PILLOLA DELLA DOMENICA

C’era una volta un possente taglialegna in cerca di lavoro. Dopo aver girato diverse città, il taglialegna trovò finalmente impiego presso un importante commerciante di legno. L’ottima paga e le eccellenti condizioni di lavoro convinsero il taglialegna a dare il meglio di sé.

Il primo giorno il capo diede al nuovo arrivato un’ascia e gli indicò l’area del bosco dove avrebbe dovuto lavorare. Al termine della giornata, il possente taglialegna frantumò il record degli altri dipendenti, raggiungendo i 18 alberi abbattuti. Il capo si congratulò sinceramente con lui e questo motivò ancor più il taglialegna.

Il secondo giorno il taglialegna lavorò con tutte le sue energie, ma al tramonto gli alberi abbattuti furono 15. Per nulla demoralizzato, il terzo giorno il taglialegna si impegnò con ancora più vigore, ma anche questa volta il numero di alberi calò: 10 unità. Per quanta energia mettesse nel suo lavoro, giorno dopo giorno, il numero di alberi abbattuti continuò a calare inesorabilmente.

Mortificato, il taglialegna sì presentò dal capo scusandosi per lo scarso rendimento. Al che l’esperto commerciante di legno pose al suo dipendente una semplice domanda: “Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?“. Un po’ imbarazzato il taglialegna rispose: “Signore, non ho avuto tempo per affilare la mia ascia, ero troppo impegnato a tagliare gli alberi“.

PAROLA DEL PARROCO

Quanti di voi sono saliti  sul campanile di una delle nostre chiese? Sicuramente non sono salite semplici. Non ci sono ascensori. In alcuni casi le scale rivelano tutti i loro anni e non rispondono di certo alle norme di sicurezza richieste oggi;  in altri occorre anche fare passaggi strani, somiglianti a piccole-grandi scalate, come quando si  tenta di raggiungere una vetta. Però, arrivati in cima, la fatica è presto dimenticata, grazie in primo luogo allo spettacolo del complesso campanario. Vi assicuro che abbiamo tre complessi campanari veramente meritori. I nostri avi sapevano fare le cose per bene! Tuttavia, quello che colpisce sono soprattutto i panorami che si aprono davanti agli occhi. Ultimamente sono salito con alcuni operai sul campanile della chiesa di San Giovanni Evangelista, non c’ero mai stato. Sono salito perché dovevamo controllare dall’alto i tetti dell’Istituto in vista di eventuali lavori futuri, ma da lassù lo sguardo istintivamente si è allargato all’orizzonte. Alla città, ma soprattutto al nostro quartiere, al mio quartiere, San Salvario. È in quel momento che ho ripensato che la stessa esperienza, sensazione, l’ho vissuta in cima ai due campanili delle parrocchie dei Santi Pietro e Paolo Apostoli e del Sacro Cuore di Maria. Mi sono sentito come un bambino che guarda con meraviglia, con stupore, tutto quello che si pone davanti ai suoi occhi. E’ stato come  rivivere e ritrovare le sensazioni dei bimbi: lentezza, stupore, curiosità, passione. I bambini non hanno fretta, guardano con meraviglia, non danno nulla per scontato. E si appassionano. Così guardavo San Salvario. Non avevo molto tempo, ma ho assaporato quegli istanti, forse qualche minuto, come fossero la cosa più preziosa della giornata. Li ho respirati ed il tempo si è dilatato. Perché quando assapori ogni attimo, i minuti diventano ore. In quegli istanti ho provato a guardare con stupore il nostro quartiere. Ormai San Salvario, le sue strade, i suoi angoli, cominciano ad essermi noti. Per me profumano di quotidianità, di casa. Spesso rischiano di essere “cosa ovvia”. In quei momenti ho guardato con curiosità e meraviglia. Chissà quante persone, là sotto, stanno camminando, respirando, lavorando, amando, litigando, soffrendo, studiando, piangendo, scegliendo. Quanta vita là sotto! Quei tetti mi sembravano cosa viva. Non solo un insieme di tetti, ma un luccichio di perle. Non oggetti, ma esistenze bisognose di attenzione, bisognose di cure. Visto così, il quartiere San Salvario stimolava in me la voglia di scendere in fretta per prendermi cura di lui, per mescolarmi con quelle vite, per abbracciarle e dar loro il mio contributo. Pensavo ad Etty Hillesum che, in un campo di concentramento nazista, così scriveva: “La miseria che c’è qui è veramente terribile, eppure la sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce, e questa voce dice: la vita è una cosa splendida, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un frammento di amore e di bontà che bisognerà conquistare in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere”.

È invito. È spinta. È esortazione. Devo scendere dal campanile, devo andare per le strade di San Salvario per costruire un mondo nuovo, perché la vita è cosa splendida.

Insieme possiamo offrire frammenti di amore e di bontà.

don Claudio

Questa settimana parliamo di….

Catechesi familiare

È  una proposta di catechesi indirizzata a tutta la famiglia, con cadenza mensile. Nata dal Covid, per trovare nuove forme di catechesi che potessero offrire delle alternative alla catechesi classica

Al Parco del Valentino “Nessuno è straniero”

Nella porzione occupata dal tetto del Padiglione 5, restaurato in occasione delle Olimpiadi invernali, dal 2007 i Salesiani di San Salvario, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, hanno allestito “Spazio anch’io”, luogo dedicato ad intercettare, seguire, aiutare ad emanciparsi, minori, spesso stranieri, non accompagnati.

l Sinulog –  espressione della religiosità filippina

Il Sinulog-Santo Niño Festival è un festival culturale e religioso annuale che è il centro delle celebrazioni cristiane cattoliche del Santo Niño nelle Filippine.

Sul foglietto sono presenti anche tutti gli appuntamenti della settimana!