Notizie dalle Parrocchie: “Riscoprire e vivere il Battesimo” – BATTESIMO DEL SIGNORE

Riscoprire e vivere il Battesimo

La festa del Battesimo di Gesù è l’occasione annuale per riflettere sul nostro battesimo.  Infatti il battesimo di Gesù al Giordano richiama il Battesimo sacramento proprio per questa discesa dello Spirito Santo, che discende su Gesù in forma di colomba, come discende e impregna ciascuno di noi nel sacro rito dell’immersione nell’acqua battesimale.

Molti pensano, anche cristiani, che il battesimo sia un entrare a far parte di una realtà umana – la Chiesa – di cui forse non si condividono tutte le posizioni; riducendolo così solo nella sua dimensione orizzontale. Di qui, davanti soprattutto a scandali o prese di posizione non condivise, tante crisi e abbandoni e oggigiorno perfino richieste di cancellare il proprio nome dal registro dei battesimi. Ma il battesimo è infinitamente di più. È entrare in una relazione stabile con Dio Padre come figli, con Gesù come membra del suo corpo, con lo Spirito Santo come suo tempio. Il bambino viene battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non nel nome del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti!

Ritornare alla sorgente della vita cristiana, allora, ci porta a comprendere meglio il dono ricevuto nel giorno del nostro Battesimo e a rinnovare l’impegno di corrispondervi nella condizione in cui oggi ci troviamo, ecco perché è un impegno sempre da riscoprire. E’ l’invito di papa Francesco, che ha ricordato che “la vita cristiana infatti è intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù”.

Riscoprire il nostro battesimo, quindi, è riscoprire che il Battesimo è dono, dono immenso, dono da vivere, da non sprecare. Siamo figli di Dio, e lo siamo realmente. E’ riscoprire che è il fondamento dell’esistenza cristiana, secondo la parola dell’Apostolo: “Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27). Il Battesimo è il sacramento della nostra dignità, cioè un battezzato ha la stessa dignità del vescovo e del papa, e riscoprire il proprio Battesimo significa sapere che io sono protagonista della vita della Chiesa e che non ho bisogno dell’autorizzazione o del mandato di nessuno per darmi da fare, per costruire la Chiesa, per essere annunciatore del Vangelo e testimone del Risorto. I cristiani, cioè, sono “chiamati a far risplendere la novità e la forza del Vangelo nella loro vita quotidiana, familiare e sociale, come pure ad esprimere, con pazienza e coraggio, nelle contraddizioni dell’epoca presente la loro speranza nella gloria”, come detto da Giovanni Paolo II (Christifideles laici, 14).

Insomma, la fede è una cosa di cui essere orgoglioso, e che è messa nelle mie mani – o meglio, nel mio cuore – perché io sia protagonista della Chiesa di cui faccio parte grazie al Battesimo.

In tanti, credo, preghiamo il “Dio del cielo”. Forse spesso ci dimentichiamo del “Dio della terra”. Da bambini ci insegnavano a voler bene a Gesù. È facile dire “io amo Dio, amo Gesù”. È molto difficile amare la sorella e il fratello che mi sta accanto. È facile dirsi cristiani. È difficile tradurre il Vangelo nella vita di tutti i giorni.

Quando anch’io, come Gesù, “mi metto in fila” con i più deboli, quando mi prendo cura di chi mi sta accanto, quando non rimango indifferente di fronte alle ingiustizie, anche io vedo “squarciarsi i cieli”. Anche per me Dio ripete le stesse parole: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Ecco che cosa vuol dire diventare “figli di Dio”, cosa vuol dire riscoprire e vivere il proprio battesimo.

Don Claudio

Dal vangelo secondo Marco (1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

RIPRESA del Catechismo

Dopo mesi, dopo anche l’esperienza del cammino di Avvento fatto in lontananza, desideriamo ripartire con la Catechesi anche in presenza, pur nel rispetto di tutte le normative. Ripartiamo con un primo incontro tutti insieme per anno di catechismo, sarà anche occasione per suddividere i gruppi. In quell’occasione presenteremo l’ipotesi di cammino.

  • 1° anno di catechismo (2° elem.) – Lunedì 18 gennaio
  • 2° anno di catechismo (3° elem.) – Martedì 19 gennaio
  • 3° anno di catechismo (4° elem.) – Mercoledì 19 gennaio
  • 4° anno di catechismo (5° elem.) – Giovedì 20 gennaio
  • 5° anno di catechismo (1° media) – Venerdì 21 gennaio

Gli incontri si svolgeranno nella Chiesa SS. Pietro e Paolo Ap. (L.go Saluzzo), orario: 17.15 – 18.00 

Salvo cambiamenti nelle normative legati ai vari DPCM

 

RIPRESA delle messe feriali al Sacro Cuore di Maria

Da Martedì 19 gennaio riprendono le Messe feriali al Sacro Cuore di Maria Martedì e Giovedì alle ore 18.30

 

L’oratorio non si ferma! 

Un bel modo di concludere ed iniziare l’anno al nostro oratorio. Gli ultimi giorni di dicembre e i primi giorni di gennaio ha avuto luogo l’inverno ragazzi, un’opportunità data ai ragazzi per vivere le vacanze invernali, se non nella normalità consueta, almeno facendo un’esperienza di gruppo in presenza, dopo mesi di lezioni davanti ad uno schermo. Tanti i giochi e le attività. Da segnalare soprattutto la tombolata dell’ultimo giorno, vissuta come una grande festa, sia in presenza coi ragazzi che hanno aderito all’iniziativa, e sia online con alcune famiglie da casa. Un segno di allegria e di normalità: l’oratorio continua ad essere casa e cortile che accoglie.

 

Oratorio SAN LUIGI

Via Ormea, 4 – 10125 TO

Tel. 3387257105 – oratorio@sanluigitorino.org

Notizie dalle Parrocchie: “La cultura della cura come percorso di pace”

“La cultura della cura come percorso di pace”  

Mettere i soldi delle armi in un fondo contro la fame. È l’idea di Papa Francesco nel messaggio per la 54ª Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2021) «La cultura della cura come percorso di pace», «come impegno comune, solidale e partecipativo, per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti e per interessarsi alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto, all’accoglienza», via privilegiata per la costruzione della pace. Il Papa si rivolge ai capi di Stato e di governo, ai capi spirituali, ma è messaggio attuale per ogni cristiano, per ciascuno di noi e soprattutto un ottimo auspicio, augurio e impegno per l’anno che inizia. Il Covid-19 ci ha insegnato «l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza», dice il Papa.

Davanti alla domanda di Dio: «Dov’è Abele, tuo fratello?» Caino rispose: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). E noi? Qual è il mio rapporto con ciò che è esterno a me: lo uso o lo porto a fioritura? Lo elimino come ostacolo o lo accolgo come dono da far crescere?

Ricordiamocelo. La radice della pace, ma anche della concordia, della serenità, di un vivere più felice, è scoprire l’altro, il diverso talmente bello da desiderare che fiorisca, per un mondo di fratelli nella giustizia e nella pace.

Ne siamo consapevoli? Siamo pronti per questo?  Guardando al mondo, alla nostra società, anche attorno a noi, sembrerebbe di no! Anche nella emergenza sanitaria “accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione”.

Abbiamo davvero bisogno di una nuova cultura, di un modo nuovo, cioè, di far crescere l’uomo e l’umanità: è la  «cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente».

Ed è una cultura che nasce dal prendere a cuore, sentire come proprio ogni battito di vita che è attorno a noi, proveniente da ogni creatura di Dio Padre. Per questo il Papa ci ricorda l’avvicinarsi, il rendersi prossimo che il Vangelo ci ha consegnato nella pagina che mostra come Gesù sia il Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui (cfr Lc 10,30-37).

In questo messaggio ci offre anche «la “grammatica” della cura: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato».

«Quanto ciò sia vero e attuale ce lo mostra la pandemia del Covid-19, davanti alla quale “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme” perché “nessuno si salva da solo”». E questo è vero nei rapporti tra Stati ma anche tra di noi, ad iniziare dalle relazioni con chi ci vive accanto. Infatti “prendersi cura” è dire all’altro tu sei importante per me; non sei nemico, ma alleato per un futuro migliore; non sei un peso, ma una risorsa. Di questo il Papa ci invita ad essere profeti e testimoni, cominciando in famiglia, poi nelle scuole, nella nostra comunità e quartiere.

Santa Teresa di Calcutta insegnava: «Il frutto del silenzio è la preghiera; il frutto della preghiera è la fede; il frutto della fede è l’amore; il frutto dell’amore è il servizio; il frutto del servizio è la pace». Il servizio, che si fa accoglienza, solidarietà, aiuto concreto, ci aiuta a vedere l’altro non come un mezzo da sfruttare e poi scartare quando non più utile, ma come nostro prossimo, compagno di strada, chiamato a partecipare, alla pari di noi, al banchetto della vita a cui tutti sono ugualmente invitati da Dio.  «Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri». Allora, nonostante tutto, sarà veramente un felice 2021.

Don Claudio

 

Venerdì  1 Gennaio 2021 –  Maria SS.Madre di Dio

Dal vangelo secondo Luca (2,16-21)

In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

 

Domenica 3 Gennaio 2021 – II Domenica dopo Natale

Dal vangelo secondo Giovanni (1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù  Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

 

Notizie dalle Parrocchie: Natale – “Non temete!”

“Non temete!”
“Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore!” (Lc 2,10).
E’ il mio augurio per questo Natale strano, particolare. Un Natale segnato da una giusta prudenza, che ci deve animare per salvare dal Covid 19 il maggior numero di persone; ma al contempo reso più cupo dalla paura del futuro e dalla tristezza per la perdita di qualche persona cara. Augurio che è l’eco delle parole degli angeli ai pastori nella notte di Natale. Parole che annunciano una Presenza che da quell’ “oggi” di più di duemila anni fa, non ha più abbandonato l’umanità: il Figlio di Dio fatto uomo.
In primo luogo voglio sentirmi vicino con la preghiera, affidando a quella Presenza, a quel Bambino, chi è malato, chi sta piangendo un amico o un parente deceduto, chi fa fatica a sorridere, a credere e a sperare.
Ma soprattutto quel “Non temere” irrompa come un raggio di luce nelle fitte tenebre del mondo e fughi ogni paura! E’ una cosa terribile la paura, perché blocca le mani che non riescono più ad abbracciare, i piedi che non ardiscono più di camminare, gli occhi che non scorgono un orizzonte: “La paura, principio di ogni fuga, è il contrario della fede” (Ermes Ronchi).
Ma è il contrario anche della speranza, della carità, della fiducia nell’altro. La prudenza per evitare il contagio da Covid non può essere unita alla paura, ma al coraggio e alla forza di resistere all’impatto di questo momento difficile. Il Natale arriva per annunciarci una verità valida per ogni giorno dell’anno: “Oggi è nato per noi un Salvatore!”. E’ il motivo grande per non temere, perché questo Dio non ci fa fuggire dalla storia e dalla responsabilità, ma si “tuffa” nella nostra umanità, e ci invita ad andare oltre le nostre piccole visioni ristrette, ci rassicura che Dio è premuroso verso i suoi figli, tutti “amati dal Signore”, e ci fa incamminare su una strada che porta alla luce.
Maria, Giuseppe, Zaccaria e i pastori, tutti, dopo aver ricevuto quell’annuncio, e il Vangelo ce lo racconta, “si mettono in cammino”: Maria va incontro a sua cugina Elisabetta, Giuseppe va da Maria per prenderla come sposa, Zaccaria da sua moglie e la rende madre, i pastori vanno a Betlemme e
Venerdì 25 Dicembre 2020
adorano il Bambino avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia.
Che sia proprio quel “Non temere!” a rimetterci in cammino.
Iniziamo con la preghiera. Ad un Dio che ci rassicura si dice “Grazie”; si dice: “Mi fido di te!”. Pregate, allora, in famiglia, da soli, amate quel silenzio riempito della presenza di Dio, e quel “Non temete!” invaderà pacificamente ogni angolo buio del cuore!
Curiamo e non abbandoniamo. Prendiamoci cura gli uni degli altri. Il “Non temere” che sentiamo da Dio, divenga come una “valanga d’amore” che travolge tutti con la carità. Curare le relazioni, curare chi è solo, curare chi non è curato!
Siamo prudenti e sentiamoci responsabili della salute degli altri. Evitare il contagio è un atto d’amore gradito a Dio e all’umanità.
Condividiamo, non tanto qualcosa, ma la vita, con i suoi pensieri, le sue risorse, i suoi slanci. E poi perché non pensare tra i regali da fare, anche un dono per una persona sola, povera, emarginata, magari anche sconosciuta? Proviamo a condividere! Diventiamo gli “artigiani della fiducia nel futuro”. E ci sentiremo più felici!
Proviamo a festeggiare un Natale 2020 più semplice e sobrio, e quindi più vero e più bello. Questo Natale inedito ci può aiutare a rileggere le nostre convinzioni e abitudini e anche a riconoscere tante cose a cui possiamo rinunciare. Da questo cambiamento potrà nascere il bene per la società, e sarà un po‘ come la nascita del Bambino a Natale, come l’inizio di una nuova storia.
Valgano per tutti noi le parole pronunciate da papa Francesco quest’anno nella solennità di Pentecoste: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.
A tutti voi auguro una festa di Natale piena di speranza con al centro il motivo di questa speranza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio di una Madre terrena.
don Claudio

Natale

Dal vangelo secondo Luca (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Domenica 27

Dal vangelo secondo Luca ( forma breve 2,22.39-40)
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

 

Gli auguri di un Santo Natale, di don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani di Piemonte Valle d’Aosta e Lituania

Don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani di Piemonte Valle d’Aosta e Lituania, per questo Natale ha desiderato fare gli auguri con un messaggio video rivolto ai confratelli, ai laici corresponsabili nella missione, ai membri della Famiglia Salesiana ed ai giovani tutti.

Notizie dalle Parrocchie: 4° Domenica di Avvento – Per un natale speciale

Per un Natale speciale in tempo di Covid

Ci avviciniamo al Natale. Natale strano quest’anno. Tanti dubbi, tante preoccupazioni. Non solo come cristiani, ad iniziare dall’orario della Messa di mezzanotte, ma anche come persone. Cenone sì o cenone no, in sei o in dodici? Seconda casa sì o seconda casa no?
Tra tante incertezze almeno due certezze le abbiamo. Primo. Siamo in un momento particolare. Interesse di tutti noi è non abbassare la guardia per non ritrovarci al rientro dopo le feste con un nuovo picco di contagi, ricoveri e, purtroppo, anche di decessi. Secondo. Messa di mezzanotte sì oppure no? Il Natale possiamo comunque viverlo, e questo anche e soprattutto come cristiani. Proprio perché momento particolare potrebbe essere l’occasione per vivere un Natale diverso, un Natale speciale.
Provo a suggerire a me e a voi tre piccole indicazioni per fare di questo Natale, un Natale speciale.
Primo. Siamo stati tutti colpiti, fin dall’inizio, dall’impegno di medici e infermieri, che bardati con mascherine e tute, fin da subito si sono impegnati per curare e difendere la salute di tutti noi, mettendo a rischio spesso la loro stessa salute. Se ci pensiamo bene, a Natale celebriamo proprio questo. Gesù si è fatto uomo, sceso in mezzo a noi. Non ha avuto paura di sporcarsi le mani, è
Domenica 20 Dicembre 2020
diventato uno di noi per salvarci, per salvarci dal virus della paura, dell’egoismo, della chiusura in noi stessi. Natale significa in fondo accogliere Gesù che viene a salvarci. Proviamo a domandarci qual è la parte malata di noi per cui vogliamo chiedere a Gesù che viene, di curarci e salvarci.
Secondo. Natale è la festa più bella per chi ha qualcuno con cui possa festeggiarlo. Ecco perché per i poveri spesso non è la festa più bella, perché sono soli, senza nessuno con cui viverla. Ecco perché molti si impegnano ad aiutare i poveri a vivere il Natale in modo diverso. Pensiamo anche alla nostra stessa Caritas. Quest’anno tanti pranzi di Natale non si potranno fare, come altre iniziative che prevedevano il coinvolgimento degli stessi poveri. Ma non per questo dobbiamo dimenticare i poveri. Possiamo aiutarli in qualche modo. Un’ offerta, un pacco viveri. E’ il regalo in più che invitavo a mettere sotto l’albero che sicuramente non impoverisce noi, ma arricchisce qualcun altro. Non risolverà i suoi problemi, ma farà sentire anche a lui un po’ del calore che tutti noi vogliamo vivere in questi giorni, che è il calore di una famiglia in cui ci sentiamo accolti.
Terzo. I poveri non sono solo quelli che girano per le strade senza avere un tetto sotto cui dormire. Poveri siamo anche noi quando ci sentiamo soli, ci sentiamo tristi. E se qualcuno ci dà un gesto di vicinanza, di affetto, di comprensione, nella nostra sofferenza, questo ci dà sollievo.
Forse conosciamo persone che hanno perso persone care o altre che, vivendo da sole, quest’anno non hanno nemmeno quel qualcuno da cui recarsi per condividere quel pranzo o quella cena che diventava il loro Natale. Questo Natale può diventare l’occasione per farti sentire vicino. Una telefonata, un regalino. Un bigliettino scritto a mano. Un panettone con un biglietto scritto dai tuoi bambini. Un bicchiere d’acqua non costa nulla ma, se una persona è sola nel deserto,può salvarle la vita. A noi costa poco, ma un piccolo gesto di vicinanza può permettere ad una persona sola di vivere il Natale con un pizzico di sofferenza in meno e un pizzico di sorriso in più.
E poi, Covid o non Covid, sono cose che possiamo fare sempre e magari non soltanto a Natale.
don Claudio

Dal vangelo secondo Luca  (Lc 1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

Servizio Civile con i Salesiani a San Salvario

Un capitolo del servizio civile sta per chiudersi e uno nuovo sta per incominciare. Vuoi farne parte?

Prendi un anno per te ma uscendo da te stesso! Offri parte del tuo tempo ai più giovani per comprendere ancora meglio il tuo percorso di studi oppure addirittura il tuo percorso di vita.

Attualmente presso la casa salesiana di Torino San Salvario sono attivi 7 volontari. 5 sono impegnati nelle attività di oratorio e 2 nella comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati ed in entrambe le attività termineranno il loro impegno il 14 gennaio 2021.

Ecco le loro testimonianze:

Caterina

Volontaria di Servizio Civile in Oratorio

Il servizio civile per me è stato un’esperienza bella ma piena di sfide, specialmente durante questo periodo di covid. Ho imparato tante cose come coniugare i verbi mentre stavo aiutando i bambini a fare i compiti, ho anche avuto la bella esperienza di partecipare nel banco alimentare che era una cosa che non avevo mai sentito. A parte quello ho fatto delle amicizie sia con i colleghi che con i bambini e spero in un futuro splendente per tutti

Davide

Volontario di Servizio Civile in Comunità di accoglienza per Minori

Una bellissima esperienza. La cosa più bella che mi porto dietro, è stata quando siamo andati in montagna con i ragazzi.

Giorgia

Volontaria di Servizio Civile in Oratorio

Il servizio civile mi ha dato l’opportunità di conoscere i miei limiti e le mie capacità, mi ha dato la spinta giusta per mettermi in gioco a tutto tondo, per esempio per stimolare il mio spirito di iniziativa e per confrontarmi con la bellezza del trovarsi in un ambiente dai mille colori e dalle mille sfaccettature; inoltre, ha confermato le mie aspirazioni personali e avendo avuto a che fare spesso con DSA e BES mi ha fatto capire quanto sia importante l’integrazione scolastica ai fini della crescita dei ragazzi nella nostra società.

Lorenzo

Volontario di Servizio Civile in Oratorio

Il mio servizio civile è stato pieno di sorprese a partir dalla rimodulazione del servizio all’inizio della pandemia. Mi ha dato un assaggio della vita lavorativa e mi ha insegnato molte cose. Questa esperienza me la porterò sempre con me e spero di mettere in pratica nella vita quello che questo percorso mi ha dato.

Martina

Volontaria di Servizio Civile in Comunità di accoglienza per Minori

Servizio civile è stato un anno di maturazione personale, a livello di consapevolezza di quanto valgo e di ciò che sono capace di fare, ma anche rispetto ai margini di crescita che ho ancora davanti a me. È stato un anno importante perché mi ha chiarito le idee su cosa voglio fare in

futuro e in questo ha soddisfatto pienamente le aspettative iniziali. Ma soprattutto è stato un anno intenso e ricco a livello umano, che mi ha insegnato ad approcciarmi in punta di piedi ai ragazzi per via delle loro storie, a volte per niente “facili”, motivo per cui un rapporto di fiducia con loro si costruisce a fatica e con pazienza nel tempo. Sicuramente il Covid-19 ci ha costretto a ripensare più volte il nostro servizio, però ad una presenza da remoto, ho preferito di gran lunga una presenza più vicina in comunità, per far sentire ai ragazzi che, nonostante tutto, noi ci siamo per aiutarli ad affrontare una situazione così limitante per le loro vite

Nouhaila

Volontaria di Servizio Civile in Oratorio

Per me il servizio civile è stata un’esperienza importatnte sia a livello lavorativo che personale che mi ha segnato molto, mi sono trovata benissimo, sia con i colleghi che con i ragazzi dell’oratorio che mi hanno subito accolta e trattata benissimo. Ho appreso molto più di quello che mi sarei mai aspettata, ho vissuto momenti indimenticabili e spero di aver lasciato qualcosa anche io come lo hanno fatto loro.

Silvia

Volontaria di Servizio Civile in Oratorio

Il servizio civile è stata un esperienza di crescita personale. Ho vissuto in un ambiente multiculturale ricco di stimoli per eventuali opportunità future.

Ho appreso tante cose e ho imparato ad approcciarmi con i ragazzi.. Consiglio vivamente questo tipo di esperienza!

Anche il prossimo anno (2021-2022) ci sarà la possibilità di svolgere il servizio civile presso la casa salesiana di Torino San Salvario e ci saranno a disposizione 9 posti per volontari di servizio civile: 6 volontari saranno impegnati nelle attività di oratorio e 2 volontari nella comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati e 1 volontaro presso l’Housing Sociale.

Il bando è stato aperto!! Hai tempo fino al 8 febbraio per presentare la tua domanda online!

Come candidarsi?

Per fare la domanda di Servizio Civile sarà obbligatorio avere le credenziali SPID (utili anche per altri servizi della pubblica amministrazione richiedibili a questi gestori di servizi). La domanda potrà essere inoltrata attraverso la piattaforma online DOL, dopo la pubblicazione del bando, che avverrà entro la fine del 2020.

Nel mese di Febbraio si terrà l’iter selettivo che vedrà per quest’anno colloqui online dei candidati che hanno presentato la domanda e nel mese di Aprile 2021 l’inizio del servizio per i candidati selezionati.

Le possibilità per l’anno che si apre sono le seguenti:

L’impegno del volontario di servizio civile è annuale con un monte ore di 1145 ore di servizio annuali, circa 25 ore settimanali, compresa la formazione specifica e generale che viene erogata in fase di avvio del servizio.

Ogni mese il volontario di servizio civile percepisce un rimborso mensile di 439,50 euro.

 

Chi può fare domanda?

Il Servizio civile universale è aperto ai giovani dai 18 ai 28 anni che possiedono i seguenti requisti:

  • essere cittadino italiano oppure essere cittadino degli altri paesi della UE
  • essere cittadino non comunitario regolarmente soggiornante in Italia
  • non aver riportato condanna in Italia o all’estero, anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo ovvero ad una pena anche di entità inferiore per un delitto contro la persona o concernente detenzione, uso, porto, trasporto, importazione o esportazione illecita di armi o materie esplodenti ovvero per delitti riguardanti l’appartenenza o il favoreggiamento a gruppi eversivi, terroristici, o di criminalità organizzata.

Si può partecipare al Servizio civile una sola volta.

 

Per maggiori info:

Se sei interessato ad avere maggiori informazioni sul servizio civile nella casa salesiana di Torino San Salvario puoi contattarci ai seguenti contatti:

Se invece sei interessato a fare servizio civile con i salesiani in piemonte ma non nella casa salesiana di Torino San Salvario puoi conoscere le altre possibilità contattando:

Ulteriori aggiornamenti sulla pagina Facebook di Salesiani Servizio Civile ICP.

 

Notizie dalle Parrocchie: 3° Domenica di Avvento – Avvento, tempo di speranza

“A che ora è la messa di mezzanotte?”

Telefonata con richiesta che immancabilmente arriva alla vigilia di ogni Natale. A cui segue la solita risposta: “A mezzanotte!”. Domanda che sarà  ancor più pressante quest’anno il cui le nuove normative contro il diffondersi della pandemia ci chiedono di terminare il tutto entro le ore 22.00. Ma soprattutto domanda che nasconderà da parte di molti un fondo di polemica. Ho sentito affermare  da un autorevole esponente politico che quest’anno non sarà Natale perché Gesù non potrà nascere a mezzanotte. Ma è proprio così? Certamente una affermazione come questa dice che l’analfabetismo religioso fa parte di molti che si dicono cristiani. Infatti non abbiamo nessun documento o certificato di nascita che attesta il giorno e l’ora precisa della nascita di Gesù. Neppure i Vangeli lo dicono. Da Luca sappiamo solo che nacque di notte, perché l’annuncio ai pastori fu fatto mentre loro vegliavano il gregge.
Certo il simbolismo ci sta e affascina, ma non può in questo tempo così sofferto diventare motivo di scontro. Il 25 dicembre è il giorno in cui i popoli dell’antichità celebravano la nascita del Dio sole nascente, data che fu sostituita successivamente da quella del giorno natale dell’Imperatore. I cristiani del terzo secolo con buona ragione decisero che quella sarebbe stata la data della nascita del Messia, la vera luce che illumina ogni uomo, il vero re.

Domenica 13 Dicembre 2020 che governa le nostre vite. E, inoltre, è una tradizione solo del cristianesimo occidentale, mentre la chiesa d’oriente, ferma alla tradizione più antica, fissa il Natale nel giorno dell’Epifania. Resta per tutti il significato: “Non siamo soli, Dio non ci lascia nella nostra oscurità, vince la notte”. Il Signore non si è stancato di noi, anzi, vuole e desidera essere il Dio con noi, per noi e in noi!
Quella è notte per aprirgli il nostro cuore, la nostra vita, le nostre case, affinché Lui entri, le riscaldi con il suo calore, le illumini con la sua luce e la sua parole, le rafforzi con il suo amore. Quest’anno sotto l’albero non mettiamo i soliti regali, quelli che non ci cambiano la vita, quelli che dopo Natale sono già vecchi, fuori moda, ma mettiamo il nostro impegno ad aprire il cuore agli
altri, ad iniziare da chi ci vive accanto, familiari, parenti e amici; mettiamo il nostro impegno a far diventare concreto il nostro
amore per aiutare chi non ha nemmeno i soldi per fare la spesa, chi ancora non ha lavoro e chi lavora a dodici anni, chi dorme per strada e chi è

solo in una corsia di ospedale, chi vive lontano dal suo paese e dalla sua famiglia, chi è vittima dell’ingiustizia, chi non trova la pace del cuore, chi è solo e senza affetti, chi non ha più lacrime da versare, chi è ancora troppo piccolo per capire che gli stanno rubando i sogni e la possibilità di crescere con dignità in questo mondo malato non solo di Covid, ma dalla violenza, dai falsi valori imposti dalle leggi di un mercato che ha stravolto anche la magia del Natale, quella vera. Quest’anno facciamo in modo che la luce venga nel mondo aggiungendo un posto a tavola, alla tavola della fratellanza, del pane condiviso, della comunione tra gli uomini di buona volontà per ricostruire con il linguaggio dell’amore le nostre famiglie, la nostra città. Noi siamo con Madre Teresa di Calcutta e con Papa Francesco che ci ricordano che “ è Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi la mano”, ma sappiamo anche che dobbiamo ragionare su un mondo che ha preso una strada che non ci piace: quella dei pochi capitalisti che stanno bene e comandano e dei tanti che dovrebbero accontentarsi delle briciole che cadono dallo loro tavola imbandita, cioè di essere dei nuovi Lazzaro davanti alla porta di casa del ricco Epulone. Sarà sempre Natale se quelli che andavano a messa a mezzanotte, quest’anno andranno prima. Ma anche per loro non sarà comunque Natale, messa o non messa, se sarà Natale solo per loro.

don Claudio

 

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-6.19-28)
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

Orari celebrazioni Natalizie

Per rispettare le regole imposte dal governo italiano, in questa situazione pandemica, di mantenere il coprifuoco alle 22 anche la sera del 24 dicembre, si è dovuto variare  l’orario solito delle celebrazioni.

Pertanto l’orario delle celebrazioni nelle varie chiese, soprattutto per quanto riguarda quelle della vigilia, il 24 dicembre, ha dei cambiamenti (NB. Fare attenzioni alle S. Messe soppresse e l’orario di quella della notte!). Mentre per il giorno 25 dicembre, Natale del Signore, si seguirà l’orario festivo delle S. Messe

L’orario sarà, quindi, il seguente:

San Salvario House: la casa dove i viaggi si incontrano

Spesso vi abbiamo parlato dei nostri ospiti e delle loro avventure, ma effettivamente non vi abbiamo mai spiegato che cos’è e come funziona la vita all’interno dell’housing.

Innanzitutto, la parola housing arriva dall’inglese e significa “abitazione”; quindi è una casa, nel nostro caso è una casa molto grande; inoltre, dobbiamo aggiungere che il nostro è un social housing, con quest’ultima definizione si fa riferimento ad un particolare intervento sia immobiliare sia urbanistico che in un solo progetto mira a risolvere più problematiche, nel nostro caso la casa dentro la quale abitiamo è frutto di una restaurazione della canonica della parrocchia “Santi Pietro e Paolo Apostoli”, la canonica è stata completamente ristrutturata ed ora è costituita da un’ampia cucina, da una sala mensa, 8 camere per un totale di 14 posti, e di queste ce ne sono per tutti i gusti poiché abbiamo stanze: singole, doppie e triple, ognuna di queste ha un bagno privato al suo interno, e poi abbiamo ancora una sala tv, una sala studio, la mansarda ed un’ampia terrazza!

In “San Salvario House” ci sono persone che provengono da ogni dove, ad esempio, in questo preciso momento c’è un ragazzo maliano, due ragazzi guineani, due ragazzi gambiani, un ragazzo camerunense, uno congolese e due ragazzi senegalesi, risalendo poi il mondo abbiamo 5 ragazzi italiani, ma anche in questo caso, per non annoiarci troppo, provengono tutti da parti diverse dell’Italia, c’è un ragazzo napoletano, uno romano, un siciliano, un padovano ed un valdostano.

L’housing è uno spazio in cui tutte le culture, per quanto diverse, riescono a convivere sotto lo stesso tetto avvolte da un profondo clima di rispetto.

I ragazzi che abitano qui hanno storie molto diverse tra di loro ma con lo stesso comune denominatore, hanno fatto tutti un viaggio e qui si sono incontrati per percorrere un pezzo di strada insieme. 

Tra i giovani ci sono sia studenti sia giovani lavoratori che neomaggiorenni usciti da percorsi per minori non accompagnati, alcuni sono alle prime esperienze di vita indipendente, altri invece hanno già fatto esperienze di vita autonoma ma gli piaceva l’idea di vivere in un ambiente multiculturale all’insegna della condivisione.

In housing infatti spesso si condividono momenti comuni: il pranzo o la cena sono uno dei momenti di maggiore scambio dove la differenti cucine si incontrano, si conoscono e si arricchiscono, ma non solo nei momenti dei pasti si condivide, spesso si parla di musica m

a anche di fatti attuali e ci si confronta, altre volte invece ci si incuriosisce sulle varie religioni ed infine si scambiano competenze sia dal punto di vista tecnologico, linguistico, organizzativo.

 

San Salvario house è inserito nella Casa Salesiana di San Salvario e questo offre numerose opportunità di relazioni e servizi agli abitanti dell’housing. Offerte di servizi come assistenza per la ricerca lavorativa e abitativa, corsi di italiano, sostegno per i documenti, ma anche proposte di volontariato in cui i giovani possono sperimentarsi: oratorio, doposcuola, caritas…

 

Insomma possiamo dire che per quanto l’housing sia un concetto di vita comunitaria ibrido poiché non è né una comunità né uno studentato resta comunque un luogo che profuma di casa ed in qualche modo anche di famiglia.

 

Erika Castagneri, Educatrice Housing

 

 

Notizie dalle Parrocchie: 2° Domenica di Avvento – Avvento, tempo di speranza

Avvento, tempo di speranza! Come viverlo al tempo del Covid.

È iniziato domenica scorsa l’Avvento,
il tempo forte dell’Anno liturgico che
prepara al Natale. Quest’anno è un Avvento segnato dalla pandemia,  dalle restrizioni, dal distanziamento fisico, dall’impossibilità di tenere “dal vivo” nelle parrocchie incontri e momenti di riflessione, dai timori anche nella partecipazione alle celebrazioni, dalle misure anti-Covid che accompagnano le Messe e la vita ecclesiale. Ma questo non fa venir meno la sua importanza.

L’Avvento «è un tempo di attesa, è un tempo di speranza» e «ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo, per condurla alla sua pienezza, che è il Signore. È il “Dio con noi”, Dio non è lontano, sempre è con noi, al punto che tante volte bussa alle porte del nostro cuore» (papa Francesco).
È il tempo dell’attesa della venuta di Dio che viene celebrata nei suoi due momenti: la prima parte del tempo di Avvento invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; poi, avvicinandosi il Natale, la seconda parte dell’Avvento rimanda al mistero dell’Incarnazione e chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la salvezza di tutti.
L’Avvento è poi tempo di conversione, alla quale la liturgia di questo momento forte invita con la voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3, 2). Infine è il tempo della speranza gioiosa che la salvezza, già operata dal Signore, e le realtà di grazia, già presenti nel mondo, giungano alla loro maturazione e pienezza, per cui la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e «noi saremo simili a lui e lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).

In questo tempo siamo presi per mano da Maria, e la festa dell’Immacolata ce lo ricorda. Infatti, guardando all’«ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, siamo invitati ad assumerla come modello e a prepararci per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode». (Paolo VI, Marialis Cultus). Papa Francesco ha sottolineato che «Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo» ed è «colei che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio, “la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Rom 16,25) grazie «al suo “sì” umile e coraggioso». Guardiamo a lei, impariamo da lei, icona dell’attesa fiduciosa e vigilante, della disponibilità attenta e concreta al mistero di Dio.
Numerosi sono i gesti e i segni che possono accompagnare questo periodo, anche e soprattutto in famiglia, in quest’anno pandemico. La corona d’Avvento. È il segno dell’attesa del ritorno di Cristo; i rami verdi richiamano la speranza e la vita che non finisce. Inoltre il progressivo accendersi delle quattro candele, dedicate a quattro figure tipiche dell’attesa messianica (i profeti, Betlemme, i pastori, gli angeli), è memoria delle varie tappe della storia della salvezza. Il presepe. «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Mentre contempliamo la scena del Natale siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo». (papa Francesco)
Lo stesso albero può diventare richiamo. L’albero di Natale evoca sia l’albero della vita piantato al centro dell’Eden, sia l’albero della croce, perché Cristo è il vero albero della vita. E se tra i doni posti sotto l’albero mettiamo anche il “dono per i poveri”, allora non solo rende più splendenti le nostre case ma anche i nostri cuori e le nostre vite. Buon cammino d’Avvento.

don Claudio

 

Dal vangelo secondo Marco (Mc 1,1-8)

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».