e in uno spazio caotico e senza silenzio. Il silenzio e l’ascolto servono, tuttavia, per dare un senso alle parole. Infatti la parola è un “dono che possiamo elargire”,  è preziosa, è viva, è tagliente e affilata, distrugge e mortifica, ferisce e ti abbatte, ma se ben usata cura, conforta, consola, motiva e rialza…Ricordiamocelo per avere maggior cura delle parole, per imparare ad aver maggior rispetto e maggior cura delle persone e delle relazioni che intratteniamo con esse. Perché le parole dicono di noi più di quanto non sia nelle nostre intenzioni, più di quanto noi vorremmo dire. Possono dimostrare vicinanza, interesse, affetto oppure il contrario, lontananza, noncuranza e indifferenza. Possono far male. E possono, con la stessa facilità, mortificare la speranza, alimentare la solitudine, accrescere l’isolamento.

Concludo con questo racconto dei Padri del deserto. Il padre Or disse: “Se hai parlato male del tuo fratello e la tua coscienza ti percuote, va’ a inchinarti dinanzi a lui e digli: ‘Ho parlato male di te, e assicurandolo che non ti farai più beffe di lui, perché la maldicenza è la morte dell’anima”.

Dice Gesù:“Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”.

Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io spello un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro. Anche le parole uccidono, facciamo attenzione a questo” (Papa Francesco).

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: “XXVIII Giornata Mondiale del MALATO”

La parrocchia è una comunità in cui si vivono rapporti di prossimità, con vincoli concreti di conoscenza-accoglienza-amore. Nessuno dovrebbe rispondere come Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Non possiamo dirci comunità cristiana se non progrediamo nell’amore vicendevole. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35).

La parrocchia, inoltre, è una comunità in cui ci si fa carico degli abitanti di tutto il territorio, senza esclusione di nessuno, senza possibilità di elitarismo, sentendosi mandati a tutti. E il nostro quartiere, San Salvario, è costellato da molte situazioni di dolore e di sofferenza: malati che soffrono nelle proprie abitazioni, negli ospedali, nelle cliniche; anziani e non autosufficienti che vivono soli o abbandonati nelle Case di Riposo; bambini, troppo piccoli per comprendere il mistero della sofferenza, ma abbastanza grandi per farne esperienza; giovani dipendenti dall’alcool e dalla droga; disabili fisici e psichici; coniugi separati e persone che vivono nella solitudine e nell’abbandono; coloro che, angosciati, piangono la persona cara che non c’è più. In queste situazioni “la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza”. In queste persone la comunità scopre la sua missione di curare i malati. In esse trova le modalità del suo divenire prossimo di chi soffre ed è nel dolore. “La Chiesa vuole e deve  essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo.”. (papa Francesco, Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale del Malato). Nella parabola, 10 verbi caratterizzano il comportamento del Samaritano. E questi dovrebbero caratterizzare il nostro agire. Il passare accanto e vedere, cioè l’accorgersi di chi soffre, fatica, vive situazioni difficili, superare l’indifferenza che fa comportare come il sacerdote e levita, cioè il passare oltre. Il farsi vicino, fasciare le ferite e versare olio e vino, che nasce dall’accostarsi all’altro e fermarsi accanto a chi soffre, è imparare ad ascoltare il grido di sofferenza, di solitudine, di angoscia e spesso di disperazione e di stanchezza. A volte non abbiamo un ascolto attento delle persone; pensiamo più a rispondere, che ascoltare l’altro. Il  prendere con sé, portare alla locanda, prendersi cura, consegnare due denari e affidare all’albergatore, cioè il caricarselo addosso che dice mi interesso di te, sei importante per me, mi curvo su di te e ti tendo la mano. Ma soprattutto l’ avere compassione.  Il Buon Samaritano “ebbe compassione”,  ecco il senso del nostro prenderci cura dell’altro. Essa non si identifica con il semplice sentimentalismo o pietismo che dinanzi ad una situazione di sofferenza e di dolore fa’ affiorare la nostra emotività che, essendo momentanea e superficiale, si esaurisce con un sospiro o un’alzata di spalla. Avere compassione è partecipare alla commozione di Dio per ogni uomo, specie se ferito; è lasciarsi ferire, toccare dalle situazioni umane di dolore e di sofferenza; è uscire da se stessi per condividere i dolori e le angosce dell’altro; è impegnarsi a favore dell’altro con tutte le proprie forze. La comunità, come accoglie il Samaritano, è chiamata a ricevere e servire ogni uomo in difficoltà, perché in ognuno di loro è presente il Signore (cfr. Mt 25, 31-45). In questa opera tutta la comunità è coinvolta. L’attenzione ai malati nella nostra comunità non può essere demandato solo ad alcuni, ma deve essere il banco di prova di un cammino di fede, di evangelizzazione, di comunione, di amore. Questo servizio è fondamentale, unico, insostituibile, «non sopporta né indifferenza, né accomodamenti» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 5).

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: “Volete farmi felice? Leggete la Bibbia”

Celebriamo  la prima Domenica della Parola di Dio, istituita da Papa Francesco con la Lettera apostolica “Aperuit Illis“, pubblicata il 30 settembre 2019, per accrescere nei credenti la familiarità con le Sacre Scritture. Infatti la Bibbia, il Vangelo, indicano ai cristiani la strada da seguire. È il motivo per cui sono definiti “vivi”, capaci di parlare all’uomo di ogni tempo per dare indirizzo alla propria esistenza, personale e comunitaria.

Insomma, a tutti viene affidata la Sacra Scrittura per indicare l’attenzione che siamo chiamati a porre alla Parola di Dio, perché non rimanga un libro nelle nostre mani, ma diventi piuttosto una provocazione continua perché sia di preghiera, lettura, meditazione e studio. Questa Domenica, vuole provocare i cristiani tutti a non porre la Bibbia come uno dei tanti libri nello scaffale di casa, forse riempiti di polvere, ma uno strumento che risvegli la nostra fede.

Mahatma Gandhi, che non era cristiano, una volta disse: «A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più».

Domandiamoci allora: «Cosa teniamo in mano? Un capolavoro letterario? Una raccolta di antiche e belle storie?».  In tal caso, dovremmo dire ai molti cristiani che si fanno incarcerare e torturare per la Bibbia: «Davvero stolti e poco avveduti siete stati: è solo un’opera letteraria!».

No, è la Parola di Dio, la luce venuta nel mondo che mai più sarà spenta. Papa Francesco nella  esortazione apostolica Evangelii gaudium ha scritto: «Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente “Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso”. Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata» (n. 175).

Abbiamo dunque tra le mani qualcosa di divino: un libro come fuoco, un libro nel quale Dio parla. Ricordiamocelo: la Bibbia non è fatta per essere messa su uno scaffale, piuttosto è fatta per essere tenuta in mano, per essere letta spesso, ogni giorno, sia da soli sia in compagnia. Perché non lo facciamo? Ad iniziare dalle nostre famiglie. Perché pensiamo che sia perdere tempo? Oppure perché abbiamo paura di apparire ridicoli di fronte agli altri?

Leggiamola con attenzione. Non rimaniamo in superficie, come si fa con un fumetto! La Parola di Dio non la si può semplicemente scorrere con lo sguardo! Domandiamoci: «Cosa dice questo al mio cuore, alla mia vita? Attraverso queste parole, Dio mi sta parlando? Cosa devo fare?». Solo così la Parola di Dio potrà dispiegare tutta la sua forza; solo così la nostra vita potrà trasformarsi, diventando piena e bella.

Voglio concludere con un invito fatto da papa Francesco ai giovani nell’introduzione di una edizione della Bibbia. «Volete farmi felice? Leggete la Bibbia! ».

E’ anche il mio augurio, ma prima di farlo a voi, lo faccio a me stesso.

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: “io abbozzo, voi stenderete i colori”

E’ lo slogan scelto per la festa di don Bosco, che celebreremo in modo solenne domenica 2 febbraio e che avrà al centro la Messa solenne nella chiesa San Giovanni Evangelista, chiesa voluta e realizzata da don Bosco, ma anche luogo in cui ebbe inizio la storia di don Bosco a San Salvario.

Era infatti l’8 dicembre del 1847 quando un gruppo di ragazzi, guidati dal teologo Borel, sfidando allegramente la fitta neve che cadeva, partiva da Valdocco alla volta di Porta Nuova, per dare inizio al nuovo oratorio San Luigi. Si realizzava così il desiderio di don Bosco di realizzare anche qui, a San Salvario, un nuovo oratorio, dopo Valdocco, per offrire uno spazio ai molti giovani immigrati, spesso orfani, che lo avevano loro stessi condotto a vedere i luoghi in cui vivevano e lavoravano.  All’oratorio seguì la costruzione della chiesa San Giovanni Evangelista (1878-1882) e quindi della scuola in via Madama Cristina 1, oggi collegio universitario. Ma la presenza di don Bosco non finisce in questo angolo di San Salvario;  tutto il quartiere ha visto protagonista don Bosco e i suoi salesiani. In particolare l’oratorio dei Santi Pietro e Paolo (in origine si chiamava di san Giuseppe) è stato frequentato, animato e gestito da don Bosco e i suoi salesiani, oratorio fondato nel 1859 dal Cav. Carlo Occelletti nella casa di sua proprietà in San Salvario, sotto la parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo.

Già dal 1963 il Cavaliere, che era intimo amico di don Bosco, lo invitava ad aiutarlo inviando i suoi preti e religiosi, insieme ai ragazzi, per animarlo. Presenza salesiana che continuò ininterrotta fino al 1926. Erano gli inizi di opere educative importanti ma anche della vita del quartiere, che vedevano protagoniste proprio il santo dei giovani.  Allora quella frase scelta come slogan diventa un richiamo a non dimenticare ma soprattutto a continuare il suo sogno per San Salvario.

Slogan tratto da un dialogo interessante avvenuto tra don Bosco, ormai anziano, e un altro sacerdote, don Barberis. Don Bosco, dopo avergli chiesto se continuerà ad essergli amico e ad aiutarlo, continua con queste parole: “Voi compirete l’opera, che io incomincioio abbozzo, voi stenderete i colori”.

E davanti alla paura di don Barberis di rovinare la sua opera, prosegue: “Ecco: adesso io faccio la brutta copia della Congregazione e lascerò a coloro che mi vengono dopo di fare poi la bella. Ora c’è il germe…

Mi piace pensare a queste parole come invito ad ognuno di noi, nel contesto in cui si trova, nel ruolo che occupa, che sia ragazzo o genitore, adulto o anziano, affinché possa dare la propria pennellata al nostro vivere insieme, il proprio contributo originale all’opera iniziata da Don Bosco;  essere presenza viva in tutto San Salvario, e vivere nella comunità la sua identità di genitore, nonno, animatore o educatore, giovane o ragazzo, prete o suora, con la consapevolezza che solo insieme possiamo rendere nuovo e attuale il «disegno di amore e di salvezza» di don Bosco per i giovani, che continua ad essere un sogno valido per tutti.

Si tratta di avere uno sguardo attento, positivo e costruttivo, capace, come dice Papa Francesco, di «individuare percorsi dove altri vedono solo muri, per riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli. Così è lo sguardo di Dio Padre, capace di valorizzare ed alimentare i germi di bene seminati nel cuore dei giovani» e delle persone che abitano il quartiere.

A tutti, dunque, un augurio che si fa impegno e responsabilità condivisa: stendere i colori sul prezioso abbozzo iniziato dal cuore di don Bosco!

 

don Claudio

 

 

 

 

Festa di don Bosco: 2 febbraio 2020

La comunità si sta preparando a festeggiare colui che nel 1847 ha dato vita all’Oratorio della Casa San Giovanni Evangelista…don Bosco! Il 31 dicembre è nato in cielo e da allora continua a guidare i nostri passi. Desideriamo quindi ringraziarlo festeggiando tutti insieme il 2 febbraio 2020.
La festa inizierà alle ore 10,30. con la celebrazione della S.Messa nella chiesa di San Giovanni Evangelista (Corso Vittorio Emanuele II, 15, 10125 Torino TO)
Al termine ci sposteremo nel cortile di via Madama 1 per la foto di gruppo. Nel cortile verranno allestiti, dai membri della comunità, un buffet e un percorso interattivo, con attività, foto e altre sorprese, che ci porterà in viaggio tra passato, presente e futuro della Casa Salesiana all’insegna della frase di don Bosco “Voi compirete l’opera che io incomincio: io abbozzo, voi stenderete i colori”
A seguire, su prenotazione, si potrà partecipare alle ore 13,00 al pranzo della comunità con la possibilità di scegliere tra 2 menù (polenta e spezzatino o pasta e arrosto)
Nel pomeriggio tombolata e giochi per grandi e piccini.
Per info e iscrizioni dai referenti dei gruppi o 3387257105 – oratorio@sanluigitorino.org

Notizie dalle Parrocchie: i “NOSTRI” figli

Oggi, festa del Battesimo di Gesù, siamo invitati a pensare al giorno del nostro Battesimo. Giorno in cui ringraziare per questo dono. Ma anche occasione per riaffermare la nostra adesione a Gesù, con l’impegno di vivere da cristiani, membri della Chiesa e di una umanità nuova, in cui tutti sono fratelli. Il Battesimo si riceve una volta sola, ma va testimoniato tutti i giorni, perché è vita nuova da condividere e luce da comunicare, specialmente a quanti vivono in condizioni non degne dell’uomo e camminano su sentieri tenebrosi.

Ma oggi è anche giorno in cui pensare, come genitori, nonni, comunità, ai più piccoli, ai nostri figli. Il Battesimo è il momento in cui li accogliamo nella Comunità, in cui gli diciamo “D’ora in poi questa è anche casa tua!”. E’ un impegno che coinvolge non solo i genitori, ma anche ogni membro della comunità. Noi questo lo sottolineeremo e lo ricorderemo “celebrando la festa dei battesimi” in cui, mentre saremo invitati a riscoprire il nostro battesimo,metteremo loro al centro.

Ma oggi è anche il giorno per riscoprire come i figli non sono “proprietà” di mamma e papà ma dono di Dio, che arricchisce e al contempo  impegna una famiglia.

A commento di questo prendo a prestito un brano tratto da “Il profeta” di Kahlil Gibran. Si intitola: Sui figli.

… Una donna che reggeva un bambino al seno disse:

“Parlaci dei Figli”.

E lui disse:

“ I vostri figli non sono figli vostri.

Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.

Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: la vita procede e non s’attarda sul passato.

Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco”.

Questo brano, di questo poeta cristiano-maronita libanese, ci aiuta a riflettere su un concetto: i figli sono un dono di Dio! Dono prezioso, dato in custodia ai genitori, ma anche alla comunità in cui sono inseriti, affinché operino per il meglio così da poterli lasciare, un giorno, liberi alla vita.

Davanti a queste creature frutto dell’amore, è facile soffermarsi a fare progetti, ad immaginare il loro futuro per come noi lo vorremmo; ma il personale progetto di vita è già presente dentro di loro ed è esattamente quello che Dio ha previsto per ciascuno.

Ricordiamocelo,  l’arco siete voi, genitori, siamo noi, comunità; le frecce sono i figli, sono loro che devono fare centro nella vita. Ma soprattutto ricordiamoci che l’arciere è Dio, è Lui che conosce il bersaglio, è Lui che da sempre sogna in grande per loro, non sostituiamo il nostro sogno con quello di Dio, ma assecondiamo il sogno di Dio è il regalo più bello che possiamo fare a loro.

 

don Claudio

 

La cosa più importante che un uomo può fare per i suoi figli, è amare la loro madre. (Hensburgh)