Concerto in memoria di Andrea Flamini “Gianduja” alla Chiesa SS. Pietro e Paolo
Mercoledì 23 maggio, alla Parrocchia Santi Pietro e Paolo in via Saluzzo 25, nel cuore di San Salvario, si è svolto il concerto in memoria di Andrea Flamini, noto ai più come Gianduja – per aver indossato per più di 50 anni la celebre maschera piemontese – diretto dal maestro Giuseppe Dellavalle, musicista e fondatore, insieme al Flamini, dell’Associassion Piemontèisa – ente che si occupa di portare nel mondo il folklore – con il coordinamento dell’Associazione Culturale Armonia .
Sul presbiterio della Chiesa, durante il concerto in memoria di Andrea Flamini, si sono susseguiti l’Orchestra Il Castello, corale polifonia di Rivoli diretta dal maestro Gianni Padoan, il Coro Arcal Rai/Ensemble di Torino, diretto dal maestro Riccardo Berruto, l’organista Stefano Marino, la soprano Olivera Mercurio, la contralto Mavita D’Urso. La serata, introdotta da don Mauro Mergola, parroco salesiano della Chiesa Santi Pietro e Paolo che ha ospitato l’evento, è stata presentata dalla professoressa Raffaella Portolese, concertista e compositrice.
Il primo brano in programma è stato la piccola musica notturna di Mozart, la serenata in Sol maggiore K 525 – 1° tempo allegro – universalmente nota come Eine kleine Nachtmusik, un notturno per archi scritto dal compositore austriaco Wolfgang Amadeus Mozart nel 1787.
A seguire è stato eseguito l’Ave Maria dall’opera Otello di Giuseppe Verdi, l’Aria sulla Quarta Corda di Richard Bach, l’Adagio di Tommaso Albinoni, Nella Fantasia di Ennio Morricone, eseguita per coro ed orchestra, Laudate Dominum per soprano e coro, Ave Verum per coro di Mozart, Gloria per Soli di Antonio Vivaldi per coro e orchestra, e per finire l’Hallelujah dal Messiah di Handel.
“Parlare di Gianduia – ha introdotto la professoressa Raffaella Portolese – significa parlare dell’uomo Andrea Flamini, perchè lui era Gianduia, non si può dividere, erano la stessa cosa. E parlare di lui cosa significa? Aprire i rubinetti della passione che l’uomo Flamini aveva ereditato da Gianduia, perché tutta la sua vita, il suo cuore, la sua passione era portare nel mondo le tradizioni popolari del patrimonio folkloristico, nel rispetto dei valori, del pluralismo e della libertà culturale. Nel 1989 ha istituito il premio San Giovanni proprio per premiare i personaggi piemontesi che si sono distinti e che hanno portato avanti le tradizioni e la cultura. Premio – ha continuato la professoressa – che negli ultimi anni Flamini ha curato come un figlio, consegnandolo fino alla fine, seppur con la fatica della vecchiaia, con un alito di vita, pur di esserci.”
“Ho conosciuto personalmente Andrea Flamini nel 1957, insieme abbiamo fondato – racconta Giuseppe Dellavalle – l’Associassion Piemontèisa, gruppo folkloristico che è resistito fino a qualche mese prima della morte di Gianduia. Per me non era solo un grande uomo, un grande musicista, era molto di più: era un amico. Io sono un premio San Giovanni, l’ultimo, e sono molto orgoglioso per essere stato insignito direttamente da Flamini. Con lui ho ballato, ho cantato, ho provato le voci, ci siamo messi a lavorare insieme e siamo andati avanti. Ad un certo punto le nostre strade si sono divise per impegni lavorativi e ci siamo un po’ persi, poi sono ritornato a Torino e ho collaborato di nuovo con Flamini. Uomo straordinario che ha dato veramente la vita per il folklore e per la musica operistica. Artista conosciuto in Italia e anche all’estero. La storia del folklore dovrebbe essere la storia delle nazioni, del popolo. Perchè si canta in coro, si suona e si balla. Tutti insieme, onorevole e popolano. Senza nessuna distinzione.”
“Grazie Gianduia, per tutte le emozioni che ci hai donato, tu sarai sempre con noi. E senz’altro dal tuo punto luce suggerirai ai tuoi dell’Associassion Piemontèisa ancora tanti e tanti progetti”, ha concluso la professoressa Raffaella Portolese davanti ad un pubblico commosso e partecipe.
Al concerto in memoria di Andrea Flammini è intervenuta anche la Viviana Ferrero, consigliere per le Pari Opportunità al Comune di Torino, che ha parlato dell’importanza dell’associazionismo per la salvaguardia di quelle che sono le radici storiche di questa città.