Quaresima: La “sorpresa” di Pasqua.

La “sorpresa” di Pasqua

Una delle tradizioni di Pasqua è scambiarsi o regalare uova di cioccolato, soprattutto con i bambini. Con una particolarità: la sorpresa. Anch’io ricordo quando ero bambino. In quel tempo la sorpresa era più importante dell’uovo stesso. Ancora adesso quando si vede un uovo di Pasqua si pensa alla sorpresa che custodisce. Ed immagino gli occhi dei bimbi che assisteranno al momento in cui qualche adulto spaccherà quel loro dolce. Quegli occhi spalancati, pieni di improvviso stupore, sono i veri occhi “pasquali”. Sono gli occhi dei primi discepoli che hanno visto il Risorto. Non riuscivano a crederci, lo guardavano tra la meraviglia e l’incredulità. Troppo bello per essere vero! Troppo grande, troppo entusiasmante, troppo importante, troppo nuovo! Troppo! Un uomo che vince la morte, che non viene inghiottito dal nulla, che trasforma il muro in breccia! Ciò che è solo tenebra diventa all’improvviso luminoso. Non riescono a crederci. Stupore. Incredulità. Quegli uomini esultano e tentennano, poi corrono, saltellano, gridano. La sorpresa li rigenera, li rende leggeri. I due di Emmaus corrono per undici chilometri al buio per andare dagli amici a gridare, con la voce spezzata dell’emozione: Gesù è Risorto. La fine non è più fine; il nulla non è più invincibile. Non siamo più schiavi, ma liberi. La paura, il dolore, il sospetto, la morte… non sono più nemici invincibili. Ora possiamo rialzarci, alzare la testa da persone libere. La vita non finisce nel nulla, ora ha un senso, un fine, una breccia. In ogni momento, anche il più duro e doloroso, c’è un ultimo e ulteriore senso: stare in Lui, nel Risorto. Nulla ci separerà dal suo amore, nulla ci strapperà dalla sua mano. Nemmeno l’ingiustizia della morte. Neppure le sofferenze più forti. Neppure la pandemia che tutti ci coinvolge.

Viviamo una Pasqua ancora segnata dalla persistenza del contagio. Distanziati, con amici ammalati, alcuni gravi, con enormi fatiche lavorative, scolastiche e sanitarie. Ci siamo dentro, tutti nella stessa barca assalita dalla tempesta, come sì è espresso un anno fa papa Francesco. Impauriti, stanchi, delusi, arrabbiati.

E dopo i primi mesi segnati dall’ “andrà tutto bene”, ora in molti lo scoraggiamento, il puntare il dito, le accuse ai privilegiati, la lotta alle inadempienze, la ricerca dei colpevoli. E’ normale . La fatica si fa sentire ed emergono sbagli ed ingiustizie. E’ situazione da affrontare con realismo. Ma non dobbiamo fermarci a questo. La Pasqua arriva per curarci l’anima. Qualcuno ha detto che “la pandemia è iniziata come malattia dei corpi e sta diventando malattia dell’anima”. La Buona Notizia di Pasqua ci dice che non siamo e non saremo mai “incatenati” dalla pesantezza dell’anima. “Se, nonostante tutto siamo ottimisti è perché Cristo è risorto!“, gridava al mondo don Franco Delpiano mentre la leucemia lo stava uccidendo. Combattiamo con una certezza: abbiamo in squadra il Vincitore. Anzi, con una sorpresa in più, quel vincitore è il Crocifisso. E’ colui che ha vinto la morte.

I discepoli, dopo la sorpresa della Risurrezione, hanno una ulteriore sorpresa: la croce non è solo tragedia, bensì un atto d’amore. Lì c’è Dio che si spende per noi, oltre ogni misura. Con lui siamo forti, con Lui possiamo reggere e sperare. Buona Pasqua

Don Claudio

Dal vangelo secondo Giovanni  (20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.