Serata di festa all’Oratorio per i Santi Pietro e Paolo Apostoli

I ragazzi, gli animatori e i genitori che partecipano a Estate Ragazzi si sono ritrovati la sera di giovedì 28 giugno nel cortile dell’Oratorio di via Giacosa 8 per festeggiare i Santi Pietro e Paolo Apostoli, patroni della Parrocchia e dell’Oratorio. I ragazzi e gli animatori hanno presentato il risultato dei lavori svolti durante le scorse settimane nei tanti laboratori: musica, danza, teatro, illusionismo, canto, multimedia. Nella medesima serata gli animatori con un balletto hanno presentato a tutti l’inno dell’Estate Ragazzi. La serata si è conclusa guardano le fotografie delle passate settimane di Estate Ragazzi proiettate sul grande schermo e mangiando un pezzo di anguria offerto a tutti. Alla serata era anche presente l’incaricato dell’Oratorio, il salesiano don Mauro Mergola, il quale ha detto:

Ringraziamo questa sera tutti gli animatori che hanno organizzato l’Estate Ragazzi di queste prime tre settimane. A tutti ricordiamo che questa festa è dedicata ai santi Pietro e Paolo Apostoli. Pietro: significa essere pietre. Ogni ragazzo, ogni famiglia della nostra Parrocchia è invitata ad essere pietra viva che costruisce la comunità, quindi dare il proprio contributo per il bene di tutti. Paolo: significa piccolo. Chi si fa piccolo e riconosce la centralità di Dio come ha fatto Paolo diventa grande, chi non si fa piccolo e pensa di essere grande non vale nulla agli occhi di Dio. Noi siamo un po’ come lo zero, Dio è come l’uno, se l’uno sta davanti allo zero, lo zero acquista valore se l’uno non viene considerato o è posto dopo lo zero, non ha nessun valore. Paolo è diventato grande perché ha messo davanti a se il Signore così anche noi siamo chiamati ad essere grandi, alla sua scuola se mettiamo al centro della nostra vita il Signore Gesù.

 

Ecco la photogallery della serata

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Don Mergola e Don Ciotti dopo l’aggressione al giovane del Darfur a Torino: “le parole violente alimentano il razzismo”

Sulla “violenza verbale che rischia di tradursi in violenza di fatto” è intervenuto don Luigi Ciotti, prete torinese e fondatore del Gruppo Abele (Associazione che promuove l’inclusione e la giustizia sociale) per commentare le botte e gli insulti razzisti subiti, venerdì sera, da uno studente universitario del Darfur che vive alla parrocchia dell’Ascensione di Torino.  Gli fanno da eco Matteo Aigotti, educatore a Spazio Anch’Io al Parco del Valentino, che denuncia il linguaggio politico intriso di razzismo, e don Mauro Mergola, parroco a Santi Pietro e Paolo Apostoli in San Salvario e direttore dell’oratorio salesiano San Luigi di via Ormea, che spiega come negli ultimi anni è aumentato il malessere e il sospetto verso i ragazzi di colore della zona, che si sono fatti la fama di essere spacciatori tra gli abitanti del quartiere.

LA STAMPA, edizione del 7 luglio 2018. Articolo a cura di Maria Teresa MARTINGENGO

Don Ciotti: “Le parole violente stanno fomentando un clima razzista”

L’allarme dopo l’aggressione al giovane del Darfur

«C’è una violenza verbale che rischia di tradursi in violenza di fatto. C’è degrado nelle parole, nei linguaggi e anche nei comportamenti, c’è un clima giudicante. Credo che dovremmo fare una dieta delle parole: dobbiamo trovare l’umiltà di fermarci». È la reazione di don Luigi Ciotti alle botte e agli insulti razzisti subiti venerdì sera da uno studente universitario del Darfur che vive presso la parrocchia dell’Ascensione e collabora con l’ex assessora Ilda Curti.  Ieri pomeriggio don Ciotti era nel salone del Gruppo Abele per presentare la nuova grande accoglienza che nascerà, grazie ai Gesuiti, a Villa Santa Croce di San Mauro. Da Torino aveva annunciato l’iniziativa delle «magliette rosse» di sabato. «Tutti in maglietta rossa per dire da che parte stiamo, per dire che stiamo dalla parte delle fragilità».

Sospetto

Le parole che ogni giorno fanno di ogni erba un fascio, cioè di ogni migrante una persona indesiderata, l’ha detto Ciotti, creano l’atmosfera che si coglie sui mezzi pubblici, con i borbottii quando una madre velata sale con un passeggino, quando persone identificabili come non di origine italiana vengono additate come «quelli che ricevono aiuti mentre gli italiani fanno la fame». Don Mauro Mergola, parroco ai Santi Pietro e Paolo Apostoli a San Salvario e direttore dell’oratorio salesiano San Luigi di via Ormea, tra i più «mondiali» della città, ammette che «c’è un clima di maggior sospetto rispetto ad un po’ di tempo fa e i ragazzi sentono disagio. Naturalmente c’è un grande malessere da parte della gente verso chi vende la droga. Il fatto è che i giovani senegalesi si sono fatti la fama di essere spacciatori. Però, noi che in largo Saluzzo siamo in mezzo alla movida, sappiamo che vendono alla grande anche gli italiani, solo che non sono riconoscibili». Don Mauro combatte con l’arma della conoscenza e del coinvolgimento. «In settembre in parrocchia apriremo un housing per quattordici giovani italiani e stranieri: stiamo creando una rete di accoglienza per far sì che ogni ragazzo sia sostenuto e accompagnato da una famiglia. Non da un singolo volontario, ma da una famiglia, che lo faccia sentire importante per qualcuno, senza interessi».

Sdoganamento

Non mancano testimonianze che dicono che dalla politica arriva lo sdoganamento del linguaggio razzista. «Ci sono ragazzi italiani che sono cresciuti qui al Valentino tra i giovani migranti, che hanno amici di varie origini – dice Matteo Aigotti, educatore di Spazio Anch’Io, l’oratorio all’aperto del San Luigi accanto a Torino Esposizioni- eppure bisogna leggere cosa scrivono su Facebook: parole cariche di odio. È un modo sbagliato per rivendicare il lavoro che non c’è per i giovani italiani. L’espressione ricorrente su Facebook e sui tram è “io non ho soldi, non ho lavoro ma per i neri c’è tutto”». Di sdoganamento delle parole che esprimono razzismo parlano anche all’Ufficio Stranieri dell’Anolf-Cisl: «Ci sono datori di lavoro che quando hanno un contrasto con i dipendenti se ne escono con “Adesso c’è Salvini, è finito il tempo della pacchia”. E lavoratori che raccontano come certe parole facciano male, che nello scherzo c’è chi ormai passa il limite».

 

 

Info su Educativa di Strada

 

 

 

 

Le gallery di EG settimana per settimana

Una selezione delle foto e dei video di Estate Giovani 2018 – pagina in continuo aggiornamento

2° settimana foto

 

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1° settimana foto

 

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Il 23 Giugno in Croazia il salesiano Mario Bobić è stato ordinato sacerdote

Sabato 23 giugno, nella Cattedrale di San Vito, a Fiume, in Croazia, Mario Bobic35 anni, croato, laurea ingegneria meccanica,  già diacono della congregazione salesiana, è stato ordinato sacerdote, da mons. Ivane Devčić, arcivescovo di Fiume, insieme ad altri 3 salesiani. A Torino Mario ha trascorso gli ultimi 2 anni di formazione, in preparazione all’ordinazione compiendo gli studi teologici alla Università Pontificia Salesiana – Crocetta previsti dal percorso formativo salesiano. Nella comunità salesiana dell’Istituto San Giovanni Evangelista ha svolto le sue attività in quasi tutti i settori dell’Opera: alla Parrocchia Santi Pietro e Paolo,  alla Movida Spirituale in Largo Saluzzo, alla Parrocchia Sacro Cuore di Maria, agli oratori di San Luigi e Santi Pietro e Paolo e anche al Collegio Universitario.

Racconta don Mario Bobic:

La molla che mi ha portato a conoscere più da vicino il mondo salesiano è stata l’esperienza di dolore che ha vissuto un mio compagno delle superiori che durante la guerra ha perso il papà, per aiutare i fratellini più piccoli ha dovuto lasciare la scuola ed è andato a lavorare.
E lì mi sono posto questa domanda:  “com’è possibile che un ragazzo a cui Dio ha dato certi doni, che ha un talento, non può usarlo, svilupparlo?”. Adesso lavora, è sposato, ha due figli, ma in quel momento è stata dura per lui perdere il padre, interrompere gli studi per andare a lavorare. Dopo ho incontrato nella mia vita i salesiani: ad un direttore della casa salesiana ho chiesto una volta: “ma perché esiste l’ordine dei salesiani?” E lui: “i salesiani esistono nel mondo per dare la possibilità a tutti di rispondere al progetto di Dio”. Ecco, per questo mi sono fatto salesiano.
Vai alla testimonianza di Mario Bobic

 

 

 

 

Matteo Salvini e il caso Aquarius: ecco come rispondono i giovani della Movida di San Salvario

Nei giorni scorsi la nostra redazione ha intervistato alcuni giovani della Movida di Largo Saluzzo a Torino sulla decisione del ministro dell’Interno Matteo Salvini di chiudere tutti i porti italiani alla nave Aquarius, con a bordo 629 migranti salvati a largo della Libia, e sulle nuove misure ventilate dal Ministero dell’Interno circa la chiusura dei porti italiani ai migranti in arrivo con l’estate sulle coste nazionali. Ecco i loro interventi:

VISITA IL CANALE DONBOSCOSANSALVARIO

 

A Santi Pietro e Paolo Omar e l’evangelizzazione in musica: “la Chiesa ha bisogno dell’arte per comunicare con efficacia”

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco la testimonianza di Omar, 34 anni, vicentino, laico impegnato da anni nella nuova evangelizzazione con la comunità Abramo di Vicenza, a Torino da 3 anni, dove insegna religione in una scuola media nel quartiere Barriera di Milano. Sabato sera, nella Chiesa di Santi Pietro e Paolo in Largo Saluzzo, al consueto appuntamento con la Movida Spirituale, ha animato l’adorazione eucaristica del sabato sera con i canti e la chitarra, come racconta lo stesso:

È stato un momento di adorazione eucaristica che abbiamo animato, questa sera, alla Chiesa Santi Pietro e Paolo, attraverso la musica. Noi lo chiamiamo “ingresso libero”, cioè vogliamo invitare le persone ad entrare in Chiesa per vivere un momento personale con Dio, e questo lo facciamo non solo attraverso il dialogo con le persone ma anche attraverso la musica, attraverso i canti. La Chiesa ha bisogno dell’arte per trasmettere il messaggio di Cristo. E poi, come dice Sant’Agostino, chi canta prega due volte.

Il nostro obiettivo è quello di portare Gesù alle persone, perché Gesù ha cambiato la nostra vita, l’ha cambiato in meglio, ha rinnovato il nostro cuore, e lo facciamo attraverso la musica, che è uno strumento, un mezzo per annunciare agli altri che Gesù è vivo, che Gesù è gioia, amore, e riempie il cuore. Siamo qua a Torino anche per questo, soprattutto qui nella Movida, centro pieno di giovani che purtroppo, tante volte, non non hanno ancora scoperto che Gesù può dare tanto alla loro vita.
Maggiori Info su Movida Spirituale

 

 

 

 

Gita alla città di Aosta per il gruppo anziani

Con la gita alla città di Aosta il 16 giugno sono terminate le attività del gruppo anziani della Parrocchia Santi Pietro e Paolo.

Per la gita di fine anno il Gruppo 3° Età si è recato ad Aosta. Il gruppo ha visitato con un’apposita guida la città soffermandosi sulla parte storica. A seguire la celebrazione della S. Messa in Cattedrale, presieduta da don Franco Assom, vicario parrocchiale, e un buon pranzo in allegria e serenità. La gita è stata da tutti apprezzata sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista religioso.

È stata un’esperienza molto bella, anche il tempo atmosferico ci ha accompagnati – dice don Franco – Il gruppo è stato interessato a tutte le parti della gita vivendo la giornata insieme con semplicità e allegria.

 

Info sul Gruppo Anziani

 

 

 

 

Le gallery di ER settimana per settimana

Una selezione delle foto e dei video di Estate Ragazzi 2018 – pagina in continuo aggiornamento

6 ° settimana foto

 

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5 ° settimana foto

 

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Mario Bobic e l’esperienza pastorale in San Salvario: “i salesiani esistono per dare la possibilità di rispondere al progetto di Dio”

Cosa vuol dire Don Bosco in San Salvario? Ecco la testimonianza di Mario Bobic, 35 anni, croato, laurea ingegneria meccanica, già diacono della congregazione salesiana che il prossimo 23 giugno sarà ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Vito, a Fiume, in Croazia. In questo video racconta l’esperienza pastorale salesiana nel quartiere di San Salvario, a Torino, dove ha trascorso gli ultimi 2 anni di formazione tra l’Oratorio San Luigi dove ha prestato servizio, la Movida Spirituale in Largo Saluzzo e gli studi teologici alla Università Pontificia Salesiana – Crocetta previsti dal percorso formativo salesiano.

La prima volta che ho sentito la voce di Dio avevo 12 anni, frequentavo le medie, facevo il chierichetto, non badavo tanto a questo sentimento. Ho sempre però cercato di mantenere la vocazione donando la mia vita agli altri. Prima di diventare salesiano, mi sono laureato in ingegneria meccanica, la mia vocazione è così potuta maturare piano piano. Essendo poi figlio unico, diventa più difficile, i familiari e le loro aspettative sul futuro dei figli, si sa, per cui la risposta alla vocazione ha tardato ad arrivare. Fortuna che accanto a me ho avuto sempre ottime e valide guide spirituali che mi hanno accompagnato nel mio cammino di ricerca.
Sono stato tanti anni fidanzato con una ragazza ed è proprio questo sentimento che mi ha portato ad accettare la mia vocazione, perché ho scoperto cosa significa veramente amare qualcuno e donare la vita a e per qualcuno. Perché prima di chiederti cosa vuoi davvero essere, fare, è importante, più di tutto, comprendere e sentire che sei amato da qualcuno.  Proprio da questa esperienza di amore incondizionato mi sono deciso a donare la mia vita incondizionatamente per gli altri. La molla che mi ha portato a conoscere più da vicino il mondo salesiano è stata l’esperienza di dolore che ha vissuto un mio compagno delle superiori che durante la guerra ha perso il papà, per aiutare i fratellini più piccoli ha dovuto lasciare la scuola ed è andato a lavorare.
E lì mi sono posto questa domanda:  “com’è possibile che un ragazzo a cui Dio ha dato certi doni, che ha un talento, non può usarlo, svilupparlo?”. Adesso lavora, è sposato, ha due figli, ma in quel momento è stata dura per lui perdere il padre, interrompere gli studi per andare a lavorare. Dopo ho incontrato nella mia vita i salesiani: ad un direttore della casa salesiana ho chiesto una volta: “ma perché esiste l’ordine dei salesiani?” E lui: “i salesiani esistono nel mondo per dare la possibilità a tutti di rispondere al progetto di Dio”. Ecco, per questo mi sono fatto salesiano.
Maggiori Informazioni sulla Movida Spirituale

All’Oratorio Santi Pietro e Paolo è festa di fine anno per la sportiva Auxilium di Torino

Venerdì 8 giugno, all’Oratorio Santi Pietro e Paolo in via Giacosa 8, nel quartiere di San Salvario, a Torino, si è svolta la festa di fine anno della società sportiva Auxilium San Luigi, con la cena condivisa e la premiazione dei gruppi sportivi presenti alla serata: la squadra di basket, il gruppo di Introduzione al calcio, i due gruppi di calcio Under 12, i tre gruppi di calcio Under 14, le categorie Allievi, Juniores, e il gruppo di volley.

Tra i ringraziamenti e i vari interventi che si sono alternati durante la serata, ha preso anche la parola Don Mauro Mergola, parroco della Chiesa Santi Pietro e Paolo, e presidente dell’A.S.D. Auxilium San Luigi, che così ha commentato:

Voglio rivolgere un grazie particolare a tutti coloro che volontariamente si sono messi a servizio dei 200 ragazzi che hanno scelto l’A.S.D. Auxilium San Luigi per fare sport. Sono 25 gli adulti che oltre il loro lavoro, il loro impegno di famiglia hanno dedicato tempo per i ragazzi con l’animo di chi desidera vedere i ragazzi crescere con piedi buoni, se giocano a calcio, o mani buone se fanno pallavolo o basket, collegando insieme testa e cuore. La testa per l’intelligenza impegnata anche nello studio e un cuore capace di costruire relazioni. Su quest’ultimo aspetto pongo l’attenzione.

L’altro aspetto su cui vogliamo puntare è lo stare insieme. L’esperienza dell’A.S.D. Auxilium San Luigi è un’esperienza di oratorio e soprattutto di comunità, affinché tutte le squadre si sentano parte di una realtà comune. Il terzo elemento da evidenziare è: corresponsabilità. In Oratorio non si vende un servizio ma si propone un progetto in cui ciascuno mette a disposizione, le proprie competenze e la propria disponibilità per il bene di tutti, affinché i ragazzi si accorgano che tra salesiani, educatori, allenatori, famiglie c’è un’alleanza educativa, perché la vera squadra è, appunto, la comunità.

Presente alla premiazione anche Andrea Bertolino, direttore sportivo dell’A.S.D. Auxilium San Luigi che riferendosi alla società, si dice molto soddisfatto per le performance delle squadre, e sopratutto per la crescita in numeri e opportunità della società dal 2011, anno di nascita, ad oggi:

L’Auxilium è una realtà oramai molto consolidata qui a San Salvario: quando siamo partiti con questo progetto, nel 2011, eravamo solo 3 piccole squadre, adesso possiamo vantare 12 squadre in tutto, poco più di 200 ragazzi, in una fascia d’età compresa tra i 6 anni e i 18 anni (i giocatori del basket quasi tutti maggiorenni) che vengono seguiti da una rosa di 23 allenatori. E oramai, lo dico con fierezza, i numeri sono questi già da alcuni anni.

I risultati sportivi non mancano, siamo andati persino a Roma a disputare le finali del torneo al CSI (Centro Sportivo Italiano), ma la soddisfazione maggiore è la possibilità che diamo a tutti questi ragazzi di poter praticare un’attività sportiva in ambienti sani. Soprattutto a quei ragazzi in difficoltà che per svariate ragioni non potrebbero permettersi economicamente di praticare uno sport, a cui provvediamo noi, a spese nostre e con gli aiuti delle altre famiglie, ad acquistare scarpe, maglie e l’attrezzatura necessaria.

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