Movida Spirituale: intervista di Avvenire a don Mauro Mergola
«È sbagliato catalogare i ragazzi, trattarli come oggetti e non provare neppure ad ascoltarli. Tutto nasce dall’incontro e dal dialogo». Don Mauro Mergola, salesiano, da sempre è vicino ai giovani torinesi, anche quelli dello sballo. A San Salvario, nel quartiere al centro della movida cittadina, guida la parrocchia Santi Pietro e Paolo, ma anche l’oratorio omonimo e il San Luigi (il secondo fondato da don Bosco). Ogni settimana incontra centinaia di ragazzi. «Spesso manifestano una forte rabbia, che in realtà nasce da un grande dolore. una sofferenza provata dagli affetti traditi, soprattutto in famiglia, oppure dall’insicurezza e dall’assenza di senso in ciò che fanno. Pensano che il loro futuro sia stato già mangiato e consumato da altri. La realtà della notte è una realtà parallela dove si possono sentire vivi, perché durante la settimana, nella vita quotidiana, semplicemente sopravvivono e stanno a galla».
Lo sballo e la droga diventano un rifugio in cui nascondersi: «La cannabis viene ormai utilizzata con enorme frequenza, per fuggire la realtà o per rincuorarsi prima di qualsiasi prestazione. C’è poca stima di se stessi e una terribile paura pensando al futuro. Con lo sballo si evita di pensare, mentre il divertimento sano dovrebbe ricaricarci per affrontare la vita con energia e non distruggerci».
La responsabilità, secondo don Mergola, non può essere completamente addossata ai giovani. Il mondo degli adulti sta abdicando al suo ruolo di educatore, alla capacità di dire dei “no” e dare regole, forse perché ne è ormai incapace: «C’è un alto tasso di crisi di panico e di ansia, sia nei genitori sia nei figli. Paura di affrontare qualsiasi situazione complicata, incapacità di gestire conflitti con le altre persone. Si pensa solo ad andare via o si cade nella violenza, fisica o verbale. È normale che a 15 anni ci siano conflitti con la famiglia, ma non c’è più il tempo, la voglia e la capacità di provare a superarli insieme».
Nell’ottica del consumo finisce anche la sessualità, con adolescenti che si vantano del numero di partner occasionali. Per provare a rispondere a questa “assenza di senso”, dal marzo 2013 don Mergola ogni sabato notte lascia la chiesa aperta fino a tardi, con le porte spalancate per chiunque abbia bisogno di ascolto. «Sul sagrato – conclude – teniamo i calciobalilla, proprio come avrebbe fatto don Bosco. Noi non vogliamo etichettare i giovani e, se i locali notturni li accolgono per i loro portafogli, noi lo facciamo perché sono persone. Si diventa credibili solo stando con loro, ascoltandoli, rispondendo alle domande che fanno».
Articolo di Danilo Poggio tratto da Avvenire 30 gennaio 2019