Notizie dalle Parrocchie: Natale – “Non temete!”

“Non temete!”
“Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore!” (Lc 2,10).
E’ il mio augurio per questo Natale strano, particolare. Un Natale segnato da una giusta prudenza, che ci deve animare per salvare dal Covid 19 il maggior numero di persone; ma al contempo reso più cupo dalla paura del futuro e dalla tristezza per la perdita di qualche persona cara. Augurio che è l’eco delle parole degli angeli ai pastori nella notte di Natale. Parole che annunciano una Presenza che da quell’ “oggi” di più di duemila anni fa, non ha più abbandonato l’umanità: il Figlio di Dio fatto uomo.
In primo luogo voglio sentirmi vicino con la preghiera, affidando a quella Presenza, a quel Bambino, chi è malato, chi sta piangendo un amico o un parente deceduto, chi fa fatica a sorridere, a credere e a sperare.
Ma soprattutto quel “Non temere” irrompa come un raggio di luce nelle fitte tenebre del mondo e fughi ogni paura! E’ una cosa terribile la paura, perché blocca le mani che non riescono più ad abbracciare, i piedi che non ardiscono più di camminare, gli occhi che non scorgono un orizzonte: “La paura, principio di ogni fuga, è il contrario della fede” (Ermes Ronchi).
Ma è il contrario anche della speranza, della carità, della fiducia nell’altro. La prudenza per evitare il contagio da Covid non può essere unita alla paura, ma al coraggio e alla forza di resistere all’impatto di questo momento difficile. Il Natale arriva per annunciarci una verità valida per ogni giorno dell’anno: “Oggi è nato per noi un Salvatore!”. E’ il motivo grande per non temere, perché questo Dio non ci fa fuggire dalla storia e dalla responsabilità, ma si “tuffa” nella nostra umanità, e ci invita ad andare oltre le nostre piccole visioni ristrette, ci rassicura che Dio è premuroso verso i suoi figli, tutti “amati dal Signore”, e ci fa incamminare su una strada che porta alla luce.
Maria, Giuseppe, Zaccaria e i pastori, tutti, dopo aver ricevuto quell’annuncio, e il Vangelo ce lo racconta, “si mettono in cammino”: Maria va incontro a sua cugina Elisabetta, Giuseppe va da Maria per prenderla come sposa, Zaccaria da sua moglie e la rende madre, i pastori vanno a Betlemme e
Venerdì 25 Dicembre 2020
adorano il Bambino avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia.
Che sia proprio quel “Non temere!” a rimetterci in cammino.
Iniziamo con la preghiera. Ad un Dio che ci rassicura si dice “Grazie”; si dice: “Mi fido di te!”. Pregate, allora, in famiglia, da soli, amate quel silenzio riempito della presenza di Dio, e quel “Non temete!” invaderà pacificamente ogni angolo buio del cuore!
Curiamo e non abbandoniamo. Prendiamoci cura gli uni degli altri. Il “Non temere” che sentiamo da Dio, divenga come una “valanga d’amore” che travolge tutti con la carità. Curare le relazioni, curare chi è solo, curare chi non è curato!
Siamo prudenti e sentiamoci responsabili della salute degli altri. Evitare il contagio è un atto d’amore gradito a Dio e all’umanità.
Condividiamo, non tanto qualcosa, ma la vita, con i suoi pensieri, le sue risorse, i suoi slanci. E poi perché non pensare tra i regali da fare, anche un dono per una persona sola, povera, emarginata, magari anche sconosciuta? Proviamo a condividere! Diventiamo gli “artigiani della fiducia nel futuro”. E ci sentiremo più felici!
Proviamo a festeggiare un Natale 2020 più semplice e sobrio, e quindi più vero e più bello. Questo Natale inedito ci può aiutare a rileggere le nostre convinzioni e abitudini e anche a riconoscere tante cose a cui possiamo rinunciare. Da questo cambiamento potrà nascere il bene per la società, e sarà un po‘ come la nascita del Bambino a Natale, come l’inizio di una nuova storia.
Valgano per tutti noi le parole pronunciate da papa Francesco quest’anno nella solennità di Pentecoste: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.
A tutti voi auguro una festa di Natale piena di speranza con al centro il motivo di questa speranza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio di una Madre terrena.
don Claudio

Natale

Dal vangelo secondo Luca (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Domenica 27

Dal vangelo secondo Luca ( forma breve 2,22.39-40)
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.