In questo periodo di isolamento forzato, più volte abbiamo sentito la mancanza delle relazioni con gli altri ma, al tempo stesso, abbiamo dovuto ammettere che la vita prima della pandemia, giorno dopo giorno, ci stava togliendo
l’essenziale, il valore delle vere relazioni, l’amore autentico, l’aria stessa, visto che non avevamo tempo neanche per respirare. Oggi tutti a casa, o quasi, a pensare e ripensare a tutto quello che stavamo perdendo e buttando al
vento. Ma essere tutti a casa per una famiglia mette a nudo la vera capacità che ogni componente ha
di relazionarsi con gli altri, e spesso ne vengono fuori delle belle!!! “Chi ha preso i miei giochi?”, “Domattina voglio il PC alle 9.00”,“Io ho video lezione alle 11.00”,“Chi ha finito la Nutella?”, “Perché non c’è acqua calda in doccia?”, “Mamma e papà stanno sclerando, sparite tutti!”.
Così ci accorgiamo che l’attenzione all’altro, ad iniziare dalle persone più vicine, non sempre è così scontato. Ci accorgiamo come spesso abbiamo bisogno di risanare anche le nostre relazioni, e questo ad iniziare dai piccoli gesti.
Allora questo tempo “bonus” che la pandemia ha regalato allo stare in famiglia può stravolgere le nostre vite, cambiando il rapporto che abbiamo con i nostri cari, e questo ci rovinerà o ci renderà più forti, sia come individui che come famiglie. Sta a noi decidere la strada da prendere.
Ecco perché questo periodo può diventare una grande opportunità. Liberati improvvisamente da programmi troppo fitti di impegni, ci si può ritrovare a parlare e a giocare insieme, approfittando al massimo del tempo a disposizione.
Essere costretti a stare più insieme può essere davvero bello. Il tempo in famiglia non dev’essere necessariamente stressante, e sicuramente non dovrebbe distruggerci. È tutta una questione di atteggiamento; e allora godiamo
di quello che abbiamo a disposizione, finché i bambini non vanno a scuola, finché non riprende il tran tran quotidiano. Senza la fretta di dover arrivare qua e là al mattino, iniziamo la giornata con una buona colazione
insieme, chiacchierando mentre mangiamo. Aiutiamoci nelle occupazioni domestiche, cuciniamo insieme, giochiamo
insieme. E prendiamoci del tempo per pregare in famiglia, così anche la famiglia torna ad essere ciò per cui il buon Dio l’ha creata, e riacquista la sua vera vocazione di essere “Chiesa in miniatura” come l’aveva definita
Giovanni Paolo II nella sua enciclica Familiaris Consortio. Essere cioè Chiesa domestica, origine e base della comunità cristiana, quindi della Chiesa. Ma non solo, anche origine e base di ogni comunità umana, come
sancisce la nostra Costituzione all’art. 29 quando afferma che la famiglia, definita dal Costituente «società naturale fondata sul matrimonio», è la prima e più importante cellula della società che rappresenta il luogo dove l’essere
umano si forma e sviluppa i suoi diritti inviolabili. In famiglia tutti i membri sono corresponsabili gli uni degli altri, vivono in intima comunione fraterna e, come cristiani, si nutrono della Parola e della preghiera e cercano di imitare
la Santa Famiglia di Nazareth seguendone i passi. Riscopriremo che amare così è tutt’altro che normale, per farlo “bisogna essere Santi”. E’ la santità del quotidiano. Allora impegniamoci a essere rivoluzionari di questo amore
piatto ed egoista che spesso caratterizza le nostre vite, e cogliamo questo momento di sofferenza per imparare ad amare meglio tutte le cose, ad iniziare dalla nostra famiglia.
don Claudio