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Finale da sogno al Certezza: l’Auxilium San Luigi batte il Gru Gruliasco 3-1

Una finale da sogno quella di sabato 9 giugno per la squadra di calcio a 11 dell’A.S.D. Auxilium San Luigi, categoria allievi, che ha battuto al Campo Certezza il Gru Grugliasco 3-1 nell’ultima del campionato estivo del CSI (Centro Sportivo Italiano) Piemonte. Termina così un anno di innovazione e di nuovi acquisti per la squadra di calcio a 11 dell’Auxilium San Luigi che fino allo scorso anno si era cimentata nel gioco a 7, e che quest’anno per la prima è passata nel campionato di calcio a 11, raggiungendo, tra lo stupore di tutti, ottimi risultati sportivi, come commenta Vito, uno degli allenatori della squadra:

Abbiamo disputato la finale del campionato estivo di calcio a 11 del CSI – categoria allievi – vincendo contro il Gru Grugliasco, una delle squadre più forti del campionato, insieme al nostro Auxilium San Luigi: era dunque una finale assolutamente aperta ad ogni risultato, e devo dire che ieri abbiamo meritato di vincere fin dal primo minuto, da quando siamo entrati in campo fino al fischio finale, siamo stati i padroni del campo, proponendo un ottimo gioco equilibrato anche se il campo era un po’ pesante. L’erba era un po’ alta, e nonostante non fossimo abituati su questo tipo di campo – di solito giochiamo sul sintetico – abbiamo giocato molto bene, abbiamo creato fin da subito tante occasioni e palle gol, sbagliando persino un calcio di rigore.

Non ci siamo persi d’animo e dopo nemmeno 8 minuti siamo andati subito in vantaggio, prima con l’1-0, poi con un altro gol, siglando il 2-0. Quando la partita sembrava ormai conclusa un errore del nostro portiere ha riaperto il match portando il risultato sul 2-1. La reazione dell’Auxilium è stata però positiva e ha permesso di chiudere, nell’ultima mezz’ora di gioco, il match sul del 3-1. È stato veramente un grandissimo risultato che corona il duro lavoro di un anno: per noi è stato il primo anno nel campionato a 11, dopo il passaggio a settembre dal calcio a 7. Non ce l’aspettavamo. La vittoria ci ha ripagato dei tanti sacrifici che abbiamo fatto: allenamenti sotto la pioggia, sotto la neve, sotto il caldo afoso.

È stato un grande successo sportivo ma prima ancora la vittoria di un grande gruppo: i ragazzi, 20 in totale, hanno tutti sempre giocato durante la stagione, nessun escluso, lo spirito di squadra ha dato ottimi risultati, tanto che l’Auxilium si è classificata terza nel campionato invernale. Ci sono stati alcuni nuovi inserimenti, ma il grosso della squadra è rimasta invariata e questo sicuramente ha facilitato da un lato una buona intesa del gruppo già consolidata negli anni, dall’altro l’ottima accoglienza dei nuovi ragazzi.

Questo evidenza la caratteristica più bella dell’Auxilium San Luigi che li rende unici e li contraddistingue: la voglia di crescere, di non accontentarsi mai, il desiderio di migliorarsi sempre fidandosi e affidandosi ai mister, di saper fare squadra, sempre, in campo come nella vita. Sono sicuro che la prossima stagione faremo ancora meglio. E sempre Forza Auxilium!

In fotografia dall’alto, da sinistra verso destra: Giacomo Gatti – Marcello Guarini – Ivan Cordiano – Federico Borio – Federico Bustreo – Edoardo Cerello – Gianni Fasano e Vito Fasciano – Gabriele Boano – Martino Accattoli – Alagie Manneh – Andrea Baldi – Walid Bastajib – Adrien Sandjo

Sotto, da sinistra verso destra: Salah Kallok – Andres Padilla – Umberto Gargiulo – Edoardo Varela – Matteo Rowinski – Alessandro Schiavone – Alessandro Ferretti – Manuel Ngakak – Anas Belbaida – Massimo De Carlo – Gabriele Frattini.
I mister: Vito, Gianni e Marino

La testimonianza: Antonia e l’affido leggero di Ahmed, minore straniero della comunità al San Luigi

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco la testimonianza di Antonia, mamma di tre figli e casalinga torinese, che da settembre ha accolto la proposta di volontariato di “affido leggero” di Ahmed, senegalese di 17 anni, minore straniero residente alla Comunità Minori stranieri non accompagnati dell’Oratorio San Luigi di Torino.

Mi chiamo Antonia, sono mamma e casalinga, vivo a Torino, nel quartiere di San Salvario, vicino alla comunità del San Luigi, dove il martedì vengo per aiutare a preparare il pranzo coi ragazzi della comunità MSNA. Da qualche mese insieme alla mia famiglia seguiamo Ahmed, che invitiamo il sabato e la domenica a passare del tempo da noi in famiglia. Con lui via via si è instaurato un rapporto di fiducia reciproca, abbiamo cominciato a conoscerlo e a farci conoscere, e sempre in famiglia ha passato il giorno di Natale.

Il nostro non è un affido leggero ma è proprio un accompagnamento: siamo più un punto di riferimento per questi ragazzi, con cui speriamo di costruire un ponte fino al raggiungimento dei 18 anni,  quando poi cammineranno da soli. Ci siamo magari per un consiglio, per passare del tempo insieme, affinché non si sentano mai da soli.  Per tenerli per mano sperando di avere trasmesso loro i valori più importanti, aiutandoli ad integrarsi nella nostra comunità. Con Don Mauro, che è tutore dei minori stranieri della comunità, vorremmo costituire un gruppo di famiglie per elaborare un percorso di accompagnamento per i ragazzi che raggiunta la maggiore età, vivranno l’Housing Sociale, nei locali della canonica di via Saluzzo 25 bis, proprio per evitare di immetterli subito nella vita da adulti.

Perché non si diventa grandi dall’oggi al domani, in un batter d’occhio a 18 anni, età in cui si è ancora fragili e più soggetti a innumerevoli rischi e pericoli se manca una guida. Per questo abbiamo bisogno di altre famiglie che accolgano questa proposta: perché se uno è genitore, è genitore anche degli altri. Nel cuore di una mamma c’è spazio per tutti.

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Mario Bobic e l’esperienza pastorale in San Salvario: “i salesiani esistono per dare la possibilità di rispondere al progetto di Dio”

Cosa vuol dire Don Bosco in San Salvario? Ecco la testimonianza di Mario Bobic, 35 anni, croato, laurea ingegneria meccanica, già diacono della congregazione salesiana che il prossimo 23 giugno sarà ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Vito, a Fiume, in Croazia. In questo video racconta l’esperienza pastorale salesiana nel quartiere di San Salvario, a Torino, dove ha trascorso gli ultimi 2 anni di formazione tra l’Oratorio San Luigi dove ha prestato servizio, la Movida Spirituale in Largo Saluzzo e gli studi teologici alla Università Pontificia Salesiana – Crocetta previsti dal percorso formativo salesiano.

La prima volta che ho sentito la voce di Dio avevo 12 anni, frequentavo le medie, facevo il chierichetto, non badavo tanto a questo sentimento. Ho sempre però cercato di mantenere la vocazione donando la mia vita agli altri. Prima di diventare salesiano, mi sono laureato in ingegneria meccanica, la mia vocazione è così potuta maturare piano piano. Essendo poi figlio unico, diventa più difficile, i familiari e le loro aspettative sul futuro dei figli, si sa, per cui la risposta alla vocazione ha tardato ad arrivare. Fortuna che accanto a me ho avuto sempre ottime e valide guide spirituali che mi hanno accompagnato nel mio cammino di ricerca.
Sono stato tanti anni fidanzato con una ragazza ed è proprio questo sentimento che mi ha portato ad accettare la mia vocazione, perché ho scoperto cosa significa veramente amare qualcuno e donare la vita a e per qualcuno. Perché prima di chiederti cosa vuoi davvero essere, fare, è importante, più di tutto, comprendere e sentire che sei amato da qualcuno.  Proprio da questa esperienza di amore incondizionato mi sono deciso a donare la mia vita incondizionatamente per gli altri. La molla che mi ha portato a conoscere più da vicino il mondo salesiano è stata l’esperienza di dolore che ha vissuto un mio compagno delle superiori che durante la guerra ha perso il papà, per aiutare i fratellini più piccoli ha dovuto lasciare la scuola ed è andato a lavorare.
E lì mi sono posto questa domanda:  “com’è possibile che un ragazzo a cui Dio ha dato certi doni, che ha un talento, non può usarlo, svilupparlo?”. Adesso lavora, è sposato, ha due figli, ma in quel momento è stata dura per lui perdere il padre, interrompere gli studi per andare a lavorare. Dopo ho incontrato nella mia vita i salesiani: ad un direttore della casa salesiana ho chiesto una volta: “ma perché esiste l’ordine dei salesiani?” E lui: “i salesiani esistono nel mondo per dare la possibilità a tutti di rispondere al progetto di Dio”. Ecco, per questo mi sono fatto salesiano.
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La testimonianza: Krasniqi e Serena raccontano l’esperienza di postulandato all’Oratorio San Luigi

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco la testimonianza di Krasniqi Drita, 34 anni, kosovara, e di Serena La Bianca, 27 anni, siciliana, entrambe postulanti che hanno chiesto di essere ammessi all’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice – Salesiane di Don Bosco e sono in attesa di intraprendere il percorso di noviziato. All’Oratorio San Luigi di Torino hanno avuto l’opportunità di vivere la vita salesiana in un ambiente multiculturale, prestando servizio nelle attività di volontariato come il doposcuola, il piedibus e il catechismo per i ragazzi.

Come don Bosco nel sogno dei nove anni, vogliamo lasciarci guidare da Maria e, avendo lei come maestra, imparare a fare tutto ciò che il Signore ci chiederà. Naturalmente vogliamo farlo nello spirito di madre Mazzarello, fondatrice del nostro ordine: tanta semplicità e molta allegria.

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Un quarto posto “oltre le attese” per l’Auxilium San Luigi nel campionato di calcio a undici

Risultati oltre le attese per i giocatori della squadra di calcio a 11 – Categoria Juniores -dell’A.S.D. Auxilium San Luigi che chiudono la stagione in positivo. In campo i ragazzi hanno dato il meglio di loro stessi costruendo, partita dopo partita, un ottimo gioco di squadra che ha permesso di portare a casa un meritato quarto posto in campionato, su una rosa di dodici squadre.

Un andamento in positivo con risultati oltre le attese, confermato anche da Francesco, uno degli allenatori, che così ha commentato:

È stato un grande gruppo unito e propositivo, era la prima volta che giochiamo nel campionato di calcio a 11, e i risultati non si sono fatti attendere.  Nonostante nella seconda parte del campionato sia addirittura venuto a mancare il sostegno della società, abbiamo giocato un ottimo campionato. Confidiamo ancora nella forza e nella grinta dei nostri giovani, perché è da lì che ri-partiremo per costruire la squadra della prossima stagione.

 

In piedi da sinistra a destra: Iacolare -Diallo-Brignolo-Fusco-Massari-Caviasso-Beccari-Grimaldi-Hysmeta-Marchese-Dioumade.
Accosciati da sinistra a destra: Garsia-Havari-Gaveglio-Cocco-Massa-D’Agruma-Fasano-Bala.
Non presenti: Scavino-Bosticco-Battisti.

Allenatori: Francesco Esiliato

Un Auxilium da “eccellenza” nel campionato di pallacanestro del CSI Torino

Per la squadra di pallacanestro dell’A.S.D. Auxilium San Luigi la stagione 2017/2018 ha rappresentato la prima volta nel campionato di eccellenza del CSI (Centro Sportivo Italiano) Torino, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI, grazie al buon posizionamento in classifica ottenuto alla fine della passata stagione sportiva.  Diversi sono stati gli inserimenti nell’organico, i nuovi acquisti, e nonostante un periodo più lungo di assestamento del gruppo dovuto all’abbandono di alcuni importanti giocatori che non hanno più potuto giocare in squadra, il campionato è stato un crescendo sia a livello tattico sia a livello tecnico, partita dopo partita.

A confermare l’impresa ci pensa Simone Ingallinesi, giocatore della squadra che così commenta:

Il posizionamento nella parte bassa della classifica al termine della prima fase del campionato ci ha costretti ad affrontare il girone di retrocessione. Ma grazie alla buona concentrazione, agli allenamenti sempre intensi e ad una accresciuta voglia di vincere, abbiamo conservato il posto in eccellenza anche per la prossima stagione sportiva con due giornate di anticipo. Per cui possiamo affermare che il bilancio finale non può che essere considerato positivo.

Dal basso a sinistra: Valentin Nechita, Davide Einaudi, Guglielmo Gomez Serito, Sebastiano Provvisiero, Simone Speranza, Simone Ingallinesi e nella fila superiore da sx Gabriele Einaudi, Federico Viarengo, Davide Berhé, Alessandro Balbo, Sebastiano Erba, Daniele Bianco, Luca Monaco, Matteo Travostino, Paolo Imperadori, Guglielmo Zanchetta.

Giocatori assenti (nella foto): Alessandro Berruto e Riccardo Pettenuzzo.

 

Al San Luigi Giorgio Carlino per l’8xmille: “Un gesto d’amore, semplice come una firma”

Per conto di Sovvenire – Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica – è intervenuto, mercoledì 30 maggio, durante l’incontro “A.A.A. Cercasi Famiglie Adottanti” svoltosi nei locali dell’Oratorio San Lugi di Torino, Giorgio Carlino, diacono permanente della Diocesi di Torino, che ha introdotto ai presenti il funzionamento dell’8xmille alla Chiesa cattolica con cui ogni anno si dà, a milioni di persone in difficoltà, la possibilità di ritrovare la speranza.

Dal 1989 rappresentiamo quella parte della C.E.I. che realizza iniziative per informare e sensibilizzare sull’8xmille i cittadini italiani. Ogni anno hai la possibilità di far destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. La firma per l’8xmille è molto più di una firma. È innanzitutto una scelta, la tua, di destinare una quota del gettito complessivo dell’Irpef alla Chiesa cattolica, allo Stato italiano o ad altre confessioni religiose, senza nessuna tassa in più, semplicemente esprimendo la possibilità di sostenere chi si vuole. Perché destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica? Per dare speranza a milioni di persone e sostenere i più deboli, vicino a te o nei paesi più poveri del mondo. È un piccolo gesto d’amore, semplice come una firma.

Guarda l’intervento di Giorgio Carlino per l’8xmille:

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All’Auxilium San Luigi una “stagione indimenticabile” con la Volley Under 12

Alessia, Bianca, Chiara, Gaia, Emma, Eva, Manuela, Marina e Micol: sono loro le ragazze del volley Under 12 dell’A.S.D. Auxilium San Luigi che quest’anno sono riuscite, nonostante varie avversità, a costituire la squadra di pallavolo, rendendo indimenticabile l’esperienza di questa stagione. Dello stesso parere è il loro allenatore che per il prossimo anno intende sognare ancora più in grande, così dichiarando:

Nonostante non sia stato possibile partecipare ad un campionato, per motivi di numero ancora esiguo ed età diverse per poter creare una squadra di categoria, le nostre pallavoliste sono riuscite a dimostrare che la passione per uno sport va oltre ogni agonismo, alla possibilità di disputare partite o campionati. Speriamo che dopo la pausa estiva, al rientro dell’attività anche altre ragazze abbiamo voglia di unirsi a queste meravigliose.

Allenamento dopo allenamento è cresciuta in loro certo la preparazione atletica, ma soprattutto la gioia di essere una squadra, di divertirsi insieme e creare un gruppo per il solo piacere di stare insieme nello sport. Alla fine dell’anno sportivo sono riuscite a giocare insieme alla squadra Over 12 la loro partita del cuore contro tutti i loro genitori, sempre sperando di batterli “almeno in campo”.

Con grande entusiasmo tutte hanno partecipato al ritiro a Stresa, dove si sono cimentate anche nel gioco del calcio, creando amicizie con altri ragazzi della squadra calcio dell’Auxilium San Luigi.

 

 

 

A La Voce e Il Tempo la provocazione di Matteo Aigotti dell’Educativa di Strada: “Gli adulti ‘da salotto’ non educano

Matteo Aigotti, assistente sociale, coordinatore dei progetti di Educativa di strada all’Oratorio San Luigi di Torino, Barbara Celia, assistente sociale esperta in ambito giuridico, sono due educatori da alcuni anni impegnati sul fronte della prevenzione del disagio giovanile. Per La Voce e Il Tempo, settimanale della Diocesi di Torino, hanno riflettuto su alcuni fatti di cronaca collegati alla problematica del bullismo, in cui sono protagonisti adolescenti, con l’intento di lanciare una sfida agli adulti.
LA VOCE E IL TEMPO, edizione del 29 Aprile 2018. Articolo di Matteo AIGOTTI, Barbara CELIA
Preoccupazione. Timore. Grandi titoli sui giornali. Una marea che sembra non più incanalabile, che sfugge al nostro controllo e alla nostra azione. Baby gang. Ci si chiede “che succede ai nostri ragazzi? ” Abuso dell’agio o disagio di relazioni, sofferenze affettive, necessità di gridare contro un dolore muto. Emergere da un’apparente normalità per far esplodere un’aggressività inaspettata. Distese di solitudine. Spazi a volte osservati, studiati, ma forse… poco abitati. Per noi oggi il bullismo non è la culla della criminalità. Almeno: non per definizione. A meno che non siamo noi, lentamente, a esiliare una vita possibile in un ambito di emarginazione. La nuova legge sul cyberbullismo che ha preso vita nel giugno 2017 è una norma di diritto mite: vuol dire che passa il testimone al mondo dell’educazione e non alle azioni di polizia. Per innalzare la cura delle relazioni, non per inasprire le pene. Il legislatore ci crede. Ma noi? Cosa provoca in noi il ragazzetto coi pantaloni a vita bassa, che si avvicina in gruppo, col giubbotto di pelle, le mani in tasca o la sigaretta in bocca? Ci sorge il desiderio di incontrarlo o ci assale il terrore? E così lo strafottente a scuola, la figlia della vicina di casa che non mi saluta mai e sbatte le porte; ma allo stesso tempo il giovane silenzioso, quasi invisibile, di cui non c’è traccia nei ricordi di nessuno.
I ragazzi hanno bisogno degli adulti in prima persona, non dei nostri discorsi, e del nostro sdegno

Quando fai educativa di strada queste domande fanno sorridere, perché agganciano le nostre emozioni e si affacciano immagini di volti, nuovi amici, originali relazioni che si colorano riempiendosi di vita dal momento in cui incontri un giovane e gli fai capire che… per te è importante. Nei panni dell’educatore, in particolare in servizi di educativa di strada, devi interiorizzare un approccio che vede l’adulto andare verso un mondo di minori e giovani che, per essere compresi, accolti, indirizzati, necessitano di uno sforzo razionale ed emotivo. Ma a ben vedere l’impegno, l’applicazione razionale ed emotiva non sono peculiarità del mondo adulto? Viceversa assistiamo ad un mondo adulto “da salotto” che all’azione subita, alla quale spesso assiste da spettatore, agisce con l’emotività senza il filtro della razionalità. Da qui la difficoltà a far sostenere la frustrazione di un brutto voto, la fatica di accettare i propri figli per come sono e non per come vorresti che fossero. Come educatori di strada, assistendo agli ultimi fatti accaduti a Torino – e in specifico in P.zza Bodoni – ci siamo chiesti: cosa ci faceva un ragazzino adolescente in quel contesto, a quell’ora della notte? Chi si preoccupava di lui? Chi sono gli adulti che in qualche modo hanno permesso che i fatti accadessero? I rimedi? Spesso le idee semplici sono quelle di maggior successo, spesso ritornare a tempi passati produce innovazione. Come sono lontani i tempi dei giardinetti, dei cortili, dove i bambini e i ragazzi erano figli di tutti. Non era quella responsabilità condivisa e comunitaria?

Fa ancora più male sentire una madre in televisione dire: “quei ragazzini devono essere puniti” riferendosi a minori di età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Involontario cogente esempio di adulti da salotto che divengono protagonisti, non già nella vita sociale e comunitaria del territorio, ma del salotto stesso. Ritornare in strada ad incontrare i nostri ragazzi vuol dire, all’opposto, tornare ad esercitare le responsabilità adulte e questo non può e non deve essere prerogativa degli educatori di strada, ma del mondo adulto nel suo complesso. Il vero problema di oggi, forse, non è capire cosa farne di questi bulli, ma scoprire che hanno una storia, un nome, delle ferite e dei desideri. “Giovanni: cosa sai fare bene?” “Niente. Lasciami stare.” Non dedicarsi a cercare spegne la vita. La creatività nello scoprire cosa possiamo fare, chi possiamo essere, invece, la riaccende. Nella vita ciascuno di noi deve potersi sperimentare per mettersi alla prova. Si può sperimentare nel bene. O nel male. L’identità di ciascuno si incardina nelle situazioni in cui usiamo la nostra forza per primeggiare, farci notare; così come si plasma anche attraverso lo sguardo amorevole di chi ci sprona a riprovare, a non mollare, chi asciuga le nostre lacrime nelle delusioni e festeggia per i nostri successi. Queste ultime occasioni dovrebbero avere il sapore del focolare, l’odore della mamma e del papà, delle coccole dei nonni. Ma non possiamo credere che sempre avvenga e che solo quello sia il luogo eletto.

E se le porte di casa si aprono allora ciascuno di noi è interpellato: se ha dato vita ad un figlio, se ha a cuore i giovani, se insegna, se è educatore, se è un nonno… se intesse relazioni con altre storie. Se abita questo mondo, che magari contesta, ma che può essere modificato solo con l’intervento di ciascuno: dai piccoli gesti possibili, non da ideali e lamentele. Ci sono parole e sguardi che danno vita, che restano. Come ci sono parole e silenzi che fanno morire.Se hai voglia di parlare di giovani e se desideri per loro delle occasioni di bene non puoi bluffare. Devi comprometterti, sporcarti le mani, devi perdere il sonno la notte, devi aver voglia di sentire la stanchezza, devi pensare di fallire con un dolore pari alla gioia di quando le soddisfazioni ti fanno scoppiare il cuore per la felicità. Te la senti? Altrimenti possiamo continuare a fare discussioni da salotto, ma… cambiando argomento. I ragazzi hanno bisogno di noi, in prima persona. Non dei nostri discorsi e del nostro sdegno. Hanno bisogno di ritrovare la strada, partendo da lì. Dal luogo in cui sono.

Il 16 novembre al via il progetto di pastorale universitaria Sala Giovani DB con Gianni Ghiglione

Al primo piano dell’Oratorio San Luigi di via Ormea 4, a Torino, all’interno della pastorale universitaria in San Salvario, giovedì 16 novembre, alle ore 20,45 prenderà il via la Sala Giovani Don Bosco, uno spazio giovane per studenti universitari, come spiega don Gianni Ghiglione, ideatore del progetto e incaricato salesiano della pastorale universitaria di zona:

La presenza salesiana in San Salvario risale al 1847, grazie a don Bosco che vi fondò un oratorio per giovani che iniziavano a popolare anche quella zone della città. Oggi la presenza salesiana si articola negli Oratori di San Luigi, e Santi Pietro e Paolo, oltre che alle Parrocchie di Santi Pietro e Paolo, del Sacro Cuore di Maria, alla chiesa pubblica, alla cappellania dei filippini e Collegio universitario San Giovanni Evangelista. Con questo nuovo progetto vogliamo dare la possibilità a tanti giovani del quartiere di incontrarsi, stare insieme, conoscersi,  in un clima sereno, fatto di cordialità e buone proposte.

Ci troviamo in un quartiere abbastanza movimentato, zona della movida, dove i giovani universitari vivono, si ritrovano, soprattutto alla sera e nei week end. La Sala vuole quindi essere un punto di riferimento, un centro di aggregazione e uno spazio giovane di condivisione e libero scambio di idee. Possiamo realizzare tutto ciò solo grazie al tuo aiuto e alla tua partecipazione. Da cosa nascerà cosa, cammin facendo.

 

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