Notizie dalle Parrocchie: Ascolto e offerta

 

 

Continuiamo il nostro percorso alla riscoperta di quei momenti che sono alla base della vita familiare e che nella Eucaristia, fonte da cui attingere forza per viverli, vengono celebrati e così resi sacri. L’ascolto, l’essere ascoltati, che nasce dal dialogo! E’ il momento del dialogo tra Dio e l’uomo nella celebrazione Eucaristica. Dio parla nelle letture, nella Parola, nell’omelia. La famiglia/comunità ascolta e risponde attraverso le acclamazioni (“rendiamo grazie a Dio”, “lode a te o Cristo”), le affermazioni (Credo) e le invocazioni (“ascoltaci Signore”) e Dio la ascolta. A Dio che parla rivelandosi, i fedeli rispondono. Non è un monologo, è un vero e profondo dialogo; un dialogo che si compie nel rito ma che è chiamato ad esprimersi e prolungarsi nella vita di tutti i giorni. In famiglia il dialogo è essenziale. È linfa vitale, energia della vita familiare, è scambio di vita, per non rischiare di sprofondare nella solitudine. Niente provoca un dolore più intenso dell’essere fisicamente vicini ma emotivamente lontani. Un dialogo sincero, necessario per scoprire i bisogni e i desideri reciproci e, soprattutto, per concordare le soluzioni soddisfacenti per tutti. Il dialogo è un’arte difficile da esercitare, perché richiede l’equilibrio tra la parola e l’ascolto. “Perché abbiamo due orecchie e una bocca soltanto?”. Per ricordarci che dovremmo ascoltare il doppio di quanto parliamo! Di solito si tende a prevaricare sull’altro con la parola, ma talora è anche il silenzio a essere causa di rottura di un dialogo. C’è, infatti, un silenzio inerte, privo di ascolto, negativo, vero e proprio rifiuto di rispondere, espressione persino di odio gelido. Quante volte nella Messa siamo presenti fisicamente ma non ascoltiamo, vaghiamo con i nostri pensieri, le nostre distrazioni. Ecco allora la noia, il senso di inutilità, lo scaldare il banco, che ci fa abbandonare. Ma questo avviene anche in famiglia, se non si vuole che la vita insieme si riduca a mera coesistenza in cui le solitudini si ricreano e il silenzio irrompe, anche quando esteriormente si parla, anzi, si grida tutti insieme, e i vicini ascoltano (cf. Pillola della Domenica). L’offerta, il dono di sé. Dopo l’ascolto della parola di Dio e il commento ad essa fatto nell’omelia, ecco che arriva il momento dell’offerta, il cosiddetto offertorio o presentazione dei doni. Noi portiamo all’altare, idealmente, il pane ed il vino, cioè portiamo quello che Dio ci ha dato e che noi abbiamo trasformato con il nostro lavoro, il frutto della nostra fatica e del nostro impegno o, come dice la preghiera che recita il sacerdote, “il frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Così dovrebbe capitare anche nei rapporti familiari, perché la vita familiare è dono e offerta. Se noi ci accogliamo, ci perdoniamo e dialoghiamo, come abbiamo detto prima, è per donarci l’un l’altro. Forse ci è più comodo pensare che i problemi della famiglia si risolvano semplicemente con i soldi, con la sicurezza economica. Ma è più facile dare i soldi che dare se stessi alla moglie, al marito, ai figli, agli anziani. I soldi sono importanti, ma imparare ad offrirsi, a donarsi, è molto più importante. Lavare, stirare, accudire, preparare il pranzo, accompagnare a scuola al mattino presto i figli, attendere per essere ascoltato, sopportare le sfuriate della mamma che a volte non si capisce da dove nascano, non sono atti dovuti, ma piccoli costanti servizi di amore quotidiani. La famiglia nasce, cresce, vive, con il contributo di tutti. “Questa casa non è un albergo!”, dicono spesso i genitori ai figli! È questo il senso dello spezzare il pane, il condividere quello che siamo e abbiamo, per rendere più bello e più ricco il nostro stare insieme. Ecco perché il momento centrale dell’Eucarestia, sottolineato e vissuto nella Comunione, è la “consacrazione”.

don Claudio