Notizie dalle Parrocchie: 1° Domenica di Avvento – Nuovo messale: ecco cosa cambia

 

Dal vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

 Accendere il cervello, rimboccarsi le maniche.

Tempo strano questo della pandemia, particolare. Fa specie dover vivere isolati, non poterci incontrare, nemmeno con gli affetti cari. Vedere molte attività sospese! Mattia Feltri ha commentato: “Quando il mondo cambia e ci atterra, le possibilità sono due: piangere e ribellarsi oppure accendere il cervello e rimboccarsi le maniche. Nel primo caso si fa rumore, nel secondo ci si salva la pelle”. (La Stampa, 19/11/2020). Verissimo.
Nelle difficoltà molti hanno la tendenza al vittimismo, oppure sfogano il dolore con la rabbia. Molti cercano il colpevole. Altri passano il tempo a cercare i manovratori occulti, le corporazioni segrete, gli spiriti maligni, i potenti nascosti. Spesso accade così in questo tempo difficile: brontoliamo e ci avveleniamo, ma soprattutto avveleniamo il nostro animo e versiamo tristezza e malumore sugli altri.
Invece è il tempo di “accendere il cervello e rimboccarsi le maniche”. E questo soprattutto come cristiani. Il nostro atteggiamento deve essere diverso. Non si tratta di essere ingenui, ma fiduciosi. L’ingenuo non vede i guai; il fiducioso li vede benissimo, ma sa guardare oltre. Occorre accendere il cervello, cioè accorgersi che è questo il momento di riaccendere speranza. Questo è il momento di farsi santo! Non altri.
Una parola di san Paolo può e deve risuonare forte in questi giorni: “del resto noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rom 8,28). Non dobbiamo aspettare tempi migliori.
Ci è offerto un tempo favorevole, prezioso: l’Avvento. E’ tempo da vivere con  entusiasmo. Anche se, per assurdo, fossimo tutti malati, Natale ci sarà comunque.  L’evento ci sarà. “Ecco, viene il Signore”, è la “bella notizia”. Il Signore ci viene incontro. Gesù nasce per noi, si fa incontro, ci parla, si promette a noi, desidera essere compagno della nostra vita, essere nostra luce. E’ il tempo di “cambiare faccia”! Dalla faccia della preoccupazione alla faccia della fede. Il tempo, quindi, di “rimboccarci le mani”, cioè di preparare questo incontro. Iniziamo da oggi. Ad un alto prelato che gli chiedeva “come si fa in questi tempi così difficili? Cosa possiamo fare come Chiesa?”, Madre Teresa rispose: “Cominciamo noi due!”. Cominciamo noi! Domenica 29 Novembre 2020

Il Vangelo propone due atteggiamenti, che debbono e possono essere gli atteggiamenti di questo avvento: fare attenzione e vegliare.
Attenzione per non far diventare la nostra fede un francobollo appiccicato il giorno del Battesimo, ma rimasto lì inutilizzato. Attenzione per darci una mossa e abbandonare la tentazione della pigrizia, della superficialità. Attenzione per sfuggire al Natale finto dei buoni sentimenti, e lasciarci interpellare dal Dio che irrompe dentro la nostra storia. Attenzione per dare ordine alla vita, per stabilire priorità e imparare a scegliere nella logica di Dio. Attenzione per riconoscere il volto di Dio in quello dei fratelli, nelle loro parole, nelle loro ricchezze. Attenzione alle piccole cose di ogni giorno, ai piccoli gesti di
accoglienza e di servizio con cui Dio ci chiama ad amare i fratelli. Il secondo è vegliare. Vegliare per non farci prendere dal sonno, per essere pronti ad accoglierlo, a fargli spazio. E tutto questo deve diventare attesa attiva, che deve diventare preghiera. Più forte deve essere il nostro pregare, il nostro affidarci a Lui. Vegliare che diventa impegno, che diventa testimonianza. Lo ricorda San Paolo, non possiamo tenere per
noi i doni che Lui ha riversato nella nostra vita, ma dobbiamo farli diventare dono per gli altri, farli diventare servizio, annuncio, testimonianza. Impariamo da Maria. In questo ci deve essere da guida. Lei realmente ha saputo stupirsi di fronte all’offerta, alla proposta di Dio, ma ha anche saputo trasformare questo stupore in preghiera, in vita vissuta in pienezza. Affidiamoci a Lei, esperta dell’Avvento.

don Claudio

La nostra comunità ricorda don Italo Spagnolo

E’ mancato ieri sera il salesiano sacerdote don ITALO SPAGNOLO della Comunità Salesiana del San Giovannino.

E’ mancato all’Ospedale Gradenigo di Torino, dove era ricoverato dal 12 novembre per una polmonite bilaterale, dovuta al Covid.

Era giunto in mezzo a noi a San Salvario nel gennaio del 2019 dalla Nigeria, dove dal 1982 svolgeva la sua opera come missionario, per delle cure che doveva fare.

Era nato il 16 maggio 1941 a Trivero (Biella). Salesiano dal 1958 e sacerdote dal 1968.

Molti l’hanno conosciuto per il suo servizio sacerdotale pastorale nelle nostre parrocchie, in particolare al Sacro Cuore di Maria. Sempre molto disponibile, affabile, dolce, ma anche competente e preparato.
Ricordiamolo nella preghiera.

In questo video, girato da qualche mese, don Italo racconta come è nata la sua vocazione e come don Bosco l’abbia inviato in Africa per un nuovo Valdocco africano. Con le lacrime agli occhi ha condiviso uno dei suoi più bei ricordi legati alla nuova missione che aveva aperto in Africa “La cosa più bella che ho vissuto… è vivere Valdocco agli inizi. Don Bosco diceva “con i giovani mi trovo bene”… e con i giovani nigeriani ci si trova ancora meglio!”

 

Grazie don Italo per la tua vita, vera testimonianza cristiana e salesiana!