Quaresima: Se tutti dessimo il nostro piccolo contributo.

Se tutti dessimo il nostro piccolo contributo.

Camminando per le vie di San Salvario ho incontrato un signore, a pochi metri di distanza di colpo si è fermato, ha raccolto due pezzi di carta e li ha gettati nel cestino. Che bel gesto! Probabilmente anche lui aveva fretta; forse  stava andando ad un appuntamento importante oppure aveva qualche impegno urgente. Ma è riuscito a notare un pezzo di carta, che “sporcava” quel luogo, una cartaccia che stava lì da ore.

Alcuni passando avranno provato rabbia verso chi l’aveva gettata; altri l’avranno presa a calci; altri avranno inveito contro l’Amiat che non fa bene il suo lavoro…

Lui, invece, ha “risolto il problema”. Sicuramente San Salvario non è cambiato con quel gesto. Ma quella cartaccia non c’è più. Un pezzo di strada è più pulito. Un pezzo del nostro quartiere è più curato.

Mi sono chiesto, ripensando a quel gesto: quanto ti prendo a cuore San Salvario? E’ una domanda intensa. Ci prendiamo cura di noi, del nostro lavoro, dei nostri problemi, della nostra famiglia, di qualche persona cara. Eppure dovrebbe starci a cuore la città, il territorio, il paese. E’ la “nostra” casa. Quel tale ha trattato San Salvario come casa propria. In casa, se la maniglia della porta si rompe l’aggiusti, e se la lampadina si brucia, la cambi. La città, il paese, il territorio sono “casa comune”. Quando “usciamo di casa” in realtà entriamo nella “casa di tutti” con il desiderio di renderla abitabile, ospitale e bella.

Quel giorno due persone  sono passate su quella strada: uno ha buttato a terra due pezzi di carta, l’altro li ha raccolti. Il primo pensava di essere nella casa di “nessuno”, il secondo si sentiva nella casa di “tutti”. Il cestino era a pochi passi, era là a ricordare che dobbiamo tenere bella la città. Il primo non ha sentito l’appello. Il secondo ha raccolto l’appello, insieme alla carta. Ecco cosa mi ha insegnato quell’uomo: i cestini sono l’appello a trattare la città come casa comune. Anzi, a trattare il creato come casa comune. Non li avevo mai visti così. Grazie anonimo amico di “casa mia”.

Si dice che tanti “pochi” fanno “tanto”. E’ giusta considerazione. E questo anche rispetto alla pandemia. Ci sentiamo piccoli. Anzi, dopo un anno di sacrifici, tornare in Zona rossa ci fa sentire piccolissimi. Pare che tutti i nostri sforzi siano stati inutili: mascherine, distanziamenti, poche uscite, chiusure. Ci siamo impegnati e non vediamo risultati definitivi. Eppure il nostro poco, fatto seriamente è tanto.

Non stanchiamoci di dare il nostro contributo. Siamo al mondo per prenderci cura del mondo. Ripartiamo dalla cura disinteressata. Anche solo raccogliendo la carta, mettendo la mascherina, rispettando le norme di prevenzione richiesteci e trattando con gentilezza. Alla sera non avremo nulla di più in tasca, ma avremo fatto un regalo prezioso alla casa comune. Potranno dire di te ogni giorno: sei un regalo! Grazie.

Don Claudio

 

Dal vangelo secondo Giovanni (12,20-33)

 In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: ”Signore, vogliamo vedere Gesù”.
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”.
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: ”Un angelo gli ha parlato”. Disse Gesù:” Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Via Crucis

Tutti i venerdì di quaresima (rispettando tutte le precauzioni
previste dalla normativa vigente anti-covid
)

  • PARROCCHIA SANTI PIETRO E PAOLO – ore 18.00
  • PARROCCHIA SACRO CUORE DI MARIA – ore 17.30
  • CHIESA SAN GIOVANNI EVANGELISTA – ore 17.15

Il Vescovo Cesare Nosiglia – a causa del protrarsi della pandemia e per evitare altri contagi e non mettere a ulteriore rischio la salute dei fedeli e dei ministri del Sacramento – ha rinnovato (come nel periodo di Avvento) la possibilità della celebrazione del Rito della Penitenza con assoluzione comunitaria e generale, sia per gli adulti che per i bambini e i ragazzi, senza previa confessione individuale. E’ forma straordinaria di vivere il Sacramento, con l’invito a vivere –non appena sarà possibile –il Sacramento stesso nelle modalità e forme tradizionali e ordinarie (confessione individuale).

 

CELEBRAZIONE COMUNITARIA

DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

­ PARROCCHIA SANTI PIETRO E PAOLO:

Mercoledì 24 marzo – ore 18.00, a cui seguirà Ss. Messa

­ PARROCCHIA SACRO CUORE DI MARIA:

Giovedì 25 marzo – ore 18.00, a cui seguirà Ss. Messa

DOMENICA DELLE PALME – 28 marzo

Orari e modalità nel rispetto delle norme previste per emergenza Covid

­ORARIO FESTIVO DELLE CELEBRAZIONI

­Non ci saranno processioni delle palme,

    né distribuzione dei rami d’ulivo agli ingressi.

­Verrà deposto, prima della celebrazione, un sacchettino

    di ulivo o un rametto sui posti disponibili in Chiesa.

­Ogni fedele potrà, al termine della celebrazione,

    portarselo personalmente a casa.

­Le offerte raccolte nelle Sante Messe parrocchiali (comprensive anche dell’eventuale offerta per l’ulivo, che liberamente ognuno potrà fare) saranno destinate ai poveri della parrocchia (“minestra dei poveri”)