PILLOLA DELLA DOMENICA
Il sacco di patate
Un giorno il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate. “Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco“. Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate. “Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana” disse il saggio. “Poi ne parleremo“. Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un po’, divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato. Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole. Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: “Nessuna riflessione sulla cosa?“. “Sì Maestro” rispose il discepolo. “Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi, e dopo un po’, peggiora.” “Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?“.
“Dobbiamo sforzarci di perdonare“.
“Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?“
“Ci ho pensato molto, Maestro” disse il discepolo. “Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti“. (Favola zen sul perdono)
Dal vangelo secondo Matteo (10,37-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non é degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
PAROLA DEL PARROCO
In queste domeniche, da quando è sospesa la S. Messa delle ore 11.30 per il periodo estivo, lascio ancora aperta la chiesa per un’ oretta dopo l’ultima celebrazione della mattina. In quello spazio di tempo, dopo aver parlato e salutato gli ultimi fedeli, mi fermo in chiesa, seduto in un angolo, e mi godo quel tempo fatto soprattutto di silenzio e osservo, osservo chi entra, di tutte le età, ma anche molti giovani. Entrano, si siedono, normalmente negli ultimi banchi, e rimangono lì, in silenzio. Non so se sono credenti, atei o di altre religioni. Non so se pregano o se osservano la bellezza della chiesa. Forse cercano semplicemente un angolo di silenzio per superare un momento di crisi, oppure per gustare un po’ di bellezza in un momento di dolore.
Silenzio e bellezza sono necessari a tutti. Ne abbiamo sete senza saperlo. A volte in un silenzio intenso ritroviamo noi stessi, i nostri sogni più profondi, i nostri affetti più radicati, i nostri affetti più veri. A volte ritroviamo tracce di senso. A volte ritroviamo Dio. Si spegne il rumore, tacciono le voci, si calma il cervello, si risveglia il cuore e torni a respirare progetti e ideali.
Ti ritrovi dentro qualcosa di più grande di te, dentro il Mistero. Di questo silenzio abbiamo bisogno tutti. Giovani e adulti. Anche di bellezza abbiamo bisogno tutti. Di fronte a qualcosa di bello torna spontaneo il sorriso. Il tuo corpo, i tuoi sensi, stanno toccando qualcosa che brilla e ti sussurra: “Merita vivere! La vita, nonostante tutti i pesi e le ferite, ha un gusto, un sapore, un senso”. Abbiamo bisogno di ritagliarci momenti di silenzio e di bellezza, per ritrovare il gusto e la nostalgia del Mistero. Per ritrovare tracce di senso.
Il silenzio, inoltre, ci ricorda che la preghiera è fatta soprattutto di silenzio. Silenzio, infatti, significa riconoscere che le mie preoccupazioni non possono fare molto. Silenzio significa lasciare a Dio ciò che è oltre la mia portata e le mie capacità. Un momento di silenzio, anche molto breve, è come una sosta santa, un riposo sabbatico, una tregua dalle preoccupazioni. Rimanendo nel silenzio, confidiamo e speriamo in Dio.
La preghiera è semplice: bisogna anzitutto fare silenzio, staccarci dalle altre voci intorno, spegnere la radio o la TV, disconnettersi dai social media. Quando noi facciamo silenzio, il Signore può iniziare a dirci qualcosa. Il Signore infatti è una persona molto umile e molto discreta: non grida, non si impone, rispetta la nostra libertà. Se noi facciamo silenzio possiamo ascoltarlo. Bisogna tornare alla semplicità, alla sobrietà, al silenzio, alla profondità, invece di dedicarci alla spasmodica ricerca di nuove emozioni religiose. Dopo alcuni minuti di silenzio posso cominciare ad interagire con il Signore, cioè parlare con Lui come un buon figlio fa con un buon padre, come un amico fa con il suo amico, come un buon servo fa con il suo buon padrone.
Le parole che noi diciamo a Lui non servono per convincerlo a darci qualcosa, perché lui sa già di cosa abbiamo bisogno (Mt 6,8). Servono a noi per esprimerci, per tirar fuori i nostri dubbi, le nostre paure, le nostre rabbie, il nostro amore e la nostra gratitudine. Come un bambino, che cresce cominciando a balbettare con la mamma o il papà e pian piano impara a parlare, così anche noi possiamo dialogare in modo sempre più adulto con Dio nostro Padre e Madre.
Viviamo in un mondo parecchio rumoroso e mi permetterei di dire “patologicamente rumoroso” . La maggior parte delle persone sono incapaci di rimanere anche solo un minuto in silenzio. Sembra che esista un panico generalizzato nei confronti del silenzio. Quasi tutti camminano per strada ascoltando musica con gli auricolari o, se vanno in macchina, devono avere la radio accesa. Specialmente i giovani sembrano aver bisogno di mantenere la musica a tutto volume, in ogni momento. Dio, invece, parla nel silenzio e, pertanto, quanto più assordante sarà il rumore che ci circonda, tanto più sarà difficile ascoltare la voce del Signore, che vuole parlarci nel profondo del nostro cuore.
Il Cardinale Roberth Sarah afferma che il silenzio è la condizione essenziale della preghiera, e che la preghiera è imprescindibile per la vita cristiana. Pertanto non ci può essere vita cristiana senza preghiera, e non ci può essere preghiera senza silenzio.
Il mese di luglio e agosto sono un tempo propizio per ascoltare Lui e parlare a Lui. Coraggio!
don Claudio
Questa settimana parliamo di….
“Estate Ragazzi”: unica su tre oratori
Una sola Estate Ragazzi sui tre oratori della nostra comunità: San Luigi, Santi Pietro e Paolo e Sacro Cuore di Maria.
I circa duecento bambini e ragazzi, con gli animatori e gli educatori, iniziano le giornate insieme e poi, divisi per fasce di età (elementari, prima e seconda media, terza media e prima superiore), si dividono tra le varie strutture, tra cui anche la sede del Parco del Valentino (“Spazio Anch’io”), in base alle diverse attività proposte.
L’Estate Ragazzi prosegue
Incontro con don Gianmarco Pernice
Continuiamo la presentazione dell’intervista a don Gianmarco apparsa sul Bollettino Salesiano.
È una bella storia molto “salesiana”
Diciotto anni fa l’allora incaricato dell’oratorio, passando per il Valentino assieme all’educatore, si accorse di una zona di spaccio molto frequentata, era triste vedere così tanti ragazzi anche minorenni tutti stranieri arrivati da chissà dove e chissà come, abbandonati a loro stessi, in cerca di un piccolo guadagno per poter mangiare e dormire e comprarsi qualche vestito. Si sono avvicinati a loro e subito quei ragazzi hanno chiesto: Volete del fumo? La risposta immediata fu: No, grazie, ma ci piacerebbe giocare con voi.
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Qual è la situazione, oggi?
Nel parco del Valentino abbiamo un container che ci permette di tenere al sicuro calcetto, ping-pong, tavoli e sedie e tutto il materiale e poi tre grandi gazebo per riparaci dalla pioggia o dal sole cocente dell’estate. I ragazzi hanno chiamato un Writer per abbellire il container e hanno voluto che scrivesse questa frase: “A Torino nessuno è straniero”. Questa frase, pensata da loro, riassume molto bene il lavoro costante che, da allora, salesiani e laici portano avanti insieme per loro.
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Come sono i ragazzi e i giovani dei tuoi Oratori?
San Salvario, è un quartiere multietnico unico nel suo genere e studiato in tutta Europa come esempio di accoglienza, integrazione e inclusione tra etnie diverse ma anche tra diverse religioni, che sono presenti, convivono e collaborano tra di loro, Cristiani, Ebrei, Musulmani, Valdesi…
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Come conciliate missione ed evangelizzazione?
Vi racconto una storia: un po’ prima dell’inizio del Ramadan sono andato a trovare l’Imam e gli ho chiesto consigli su come far vivere al meglio ai ragazzi della comunità e dell’oratorio questo periodo così importante. Entrambi abbiamo concordato che sarebbe stato importante per loro che non si fissassero solo sul rispetto di regole e pratiche religiose ma che avessero la possibilità di vivere un cammino più profondo di incontro vero e sincero con Dio.
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Un modo per conoscerlo e per ringraziarlo della sua presenza in mezzo a noi in questi anni. Infatti da settembre gli sarà affidato un nuovo impegno come direttore all’oratorio di Cascine Vica (Rivoli)