Il Sacro Cuore di Maria e l’architettura neogotica nel cuore di San Salvario

La Chiesa del Sacro Cuore di Maria, in stile neogotico, si trova tra le vie Morgari e Belfiore, al centro geografico del quartiere di San Salvario, conosciuto per la variegata presenza di associazioni e iniziative multiculturali. La parrocchia occupa il lato nord dell’aiuola Donatello, luogo di incontro e di scambio di diverse realtà: la Casa del Quartiere ospitata nell’edificio degli ex bagni pubblici e luogo di ritrovo di varie associazioni del quartiere; la casa Morgari, di proprietà della parrocchia, è sede operativa della Caritas diocesana.

La descrizione

La pianta della Chiesa si sviluppa mediante un modulo ottagonale che si ripete longitudinalmente tre volte, affiancato da una serie di cappelle a base esagonale estradossate e si conclude con una zona presbiteriale circolare. L’interno è scandito lungo la navata da pilastri polistili che sostengono le volte. Quattro pilastri, di cui due formano l’arco trionfale, costituiscono gli elementi portanti del tamburo della cupola e unitamente ad altri 6 pilastri di minori dimensioni collegati da archi a tutto sesto, separano l’area del presbiterio con l’altare maggiore dall’ambulacro circostante. Al di sopra dell’ambulacro con un loggiato o matroneo con finestrature a doppio ordine di colonnine e rosoni nella parte centrale del loggiato è collocato il grande organo.

La complessa volta che copre ognuna delle tre campate della navata è costituita dall’unione di una volta a stella a base quadrata e due porzioni di volta ad ombrello a base ottagonale, che a sua volta si divide in tre “spicchi” per parte che si impostano su colonnine. La decorazione dell’interno adotta il colore verde per le volte e le pareti in accordo con l’impiego del Marmo verde Roja e motivi dorati. Le finestre sono adorne di vetrate illustranti le Litanie lauretane e la vita della Vergine.

Opere di valore storico artistico

Il rosone disegnato nel settembre del 1896 da Paolo Gaidano, professore dell’accademia di Torino, ed eseguito dal professore Francesco Moretti di Perugia, caposcuola dei dipinti su vetro è presentato nel 1898 all’esposizione di arte sacra di Torino. Distrutto nei bombardamenti è stato ricostitruito sullo stesso disegno del Gaidano.

Concerto di 10 campane e campanone: il Campanile ospita 10 campane realizzate dalla ditta Mazzola nel 1895.

Cappella del Fonte battesimale con tela del battesimo di Gesù al fiume Giordano, opera di Luigi Onetti che sostituisce una tela da andata distrutta ma di analogo soggetto del Gaidano.

Cappella di Santa Bernadetta

Cappella di San Giuseppe: altare originariamente in forma di trittico che accoglie oggi, nella porzione centrale, una statua di San Giuseppe con Bambino Gesù. Ospitava un quadro di Luigi Morgari a sfondo oro, fatto in forma di trittico, nella cui parte centrale era posto San Giuseppe avante ai lati Pio IX e Leone XIII.

Altare maggiore: realizzato in marmo chiaro con trafori a logge e rosoni, ornato di colonnine e decorazioni a gigli. Danneggiato già nel primo bombardamento e tempestivamente ricostruito con alcuni elementi originari, tra cui la porticina del tabernacolo del Gaidano raffigurante la resurrezione di Cristo. La statua della Vergine, posta sopra l’altare maggiore ed eseguita a Carrara, era opera di Davide Calandra; distrutta nei bombardamenti è rifatta da Edoardo Rubino nelle forme e dimensioni originali.

Organo: costruito da Carlo Vegezzi Bossi e posto in opera nel maggio 1898, risultò a quel tempo uno dei più grandi d’Italia, ampliato fino alla seconda guerra mondiale quando subi i bombardamenti, in parte recuperato. L’organo attuale è del 1965.

Cappella con tela raffigurante l’Ultima Cena: attribuita alla scuola del Moncalvo, risalente al XVII secolo.

Cappella del Cristo Risorto: opera del Ceppi, in marmo con sottili colonnine tortili e sculture. Tela raffigurante l’apparizione di Gesù a Santa Maria Maddalena, opera di Luigi Onetti, che sostituisce una tela di Paolo Gaidano andata distrutta e raffigurante San Guglielmo.

Cappella del Crocifisso con tabernacolo della custodia eucaristica, opera di Carlo Ceppi e di Pietro Canonica, con mensa in marmo bianco con un medaglione in bassorilievo raffigurante “Il Pellicano”,  simbolo del sacrificio del Cristo. Il Crocifisso, due volte premiato all’Esposizione Internazionale di Parigi, venne distrutto nei bombardamenti. La mensa è stata ricostruita nella forma e dimensioni originarie del Ceppi, mentre l’opera del Canonica è stata sostituita da un Crocifisso ligneo policromo di pregevole fattura di ignoto maestro piemontese.

La planimetria della Chiesa

All’esterno la facciata principale è dominata dal grande arco centrale, che inquadra nella parte inferiore due portali di ingresso e nella parte superiore il rosone a cinque petali ed è circondata da una serie di aperture minori quadrilobate, e nella parte inferiore da una serie di settefinestre ad arco trilobato. La particolare forma lobata del rosone si ripete come motivo fondamentale nelle aperture dei lati lunghi e del tamburo. La grande vetrata del rosone raffigura l’assunzione della Madonna in cielo. Ai lati dei due campanili a pianta quadrata disposta diagonalmente, arricchiti da fasci di colonnine che partendo dall’alto zoccolo in pietra terminano in mensole con statue dei profeti, sormontate da una cuspide. Su ciascun lato del campanile aggettano, nella parte superiore, logge semicircolari aperte con trifore sormontate da un traforo che riprende il motivo della rosa a sei petali. I campanili terminano con una copertura a cuspide, ornata nella sommità da mazzo di gigli e rose di rame dorato. La decorazione esterna bianca circonda tutta il tempio con ornati di gigli e rose unitamente a versetti del “Magnificat” scritti a grossi caratteri.