Notizie dalle Parrocchie: “Volete farmi felice? Leggete la Bibbia”

Celebriamo  la prima Domenica della Parola di Dio, istituita da Papa Francesco con la Lettera apostolica “Aperuit Illis“, pubblicata il 30 settembre 2019, per accrescere nei credenti la familiarità con le Sacre Scritture. Infatti la Bibbia, il Vangelo, indicano ai cristiani la strada da seguire. È il motivo per cui sono definiti “vivi”, capaci di parlare all’uomo di ogni tempo per dare indirizzo alla propria esistenza, personale e comunitaria.

Insomma, a tutti viene affidata la Sacra Scrittura per indicare l’attenzione che siamo chiamati a porre alla Parola di Dio, perché non rimanga un libro nelle nostre mani, ma diventi piuttosto una provocazione continua perché sia di preghiera, lettura, meditazione e studio. Questa Domenica, vuole provocare i cristiani tutti a non porre la Bibbia come uno dei tanti libri nello scaffale di casa, forse riempiti di polvere, ma uno strumento che risvegli la nostra fede.

Mahatma Gandhi, che non era cristiano, una volta disse: «A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più».

Domandiamoci allora: «Cosa teniamo in mano? Un capolavoro letterario? Una raccolta di antiche e belle storie?».  In tal caso, dovremmo dire ai molti cristiani che si fanno incarcerare e torturare per la Bibbia: «Davvero stolti e poco avveduti siete stati: è solo un’opera letteraria!».

No, è la Parola di Dio, la luce venuta nel mondo che mai più sarà spenta. Papa Francesco nella  esortazione apostolica Evangelii gaudium ha scritto: «Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente “Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso”. Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata» (n. 175).

Abbiamo dunque tra le mani qualcosa di divino: un libro come fuoco, un libro nel quale Dio parla. Ricordiamocelo: la Bibbia non è fatta per essere messa su uno scaffale, piuttosto è fatta per essere tenuta in mano, per essere letta spesso, ogni giorno, sia da soli sia in compagnia. Perché non lo facciamo? Ad iniziare dalle nostre famiglie. Perché pensiamo che sia perdere tempo? Oppure perché abbiamo paura di apparire ridicoli di fronte agli altri?

Leggiamola con attenzione. Non rimaniamo in superficie, come si fa con un fumetto! La Parola di Dio non la si può semplicemente scorrere con lo sguardo! Domandiamoci: «Cosa dice questo al mio cuore, alla mia vita? Attraverso queste parole, Dio mi sta parlando? Cosa devo fare?». Solo così la Parola di Dio potrà dispiegare tutta la sua forza; solo così la nostra vita potrà trasformarsi, diventando piena e bella.

Voglio concludere con un invito fatto da papa Francesco ai giovani nell’introduzione di una edizione della Bibbia. «Volete farmi felice? Leggete la Bibbia! ».

E’ anche il mio augurio, ma prima di farlo a voi, lo faccio a me stesso.

 

don Claudio

 

 

 

Notizie dalle Parrocchie: “io abbozzo, voi stenderete i colori”

E’ lo slogan scelto per la festa di don Bosco, che celebreremo in modo solenne domenica 2 febbraio e che avrà al centro la Messa solenne nella chiesa San Giovanni Evangelista, chiesa voluta e realizzata da don Bosco, ma anche luogo in cui ebbe inizio la storia di don Bosco a San Salvario.

Era infatti l’8 dicembre del 1847 quando un gruppo di ragazzi, guidati dal teologo Borel, sfidando allegramente la fitta neve che cadeva, partiva da Valdocco alla volta di Porta Nuova, per dare inizio al nuovo oratorio San Luigi. Si realizzava così il desiderio di don Bosco di realizzare anche qui, a San Salvario, un nuovo oratorio, dopo Valdocco, per offrire uno spazio ai molti giovani immigrati, spesso orfani, che lo avevano loro stessi condotto a vedere i luoghi in cui vivevano e lavoravano.  All’oratorio seguì la costruzione della chiesa San Giovanni Evangelista (1878-1882) e quindi della scuola in via Madama Cristina 1, oggi collegio universitario. Ma la presenza di don Bosco non finisce in questo angolo di San Salvario;  tutto il quartiere ha visto protagonista don Bosco e i suoi salesiani. In particolare l’oratorio dei Santi Pietro e Paolo (in origine si chiamava di san Giuseppe) è stato frequentato, animato e gestito da don Bosco e i suoi salesiani, oratorio fondato nel 1859 dal Cav. Carlo Occelletti nella casa di sua proprietà in San Salvario, sotto la parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo.

Già dal 1963 il Cavaliere, che era intimo amico di don Bosco, lo invitava ad aiutarlo inviando i suoi preti e religiosi, insieme ai ragazzi, per animarlo. Presenza salesiana che continuò ininterrotta fino al 1926. Erano gli inizi di opere educative importanti ma anche della vita del quartiere, che vedevano protagoniste proprio il santo dei giovani.  Allora quella frase scelta come slogan diventa un richiamo a non dimenticare ma soprattutto a continuare il suo sogno per San Salvario.

Slogan tratto da un dialogo interessante avvenuto tra don Bosco, ormai anziano, e un altro sacerdote, don Barberis. Don Bosco, dopo avergli chiesto se continuerà ad essergli amico e ad aiutarlo, continua con queste parole: “Voi compirete l’opera, che io incomincioio abbozzo, voi stenderete i colori”.

E davanti alla paura di don Barberis di rovinare la sua opera, prosegue: “Ecco: adesso io faccio la brutta copia della Congregazione e lascerò a coloro che mi vengono dopo di fare poi la bella. Ora c’è il germe…

Mi piace pensare a queste parole come invito ad ognuno di noi, nel contesto in cui si trova, nel ruolo che occupa, che sia ragazzo o genitore, adulto o anziano, affinché possa dare la propria pennellata al nostro vivere insieme, il proprio contributo originale all’opera iniziata da Don Bosco;  essere presenza viva in tutto San Salvario, e vivere nella comunità la sua identità di genitore, nonno, animatore o educatore, giovane o ragazzo, prete o suora, con la consapevolezza che solo insieme possiamo rendere nuovo e attuale il «disegno di amore e di salvezza» di don Bosco per i giovani, che continua ad essere un sogno valido per tutti.

Si tratta di avere uno sguardo attento, positivo e costruttivo, capace, come dice Papa Francesco, di «individuare percorsi dove altri vedono solo muri, per riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli. Così è lo sguardo di Dio Padre, capace di valorizzare ed alimentare i germi di bene seminati nel cuore dei giovani» e delle persone che abitano il quartiere.

A tutti, dunque, un augurio che si fa impegno e responsabilità condivisa: stendere i colori sul prezioso abbozzo iniziato dal cuore di don Bosco!

 

don Claudio

 

 

 

 

Festa di don Bosco: 2 febbraio 2020

La comunità si sta preparando a festeggiare colui che nel 1847 ha dato vita all’Oratorio della Casa San Giovanni Evangelista…don Bosco! Il 31 dicembre è nato in cielo e da allora continua a guidare i nostri passi. Desideriamo quindi ringraziarlo festeggiando tutti insieme il 2 febbraio 2020.
La festa inizierà alle ore 10,30. con la celebrazione della S.Messa nella chiesa di San Giovanni Evangelista (Corso Vittorio Emanuele II, 15, 10125 Torino TO)
Al termine ci sposteremo nel cortile di via Madama 1 per la foto di gruppo. Nel cortile verranno allestiti, dai membri della comunità, un buffet e un percorso interattivo, con attività, foto e altre sorprese, che ci porterà in viaggio tra passato, presente e futuro della Casa Salesiana all’insegna della frase di don Bosco “Voi compirete l’opera che io incomincio: io abbozzo, voi stenderete i colori”
A seguire, su prenotazione, si potrà partecipare alle ore 13,00 al pranzo della comunità con la possibilità di scegliere tra 2 menù (polenta e spezzatino o pasta e arrosto)
Nel pomeriggio tombolata e giochi per grandi e piccini.
Per info e iscrizioni dai referenti dei gruppi o 3387257105 – oratorio@sanluigitorino.org

Auxilium: Un weekend di nuovo insieme

Nel weekend del battesimo del Signore (11 – 12 gennaio) la squadra juniores dell’Auxilium San Luigi Torino, appartenente all’associazione sportiva dilettantistica dell’oratorio San Luigi e dell’oratorio del Santi Pietro e Paolo, sita nel quartiere San Salvario di Torino è stata ospitata presso l’oratorio Salesiano Don Bosco di Cuneo, il cui direttore è il parroco don Mauro Mergola recentemente insediatosi e proveniente proprio dallo stesso complesso ecclesiastico Torinese.
Nella giornata di sabato, dopo il trasferimento in treno da Torino a Cuneo, la squadra ha visitato il complesso religioso cuneese e nel pomeriggio ha svolto una partita amichevole di allenamento con la squadra della struttura ospitante.
Il team che ha giocato in casa, dopo aver subito un risultato parziale negativo nel primo tempo, é poi riuscita a recuperare ed ad ottenere un risultato finale positivo a suo favore; la partita è stata condotta con spirito agonistico ma rispettoso sia nei confronti dell’avversario che del direttore di gara.
La serata é poi proseguita alternando momenti di riflessione a giochi di gruppo, una cena in pizzeria e una passeggiata per il centro cittadino.
Nella giornata di domenica la squadra ha partecipato alla messa per il battesimo, un pranzo preparato presso le ospitali strutture e con le indicazioni del gradevole personale volontario dell’oratorio ed un altro momento di riflessione da cui sono emersi i seguenti punti:
– il piacere di aver passato due giorni con i propri amici;
– essersi divertiti sia durante il gioco che nello stare assieme al gruppo;
– consapevolezza nell’aver rafforzato l’unione con il gruppo, riconoscendo alcuni di aver aderito all’iniziativa per obbligo morale ma che poi sono stati molto contenti per aver partecipato;
– constatare la presenza di tanti bambini felici all’interno dell’oratorio, luogo riscontrato un posto molto accogliente ed ospitale;
– nei confronti di don Mauro: il piacere di re-incontrarsi e la sua soddisfazione nel constatare che i ragazzi stanno crescendo bene nel fare cose buone insieme.
Nel primo pomeriggio la squadra ha salutato il parroco con la promessa reciproca di volersi rivedere presto.

a cura di Andrea Massa

Notizie dalle Parrocchie: i “NOSTRI” figli

Oggi, festa del Battesimo di Gesù, siamo invitati a pensare al giorno del nostro Battesimo. Giorno in cui ringraziare per questo dono. Ma anche occasione per riaffermare la nostra adesione a Gesù, con l’impegno di vivere da cristiani, membri della Chiesa e di una umanità nuova, in cui tutti sono fratelli. Il Battesimo si riceve una volta sola, ma va testimoniato tutti i giorni, perché è vita nuova da condividere e luce da comunicare, specialmente a quanti vivono in condizioni non degne dell’uomo e camminano su sentieri tenebrosi.

Ma oggi è anche giorno in cui pensare, come genitori, nonni, comunità, ai più piccoli, ai nostri figli. Il Battesimo è il momento in cui li accogliamo nella Comunità, in cui gli diciamo “D’ora in poi questa è anche casa tua!”. E’ un impegno che coinvolge non solo i genitori, ma anche ogni membro della comunità. Noi questo lo sottolineeremo e lo ricorderemo “celebrando la festa dei battesimi” in cui, mentre saremo invitati a riscoprire il nostro battesimo,metteremo loro al centro.

Ma oggi è anche il giorno per riscoprire come i figli non sono “proprietà” di mamma e papà ma dono di Dio, che arricchisce e al contempo  impegna una famiglia.

A commento di questo prendo a prestito un brano tratto da “Il profeta” di Kahlil Gibran. Si intitola: Sui figli.

… Una donna che reggeva un bambino al seno disse:

“Parlaci dei Figli”.

E lui disse:

“ I vostri figli non sono figli vostri.

Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.

Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.

Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: la vita procede e non s’attarda sul passato.

Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.

L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco”.

Questo brano, di questo poeta cristiano-maronita libanese, ci aiuta a riflettere su un concetto: i figli sono un dono di Dio! Dono prezioso, dato in custodia ai genitori, ma anche alla comunità in cui sono inseriti, affinché operino per il meglio così da poterli lasciare, un giorno, liberi alla vita.

Davanti a queste creature frutto dell’amore, è facile soffermarsi a fare progetti, ad immaginare il loro futuro per come noi lo vorremmo; ma il personale progetto di vita è già presente dentro di loro ed è esattamente quello che Dio ha previsto per ciascuno.

Ricordiamocelo,  l’arco siete voi, genitori, siamo noi, comunità; le frecce sono i figli, sono loro che devono fare centro nella vita. Ma soprattutto ricordiamoci che l’arciere è Dio, è Lui che conosce il bersaglio, è Lui che da sempre sogna in grande per loro, non sostituiamo il nostro sogno con quello di Dio, ma assecondiamo il sogno di Dio è il regalo più bello che possiamo fare a loro.

 

don Claudio

 

La cosa più importante che un uomo può fare per i suoi figli, è amare la loro madre. (Hensburgh)